Unicredit già prepara il rilancio sul Banco Bpm, ecco di quanto. Spunta ipotesi sponda dei francesi
La via sembra già scritta. Dopo la secca bocciatura del cda di Banco Bpm all’Ops lanciata da Unicredit, l’unica opzione in mano ad Andrea Orcel appare quella di aprire uno spiraglio di dialogo attraverso un’offerta più generosa.
Le barricate di Piazza Meda non fermano Orcel
E’ probabile che l’offerta iniziale di Unicredit, con quel premio impercettibile dello 0,5%, sia stata volutamente poco attraente solo per marcare il territorio e posizionarsi su un bersaglio da tempo nel mirino, stoppando sul nascere il terzo polo a cui Castagna stava lavorando con il benestare del governo Meloni. Adesso l’apertura del dialogo a cui aspira Orcel rappresenta lo scoglio più difficile, sia con Piazza Meda, ma anche con il governo che ha fatto capire apertamente per bocca del ministro Giorgetti che le modalità di azione di Unicredit non sono piaciute. Anche se nelle ultime 24 ore l’irritazione del governo sembra rientrata con posizioni più “agnostiche” da parte di Fratelli d’Italia, mentre Forza Italia ha esternato con Tajani un sostanziale via libera all’attivismo anche in Italia di Unicredit.
Come detto, il cda di Banco Bpm si è espresso in maniera sfavorevole sull’offerta presentata da Unicredit, puntualizzando che le condizioni previste (con premio implicito dello 0,5% sui prezzi di
venerdì) sono “inusuali per operazioni di questa tipologia” e che “non riflettono adeguatamente la redditività e il potenziale di creazione di valore per gli azionisti”. Inoltre, aspetto di non poco conto, l’offerta di Unicredit condizionerà la flessibilità strategica del Banco a causa della passivity rule.
“La nostra percezione per cui l’offerta presentata da Unicredit rappresenti ad oggi solo un primo step nelle interlocuzioni con gli stakeholder di Banco Bpm”, confermano stamattina gli analisti di Equita.
“Il principale ostacolo per un accordo è la mancanza di un premio», indica Barclays che ha anche calcolato le potenziali eccedenze a livello di filiali, con il 5% dei 5mila sportelli totali da chiudere/cedere per vincoli antitrust.
Prima il Banco, poi Commerz
L’assalto a Piazza Meda è oggi la priorità anche a livello di tempi per Unicredit. Con l’operazione Commerzbank in freezer causa anche la campagna elettorale tedesca in corso, Orcel vuole crescere in Italia andando a insidiare il primato di Intesa Sanpaolo.
Entro venti giorni dall’annuncio si dovrà depositare il prospetto dell’Ops in Consob. Il prezzo potrebbe essere ritoccato subito in fase di deposito, così come più avanti (come più probabile). I mesi a disposizione per trovare “il prezzo giusto” sono sostanzialmente meno di quattro, ossia fino all’assemblea straordinaria di Unicredit di aprile chiamata ad approvare l’aumento di capitale al servizio dell’offerta.
Alla ricerca del prezzo giusto e il ruolo dei francesi
Ritocco all’insù, ma di quanto? Almeno a doppia cifra per iniziare a discuterne. Quindi nell’ordine del 10-20%. Un precedente da cui attingere spunto in Italia è quello di Intesa Sanpaolo che nel 2020 alzò del 13% il premio per mettere le mani su Ubi Banca.
Al concambio proposto da Unicredit si valuta Banco, ai prezzi attuali, meno di 6,5 euro per azione. Ben al di sotto dei 7,55 euro di prezzo medio indicato dal consensus Bloomberg per l’istituto milanese. A questo va aggiunta Anima (sotto Opa di Bpm) che gli analisti ancora non incorporano nei loro prezzi obiettivo.
Un prezzo più allettante potrebbe spingere alcuni soci forti del Banco, a partire dal Crédit Agricole (primo azionista con oltre il 9%) a strizzare l’occhio a piazza Gae Aulenti.
I francesi da un lato sono potenziali concorrenti di Orcel per la conquista di Banco Bpm, anche se appare difficile ipotizzare un placet del governo Meloni a un’avanzata straniera su una delle maggiori banche del paese. Dall’altro l’Agricole, come scrive oggi Repubblica, potrebbe inserirsi nell’operazione assicurandosi ad esempio gli sportelli bancari che l’antistrust potrebbe chiedere di cedere (circa 200). E nell’intesa potrebbe entrare anche il credito al consumo di Agos Ducato, al 60% di Agricole e al 40% di Banco Bpm.