UniCredit, Orcel su governo Meloni: ‘mercati esagerati con Italia, cresce più di Italia e Germania e ricchezza famiglie supera 10.000 MLD’
Il numero uno di UniCredit Andrea Orcel conferma di riporre fiducia nelle potenzialità dell’Italia e non vede grandi problemi per il paese dopo le elezioni politiche di domenica 25 settembre. Orcel è intervenuto oggi al 7° Congresso Nazionale Uilca, esprimendo la sua view sui mercati e sull’imminente nuovo governo italiano, che sarà quasi sicuramente guidato da Giorgia Meloni, leader di Fratelli di Italia, il partito premiato più di tutti alle elezioni.
“Un elemento positivo, in parte riconosciuto dal mercato, è che abbiamo una maggioranza chiara e la capacità di formare un governo rapidamente, che era uno dei temi che preoccupava molto“, ha detto il numero uno di Piazza Gae Aulenti, riferendosi al governo di centrodestra, frutto dell’alleanza tra Fratelli d’Italia di Meloni, Lega di Matteo Salvini e Forza Italia di Silvio Berlusconi, che si appresta a sostituire il governo Draghi.
Il ceo di UniCredit ha detto di ritenere anche che, considerati i venti di recessione che stanno soffiando in tutto il mondo, il nuovo governo darà la priorità “all’esecuzione delle riforme, all’attuazione del Pnrr e al sostegno all’economia”.
UniCredit, Orcel critica mercati su Italia
Secondo il numero uno di Piazza Gae Aulenti, la preoccupazione per l’Italia da parte dei mercati sarebbe dunque esagerata. E’ vero che “il mercato è preoccupato per l’impatto recessivo, per l’inflazione, per la guerra, per le problematiche energetiche, però il livello in cui si mette un pochino all’angolo l’Italia secondo me è esagerato“, ha detto nell’intervento al congresso della Uilca.
“Siamo altamente integrati nell’Unione europea – ha ricordato l’AD di UniCredit – e “l’Italia continua a crescere più della Germania e della Francia”.
Orcel: ricchezza famiglie oltre 10.000 miliardi
Certo, ha continuato “abbiamo un debito pubblico molto elevato, che dobbiamo ridurre, e in effetti la direzione é quella, ma si deve mettere nel contesto di una ricchezza delle nostre famiglie che é superiore ai 10 mila miliardi”.
In generale, “gli investitori internazionali hanno aspettative molto negative – ha fatto notare il ceo – Noi ci aspettiamo invece una leggera recessione che verrà meno a fine 2023″. D’altronde “i governi – ha continuato il banchiere- stanno parlando direttamente con l’industria e le banche per varare misure di assorbimento di questi shock che, pur temporanei, dovrebbero aiutare a sostenere l’economia. Altro tema è che vediamo dinamiche economiche finanziarie delle famiglie che sono migliori di quelle che i mercati si aspettavano. Noi diciamo che la recessione ci sarà, magari uno, due o tre trimestri, ma (la crescita poi) rimbalzerà e lo farà per questi fattori”.
Più del caso singolo dell’Italia di Giorgia Meloni, ci sono altre cose che preoccupano Andrea Orcel: “Ci preoccupa di più la geopolitica, le decisioni da prendere sulla guerra potrebbero avere impatti tragici. Se la guerra degenera potremmo avere un impatto economico sociale peggiore di quello che stiamo vedendo; non riteniamo che questo sarà il caso ma non lo possiamo prevedere”.
UniCredit, Orcel su M&A e Mps
Non poteva mancare una precisazione sul percorso che UniCredit intende prendere, anche in termini di M&A, in un momento in cui, con l’imminente governo Meloni, si parla anche della possibilità che l’esecutivo torni a corteggiare Andrea Orcel per convincerlo di nuovo ad accollarsi la patata bollente Mps, che continua a preoccupare i mercati.
“In Europa in questo momento c’è una volatilità molto elevata e questo rende tecnicamente difficile” pensare a operazioni di fusione e di acquisizione (per l’appunto M&A, mergers and acquisitions), ha tenuto a precisare l’AD di Piazza Gae Aulenti.
“C’è moltissimo più valore da generare al nostro interno che facendo acquisizioni – ha precisato inoltre il banchiere – il tema è abbastanza semplice: quando mi hanno nominato amministratore delegato la nostra capitalizzazione di Borsa era 17 milliardi. E noi quotavamo quasi a 20-25% del valore del nostro capitale, quindi di libro. Noi abbiamo moltissimo più valore da generare al nostro interno che facendo acquisizioni. Cioè non siamo al punto dove siamo talmente efficienti, talmente efficaci e la banca sta funzionando talmente bene che per creare più valore devo aggregare. Sono ancora molto lontano da quello, malgrado i progressi che abbiamo fatto tutti insieme. Quindi prima di deragliare o di ritardare o di mettere a rischio la nostra trasformazione con qualunque operazione ci pensiamo molto”. Ci sono anche ostacoli che arrivano dalla regolamentazione, nel caso in cui si tratti di “operazioni oltre frontiera”, concernenti la posizione “della politica e dell’opinione pubblica di quel paese”.
Di fatto, ha spiegato Andrea Orcel, le dinamiche politiche portano ogni paese a voler difendere le proprie banche: di conseguenza, tra le condizioni per un M&A che si confermi vantaggioso, c’è bisogno del sostegno dello Stato.
E “se tutti questi elementi non si allineano fare un’operazione è molto molto difficile”.
Non poteva mancare la domanda su Mps, a cui Orcel ha risposto con le seguenti parole: il Monte dei Paschi di Siena “sta facendo il suo piano di rilancio, sarà presto sul mercato (l’operazione di aumento di capitale dovrebbe partire il prossimo 10 ottobre), non penso sia di attualità”.
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In sintesi, Andrea Orcel ha confermato la fiducia nell’Italia, mettendo in evidenza anche il fattore “ricchezza delle famiglie”: tra quei fattori che rappresenterebbero i punti di forza dell’Italia, che sono stati tra l’altro smontati da Robin Brooks, ex Goldman Sachs.
Al momento numero uno dell’International Institute of Finance, Brooks ha anzi sottolineato che proprio i tanti risparmi delle famiglie potrebbero essere magari tassati, per risolvere la piaga del debito pubblico italiano.
Di UniCredit si è parlato nell’ultimo periodo anche in relazione al fattore Russia: se le altre big del mondo della finanza sono scappate a gambe levate da Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin, avvenuta lo scorso 24 febbraio, altrettanto non ha fatto Piazza Gae Aulenti:
fattore, questo, che ha messo in evidenza l’atteggiamento contrarian del ceo rispetto a molti altri attori del mondo dell’alta finanza.
“Di per sé la Russia finanziariamente sta performando bene e questo non si può dimenticare. Dall’altra parte ci sono valutazioni politiche da cui non si può prescindere: serve insomma un disimpegno progressivo, fatto al meglio, salvaguardando chi lavora là e i nostri clienti”, aveva detto Orcel nel corso di una intervista rilasciata al Sole 24 Ore, agli inizi di luglio.
Del dossier Russia il Ronaldo dei banchieri è tornato a parlare più di recente, quando qualche giorno fa ha dato l’ottima notizia agli azionisti di UniCredit: il miglioramento della guidance per il 2022 e il 2023, che arriverà con la presentazione dei conti del terzo trimestre. (dunque alla fine di ottobre). L’AD è tornato a spiegare le ragioni che stanno alla base della sua strategia, sottolineando che un’uscita affrettata dalla Russia “sarebbe stata una reazione emotiva e anche immorale, in quanto “sarebbe stato un regalo alle persone a cui stai cercando di opporti”.
C’è, inoltre, il fattore dipendenti: “Stiamo cercando di contenere in modo ordinato quello che abbiamo in Russia ed eventualmente un’uscita, ma non deve essere un regalo”, ha rimarcato Orcel, aggiungendo che UniCredit desidera pensare anche al futuro dei suoi dipendenti nel paese, che sono 4.000, e che “sono stati con noi per più di 15 anni”.