Vacanze, i soggiorni mordi e fuggi sono la tendenza europea post-crisi
Dopo la crisi, torna la voglia di vacanze nel Vecchio Continente: sono infatti i 2/3 dei cittadini europei a volersi concedere un periodo di riposo nel periodo giugno – settembre 2011. Una percentuale in aumento di 2 punti rispetto al 2010 e che torna quasi ai livelli del 2008, quando ancora non si parlava della crisi.
Sono i dati del barometro Ipsos-EuropAssistance sulle abitudini e tendenze vacanziere degli europei, che evidenziano come ancora una volta siano gli italiani a confermarsi i villeggianti più affezionati. Il 78% degli intervistati del Belpaese partirà, il 7% in più rispetto al 2010.
Questo aumento generale delle intenzioni di partenza è anche legato all’alta percentuale di europei che dichiarano di voler partire più di una volta nel periodo giugno settembre 2011. Un’opzione che, per la prima volta, riguarda ben il 25% del campione, un dato che supera di 4 punti la rilevazione 2010. Nel 2011 i soggiorni di una o due settimane sono quelli maggiormente indicati dal campione: due modalità che tornano ad avvicinarsi con rispettivamente il 36% (+ 1 punto percentuale) e il 39% (- 4 punti percentuali) delle preferenze.
In Italia il 10% delle persone in meno si concederà un soggiorno di due settimane, mentre la tendenza sarà quella di una sola settimana di riposo, opzione indicata dal 40% del campione.
Le vacanze più lunghe sono appannaggio dei francesi con 4 o più settimane a disposizione del 21% degli intervistati, le più brevi quelle degli austriaci con il 15% del campione che partirà per meno di una settimana.
È l’attualità internazionale di questi ultimi mesi – gli eventi in Maghreb e in Medio Oriente – a influenzare maggiormente la scelta dei luoghi di soggiorno. I rischi di attentato, infatti, diventano quest’anno il primo fattore di scelta delle destinazioni (42% degli europei, +5 punti rispetto al 2010), seguiti dal clima (41%, stabile) e dal budget (40%, +1 punto). Gli italiani, con una percentuale del 39% (+4 punti rispetto al 2010) mettono i rischi di attentato solo al terzo posto nei loro criteri di scelta, un valore fra i più bassi d’europa. Il clima resta la principale discriminante indicato da ben il 50% degli intervistati italiani (rispetto al 41% della media europea).