Notizie Notizie Mondo Verso il tapering: il mondo è pronto alla prossima mossa della Fed

Verso il tapering: il mondo è pronto alla prossima mossa della Fed

10 Dicembre 2013 08:08
Aumentano le probabilità di un avvio del tapering, la riduzione graduale del piano di stimoli all’economia, da parte della Federal Reserve (Fed) entro questo mese. In questa direzione vanno le indicazioni di Richard Fisher, presidente della Fed di Dallas, secondo cui è giunto il momento di iniziare a ridurre le misure di stimolo. “Per consentire ai mercati di digerire questo cambio di rotta con il minimo stravolgimento dovremmo farlo – ha dichiarato Fisher – con un calendario ben definito e articolato per la riduzione dell’acquisto di bond su un percorso costante fino ad arrivare a zero”. 
E le probabilità di un avvio del tapering aumentano soprattutto di fronte ai robusti dati macroeconomici diffusi di recente negli Stati Uniti. “La revisione al rialzo della crescita del Prodotto interno lordo (Pil) americano nel terzo trimestre al 3,6% annualizzato e i dati sull’Ism manifatturiero e sulla creazione di nuovi posti di lavoro migliori del previsto hanno determinato un rialzo dei tassi e un calo delle borse mondiali” afferma Pierre Olivier Beffy, capo economista di Exane Bnp Paribas sottolineando come “tale reazione non fa che aumentare la probabilità che la Fed avvii il tapering già a dicembre”. 
Il contesto attuale, va ricordato, è abbastanza differente rispetto a maggio quando i mercati registrarono una correzione significativa a seguito dell’annuncio di una possibile riduzione del QE, evento che poi non si è verificato. 
Innanzi tutto, l’economista della banca francese ricorda che la parte a breve termine della curva dei tassi americani non ha subito questa volta significativi spostamenti. I tassi statunitensi a due anni sono, infatti, rimasti allo 0,3%, mentre nel mese di settembre avevano toccato il picco di 0,5%. Inoltre, a differenza di quest’estate, la forward guidance delle Fed e le aspettative di una politica monetaria dovish (accomodante) da parte del nuovo governatore della Fed, Janet Yellen, hanno ridotto le anticipazioni su un eventuale rialzo dei tassi da parte della banca centrale americana rendendo la curva dei tassi americani più ripida. Di conseguenza, dato che la parte a breve della curva dei tassi dovrebbe mantenersi su livelli particolarmente bassi, nei prossimi mesi i  tassi americani a 10 anni dovrebbe restare al 3%.
 
In secondo luogo, questa volta l’Euro ha continuato ad apprezzarsi rispetto al dollaro mentre a maggio si era indebolito. La valuta unica, secondo Exane Bnp Paribas, dovrebbe restare una valuta forte nel breve termine, ma il 2014 sarà l’anno del dollaro con il cambio euro/dollaro che potrebbe arrivare a quota 1,20 entro la fine del prossimo anno. “Riteniamo che la forward guidance abbia dei limiti nel controllare le aspettative su un rialzo dei tassi da parte della Fed e il compito della banca centrale americana sarà ancora più difficile l’anno prossimo, quando l’economia americana ripartirà e quando ci sarà un’ulteriore riduzione del QE – osserva l’economista – Inoltre, tenuto conto del persistente rischio di deflazione nell’Eurozona, i mercati potrebbero aspettarsi che la Bce lanci un QE verso la fine dell’anno. Va comunque detto che nel brevissimo termine non ci sono le condizioni per un deprezzamento dell’Euro rispetto al dollaro”.
 
Infine, il settore privato americano ha dato prova di grande resistenza davanti all’incertezza della situazione fiscale e allo shutdown. Nonostante il tasso di partecipazione sia ancora basso e la domanda privata ancora debole, l’economia a stelle e strisce  molto probabilmente registrerà un’accelerazione nei prossimi mesi. Al riguardo va evidenziato che si osservano i già primi segnali di un incremento della produttività, trend che dovrebbe permettere alle società americane di far fronte all’aumento degli stipendi senza conseguenze sui margini. Alla luce di ciò, l’economia americana sembra abbastanza forte da assorbire le conseguenze di un rialzo dei tassi. 
“Tenuto conto del front end della curva dei tassi americani ancorato su bassi livelli, del livello dei tassi a lungo termine e del buon slancio del settore privato, credo che se la Fed dovesse annunciare l’avvio del tapering a dicembre le conseguenze non sarebbero così gravi come quelle che si sarebbero potute registrare la scorsa estate” conclude Exane.