Su Wall Street il ‘bull crash’ maggiore di sempre, gli investitori vanno all-in su Borse Ue e titoli banche

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Brusca inversione di marcia del sentiment degli investitori che voltano le spalle a Wall Street. Dall’ultimo sondaggio mensile tra gli investitori condotto da BofA Global Research emerge anche il più grande balzo delle allocazioni in liquidità da marzo 2020.
Addio all’eccezionalismo statunitense
A marzo l’allocazione verso le azioni statunitensi ha registrato il calo maggiore di sempre a marzo complice un mix di fattori tra cui le preoccupazioni per la stagflazione, le guerre commerciali e la fine dell’eccezionalismo degli Stati Uniti che hanno provocato un “bull crash” del sentiment, secondo il sondaggio che BofA Global Research ha condotto a marzo tra 171 gestori con 426 miliardi di dollari di asset under management. Le aspettative di crescita economica globale hanno registrato il secondo calo più grande mai registrato. Le aspettative di crescita globale sono infatti crollate al -44% a marzo dal -2% di febbraio.
Tra i timori che serpeggiano di più tra gli investitori spicca quello di una stagflazione, con ben il 71% degli intervistati che prevede una crescita inferiore al trend e un’inflazione superiore al trend nei prossimi 12 mesi.
L’allocazione in liquidità è invece schizzata al 4,1% dal 3,5%, ponendo fine a un “segnale di vendita” innescato a dicembre, con la velocità della flessione del sentiment “coerente con la fine della correzione azionaria”, ha rimarcato BofA. Le allocazioni obbligazionarie rimangono nettamente sottopesate del 13%, indicando che gli investitori devono ancora passare al reddito fisso nonostante l’aumento dei livelli di liquidità.
Europa nuovo eldorado e l’inversione a U delle attese con Trump 2.0
Allo stesso tempo, l’indagine BofA di marzo evidenzia un travaso dell’allocazione verso i titoli della zona euro, il dato più alto da luglio 2021, con le maggiori preferenze che sono andate verso il settore bancario. I gestori di fondi sono ora nettamente sovrappesati del 39% sulle azioni dell’Eurozona, il livello più alto da luglio 2021.
Quando Donald Trump è diventato presidente inizialmente si valutò che l’economia ed il mercato azionario statunitense avrebbero beneficiato da politiche di riduzione delle tasse e deregolamentazione, mentre i dazi avrebbero influito negativamente sui grandi esportatori, come ad esempio l’Europa e la Cina. Tutto ciò, anche alla luce della stagnazione dell’economia europea e delle difficoltà anche della Cina, gli analisti vedevano le azioni e l’economia statunitense in pole position per continuare a sovraperformare.
Invece sta succedendo l’esatto contrario. Le azioni statunitensi in forte affanno, con il Nasdaq e brevemente lo è stato anche l’S&P 500 in territorio di correzione (ossia il 10% sotto i massimi). Al contrario, i titoli azionari cinesi ed europei in spolvero.
In Europa spicca la svolta del bazooka fiscale tedesco. “La Germania sta pianificando un drastico cambiamento della politica fiscale che, se attuato, ciò aumenterebbe la crescita nel medio termine. I cambiamenti radicali nella politica statunitense stanno invece generando grande incertezza a livello nazionale e la nuova amministrazione ha chiarito di essere disposta a tollerare una temporanea debolezza dell’economia e dei mercati per perseguire i propri obiettivi a lungo termine.”, spiega Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments.
Wall Street ha perso il tocco magico
L’era dell’eccezionalismo statunitense è quindi giunta al termine? “Effettivamente – asserisce Bell – gli investitori hanno investito molto negli Stati Uniti e il divario di valutazione con gli altri mercati è diventato eccessivo”. Nel quarto trimestre del 2024, l’Europa ha generato utili ben al di sopra delle aspettative e le prospettive economiche della Germania sono notevolmente migliorate. La politica cinese è diventata progressivamente più favorevole al mercato.
“È innegabile che sono in atto grandi cambiamenti di lungo termine. Le turbolenze tariffarie rappresentano un deterrente per il commercio e gli investimenti. L’Europa sembra stia muovendo i primi passi per diventare più autosufficiente in materia di difesa, mentre il vecchio ordine continua ad essere sottoposto a sconvolgimenti”, conclude Bell.
Ma Blackrock mantiene il sovrappeso, ecco perchè
Sui rischi per l’economia Usa, Blackrock ammette che i mercati dubitano della crescita e della forza azionaria degli Stati Uniti “eppure le condizioni economiche non segnalano una recessione, ma una prolungata incertezza politica può danneggiare la crescita. E il settore tecnologico ha ancora la crescita più forte prevista per il 2025. Rimaniamo sovrappesati sulle azioni statunitensi, poiché l’incertezza politica dovrebbe attenuarsi su un orizzonte compreso tra sei e 12 mesi”, taglia corto il colosso dell’asset management.