Notizie Notizie Mondo Tassi Fed: verso nuova pausa tagli. Attesa per stime, dots e Powell nell’era Trump 2.0

Tassi Fed: verso nuova pausa tagli. Attesa per stime, dots e Powell nell’era Trump 2.0

18 Marzo 2025 10:16

Settimana affollata di annunci da parte delle banche centrali, con la Bank of Japan, la Bank of England  in prima fila ma anche con le riunioni dell’istituto centrale brasiliano, svedese e svizzero in calendario nei prossimi giorni.

Tra gli appuntamenti più attesi della settimana c’è, però, il meeting della Federal Reserve (Fed), con la due giorni di incontri del FOMC che prenderà il via oggi e culminerà mercoledì sera con l’annuncio sulla decisione dei tassi d’interesse. Fed che dovrebbe mantenere i tassi fermi per la seconda riunione consecutiva ed annunciare i dot plot, con le nuove prospettive per i tassi nel corso del 2025. In un contesto le politiche del presidente Trump (in particolar modo quelle commerciali) stanno influenzando le prospettive di crescita e probabilmente spingeranno la banca centrale Usa a intervenire sui tassi nella seconda metà del 2025.

Tassi, dot plot e le parole di Powell

Che la Fed non abbia fretta di alzare i tassi è stato ribadito più volte e in più occasioni dal presidente Jerome Powell. Un messaggio chiave con cui si presenta anche nel meeting di domani 19 marzo durante il quale il mercato si attende che la Federal Reserve mantenga i tassi invariati, lasciando il target dei Fed funds nel range 4,25%-4,50% per la seconda riunione consecutiva.

Una view condivisa dal mercato e anche dal global credit team di Algebris Investments, secondo cui Fed manterrà i tassi invariati al 4,5% e continuerà probabilmente a indicare due tagli dei tassi previsti nel 2025 nel dot plot. Secondo gli esperti è poi probabile che la sintesi delle proiezioni economiche mostri aspettative di un’inflazione più alta ma una crescita più bassa, a causa delle erratiche politiche tariffarie di Trump.

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Fattore Trump

Lo scenario è però mutato. All’inizio dell’anno regnava un certo ottimismo, con l’economia che mostrava segnali positivi e con le crescenti aspettative che il presidente Trump avrebbe dato una spinta alla crescita con tagli fiscali e deregulation. Ben presto si è, tuttavia, capito che le priorità di Trump sarebbero andate in un’altra direzione: ovvero verso i tagli alla spesa pubblica e al protezionismo commerciale. Un’incertezza che, come si è ben visto, ha condizionato anche i mercati e in particolar modo Wall Street.

Il sentiment di mercato sull’economia statunitense nel 2025 è cambiato dall’inizio dell’anno, a causa dell’incertezza sulle politiche commerciali e fiscali della nuova amministrazione Trump.  I dati economici Usa si sono raffreddati, mentre l’outlook sulla domanda dei consumatori e sulla fiducia delle imprese è offuscato dalle incertezze legate alle politiche governative. I mercati azionari e del credito statunitensi stanno risentendo di questa imprevedibilità”, commenta Michael Krautzberger, global cio fixed income di Allianz Global Investors, in vista della seconda riunione dell’anno della Fed.

Tra gli annunci attesi c’è l’aggiornamento del summary of economic projections (Sep) trimestrale, il sondaggio delle view dei policy maker sull’economia e sul tasso di policy appropriato.  Secondo Vincent Reinhart, capo economista di BNY Investments, per la prima volta la Fed sarà esplicita su alcune delle conseguenze che si aspetta dalle politiche della Casa Bianca.  “Ci aspettiamo che la crescita economica si sposti un po’ più in basso, che le previsioni sull’inflazione aumentino e che alcuni dei punti che tracciano il tasso di policy appropriato si spostino verso l’alto”, argomenta l’esperto.

Il Fomc ha più volte sottolineato l’importanza di non reagire impulsivamente agli aumenti dei prezzi a breve termine prima di considerare un allentamento più deciso della politica monetaria, al fine di mitigare l’impatto sull’attività economica.

“Le nostre valutazioni sulla politica commerciale tendono a essere più ottimistiche che pessimistiche, ma l’incertezza potrebbe comunque influenzare l’attività economica prima che si manifestino gli effetti concreti dei dazi”, segnala Paolo Zanghieri, senior economist di Generali Investments, indicando, tra i fattori chiave da monitorare nella prossima riunione, la possibilità di una revisione al rialzo della stima del tasso neutro, attualmente fissato al 3%, e l’eventualità che, in linea con quanto emerso dai verbali della riunione di gennaio, il processo di ridimensionamento del bilancio venga sospeso fino a quando non sarà risolta la questione del tetto del debito, prevista per metà maggio.

Il grafico dei puntini

Il “dot plot”, ovvero il grafico  dei puntini che mostra le previsioni dei singoli membri del FOMC sui tassi di fine anno, potrebbe riflettere un messaggio più fermo rispetto a dicembre 2024, riducendo la previsione da due tagli dei tassi a uno solo per il 2025 e il 2026, con il tasso di riferimento previsto al 4,1% entro la fine di quest’anno (in rialzo rispetto al precedente 3,9%) e al 3,9% entro la fine del 2026 (rispetto al 3,4%). A sostenerlo François Rimeu, senior strategist di Crédit Mutuel Asset Management, secondo il quale la Fed dovrebbe quindi normalizzare i tassi a un livello neutrale nel 2027, compreso tra il 3,0% e il 3,50%. Parallelamente, ci aspettiamo che la previsione mediana del tasso di riferimento a lungo termine, che da dicembre 2023 è

Quale atteggiamento sfodererà Powell?

In un intervento di inizio marzo, il presidente della Fed, Jerome Powell, si è mostrato molto prudente, lasciando capire che prima di fare qualsiasi mossa di politica monetaria si andranno a vedere gli effetti combinati delle politiche di Trump (non solo dei dazi).

In vista del meeting di questa settimana Goldman Sachs sottolinea che il Fomc probabilmente ribadirà che non ha fretta di attuare ulteriori tagli dei tassi di interesse e intende mantenere un atteggiamento attendista finché i cambiamenti di politica sotto la nuova amministrazione non diventeranno meno volatili e incerti e le prospettive non saranno più chiare.