Wall Street in balia dell’umore delle Mega Cap tech: ecco quanto Apple, Microsoft e Google indirizzano le sorti di Nasdaq e S&P500

Indicazioni non confortanti quelle arrivate ieri dalle prime due big tech statunitensi si riscontri del terzo trimestre dell’anno. I riscontri snocciolati da Alphabet e Microsoft hanno deluso gli investitori e oggi i due titoli dovrebbero pagare dazio, condizionando non poco l’umore di Wall Street. Indicazioni deludenti anche da Texas Instrument. Oggi sarà la volta di Meta e Twitter seguite domani da Apple e Amazon, rispettivamente 1a e 3a società come capitalizzazione di mercato.
Inciampano Alphabet e Microsoft
Alphabet ha segnato -6,7% nell’after hours dopo i conti che hanno deluso sia a livello di utili che di fatturato. Il colosso dei motori di ricerca ha inoltre comunicato la decisione di rallentare la crescita delle assunzioni. La crescita del fatturato di Alphabet si è indebolita dal ritmo pari a +41% dello stesso periodo dell’anno precedente al ritmo di appena +6%; escludendo il periodo della pandemia Covid, il fatturato della Big Tech è cresciuto al ritmo più basso dal 2013. A pesare sono stati i minori ricavi da Youtube. Le entrate dal servizio cloud hanno invece battuto il consenso di mercato.
Oltre -6% nell’after hours anche per Microsoft che ha battuto le attese a livello di utile, ma a deludere gli investitori è stato l’outlook per il trimestre in corso con ricavi attesi nell’ordine di 52,25-53,35 Mld$ vs consenso pari a oltre 56 Mld$. Oltre le attese invece l’utile per azione del trimestre appena chiuso che si è attestato a $2,35, meglio dei $2,30 per azione attesi dagli analisti intervistati da Refinitiv. Il fatturato è stato pari a $50,12 miliardi, meglio dei $49,61 miliardi previsti.
Big Tech dettano ritmo a tutta Wall Street
Microsoft e Alphabet, rispettivamente seconda e terza più grande società USA per capitalizzazione, pari ad un totale di $3,235 trilioni, il cui peso combinato sull’indice S&P 500 è quasi il 9,4% e circa il 17,4% sul Nasdaq 100.
Ancora più probante sarà il test con i conti di Apple in arrivo domani, che da sola conta per il 13,81% sul Nasdaq e del 7,07% sull’S&P 500. Lo stesso giorno diffonderà i numeri del 3° trimestre Amazon.com che è la quarta forza di Wall Street con una market cap di 1,23 mld $ e un peso del 7,02% sul Nasdaq.
Borsa Usa e il rally del ‘tanto peggio, tanto meglio’
Wall Street che nelle ultime sedute aveva recuperato terreno, con l’S&P 500 risalito di oltre l’8% dai minimi del 12 ottobre, sotto la spinta proprio dei tecnologici. Ad alimentare il rally nelle ultime sedute è stata principalmente l’attesa di una Fed meno aggressiva in futuro nell’alzare i tassi.
Come rimarcano gli esperti di MPS Capital Services, ieri è andato in scena il “tanto peggio, tanto meglio” dettato da una serie di dati macro deludenti giunti dagli USA che ha rinforzato l’idea che la Fed possa rallentare il ritmo dei rialzi dopo la riunione di novembre. “Il calo della fiducia dei consumatori e, non da ultimo, dei prezzi delle case statunitensi sostengono la narrativa “i dati cattivi sono dati buoni” per un percorso meno falco da parte della Fed, sebbene probabilmente prima si dovrà assistere ad un maggior rallentamento sul mercato del lavoro così come sull’inflazione per poter confermare tale cambio di percorso”, commenta Gabriel Debach, market analyst di eToro.
I prezzi delle case (indice Case Shiller) hanno registrato il calo mensile maggiore da marzo 2009 così come è scesa più delle attese anche la fiducia dei consumatori, con al suo interno segnali di peggioramento della componente occupazionale (c.d. labor differential). Oltre al rally dei mercati azionari, i due dati hanno portato ad un indebolimento del dollaro ed un calo dei rendimenti governativi che si è manifestato principalmente sulla parte lunga della curva. “Tuttavia – precisa MPS Capital Services – se si guarda ai tassi di mercato monetario, le attese sui rialzi Fed impliciti negli OIS si sono mossi in misura marginale, a segnalare una certa diffidenza sulla possibilità che la Fed possa modificare il proprio atteggiamento in base a questi dati. Anche perché il ritardo temporale con cui il calo dei prezzi immobiliari si trasferisce sull’inflazione da shelter (costi delle abitazioni) è tipicamente circa 12 mesi.