Usa: tasso di disoccupazione scende al 5,3% a giugno, rallenta la crescita delle retribuzioni
Indicazioni contrastanti quelle in arrivo dal mercato del lavoro della prima economia. Secondo i dati diffusi dal Dipartimento del lavoro (in genere vengono pubblicati il primo venerdì del mese ma questa volta è stata fatta un’eccezione in vista delle festività del 4 luglio), il mese scorso il saldo delle buste paga nei settori non agricoli (c.d. non-farm payrolls) è risultato positivo per 223 mila unità, in calo rispetto alle +254 mila unità di maggio.
Scende anche il tasso di disoccupazione, passato dal 5,5 al 5,3 per cento, il livello minore dalla primavera del 2008. La contrazione è perlopiù riconducibile, emerge dalla lettura dei dati, dal calo delle persone alla ricerca attiva di un lavoro (-400 mila). Gli analisti avevano stimato non-farm payrolls di poco sopra le 230 mila unità e un tasso di disoccupazione al 5,4%. I dati relativi le buste paga nei mesi di aprile e maggio sono stati rivisti al ribasso per 60 mila unità complessive.
Nonostante un rallentamento rispetto agli ottimi risultati registrati negli ultimi tre mesi del 2014, quando in media sono stati creati 324 mila nuovi posti di lavoro al mese, l’andamento del mercato del lavoro a stelle e strisce non dovrebbe essere in grado di posticipare il processo di normalizzazione della politica monetaria statunitense. Anche perché nelle ultime settimane indicazioni positive sulla solidità della prima economia sono arrivate dalle spese dei consumatori, dalle vendite al dettaglio e dai prezzi delle abitazioni: quindi, a meno di particolari sorprese, dopo l’estate potremmo assistere al primo incremento del costo del denaro.
“Le colombe della Fed (i membri favorevoli al mantenimento del costo del denaro ai minimi storici, ndr) valuteranno il calo del tasso di disoccupazione come un capriccio statistico rilevando che la diminuzione del tasso di partecipazione (dal 62,9 al 62,6 per cento) rappresenta una motivazione valida per tergiversare sull’incremento dei tassi”, ha commentato Rob Carnell, analista di ING. “Ma -continua l’esperto- la contrazione dell’aggregato U-6 (che al tasso di disoccupazione “classico” aggiunge i lavori scoraggiati, marginali e chi lavora a tempo parziale ma vorrebbe essere impiegato full-time, ndr) dal 10,8 al 10,5% permette una lettura di questi dati in maniera più positiva”.
Particolarmente importante per la Banca centrale, perché direttamente correlato con la dinamica dei prezzi al consumo, è l’andamento delle retribuzioni: il mese scorso la crescita del salario medio oraria è passata dal 2,3 al 2%, nella parte bassa del range 1,9-2,2% che caratterizza questo dato dal 2012 (quando il tasso di disoccupazione si attestava in quota 8 per cento). Pressioni rialziste non arrivano neanche dalle ore lavorate, stabili in quota 34,5.
Inattesa crescita per le nuove richieste di sussidio di disoccupazione
Come di consueto il giovedì è il giorno dell’aggiornamento relativo l’andamento delle nuove richieste di sussidio, salite nella settimana al 27 giugno di 10 mila a 281 mila unità. Gli analisti avevano stimato un dato sostanzialmente in linea con il precedente (270 mila). Si tratta della 17esima settimana consecutiva in cui le nuove richieste di sussidio si attestano sotto la soglia delle 300 mila unità. Le richieste continuative, il totale di persone che ricevono l’assegno, segnano un incremento di 15 mila a 2,26 milioni di unità.