Usa: Bernanke, persistono gli effetti della crisi. Occorrono maggiori controlli anche su banche ombra
Nonostante la fase più acuta della crisi sia passata, persistono gli effetti e i rischi sul sistema finanziario statunitense e per questo la Federal Reserve, la banca centrale Usa, deve approfondire i controlli ed estendere la sua vigilanza anche al cosiddetto sistema bancario ombra, lo “shadow banking”. Questo in sintesi il discorso di Ben Bernake, il governatore della Fed, alla conferenza annuale della Fed di Chicago sul sistema bancario a stelle e strisce.
“Sono passati ormai più di quattro anni dalla fase più intensa della crisi finanziaria, ma i suoi effetti rimangono – ha avvertito Bernanke – La nostra economia non ha ancora pienamente recuperato i posti di lavoro persi durante la recessione che ha accompagnato il collasso finanziario. E il nostro sistema finanziario, nonostante i miglioramenti significativi nel corso degli ultimi quattro anni, continua a lottare con le conseguenze economiche, legali e di reputazione degli eventi del 2007-2009″.
Il numero uno della Fed dunque ha esortato a intensificare i controlli su tutto il sistema finanziario Usa. In primis, il cosiddetto shadow banking, quella parte del settore fatto di mercati e istituzioni che forniscono un’intermediazione finanziaria al di fuori del tradizionale sistema bancario regolamentato. “Questi fondi potrebbero non essere ancora in grado di far fronte a un default”, ha detto Bernanke, precisando però che oggi si tratta di un settore “più piccolo di prima della crisi. Ma è necessario affrontare le restanti vulnerabilità”.
Non solo. Per mantenere la stabilità finanziaria, il controllo dell’istituto si deve estendere anche oltre, monitorando le famiglie e le imprese. “La ricerca ha identificato che la crescita eccessiva del credito e della leva finanziaria nel settore privato non finanziario rappresenta un potenziale indicatore di rischio sistemico”, ha detto Bernanke, durante il suo intervento.
E dopo il suo discorso, Bernanke si sarebbe detto favorevole ad eliminare il principio “too big to fail”, che esclude il fallimento delle banche troppo grandi. “E’ molto importante per la stabilità finanziaria eliminare nel lungo periodo il principio ‘too big to fail'”, avrebbe risposto il numero uno della Fed a un giornalista, aggiungendo che oggi ci sono più possibilità di intervenire sulle grandi banche senza danneggiare l’economia.