Notizie Notizie Italia UniCredit, Mustier a 360°: “Banche, fusioni difficili. Italia, aspettiamo la crescita”

UniCredit, Mustier a 360°: “Banche, fusioni difficili. Italia, aspettiamo la crescita”

1 Luglio 2019 11:01

Le banche europee? «Rispetto a quelle americane devono affrontare tassi negativi e regole più rigorose. Ma nonostante tutto, stanno reagendo bene. La loro sfida sarà trasformarsi perché i clienti stanno cambiando». Mentre le fusioni in Europa «al momento non convengono», la tecnologia avanza. Facebook lancia la sua moneta virtuale e «per noi la priorità è sempre proteggere i nostri clienti». Da oggi Jean Pierre Mustier, ad di Unicredit, è anche il nuovo presidente della Federazione bancaria europea.  Il banchiere francese parla in occasione di una visita al quotidiano torinese La Stampa. E mostra di avere ben presente l’agenda per il prossimo biennio, «ma al di là dei tradizionali temi come la regolamentazione bancaria, la necessità di recuperare competitività, crediamo che il punto centrale per le banche e l’Europa sia attrarre più capitali».

«Alcuni dati, tanto per cominciare. In Europa, nel 2017, i fondi di venture capital, specializzati per finanziare le startup, hanno investito 9,7 miliardi, un decimo rispetto agli Usa e un quinto rispetto all’Asia. In Italia siamo arrivati appena a 126 milioni. Eppure il 70% dei posti di lavoro in Europa è nelle piccole e medie imprese e se vogliamo la crescita, dobbiamo assicurarci che prosperino le pmi. E per lo sviluppo delle pmi, le startup sono fondamentali. Per prima cosa, dunque, dobbiamo far crescere il venture capital in Europa e in Italia. La nuova Commissione europea si dovrebbe concentrare su una “Capital market union” 2.0, con regole che consentano a investitori come i fondi pensione, le assicurazioni, i fondi specializzati, le casse depositi e prestiti dei diversi stati, di puntare anche su asset più rischiosi».

Quello dei capitali è anche un problema delle banche. Come lo si affronta?  «Il settore bancario, fondamentale per il finanziamento alle pmi, appare troppo frammentato. Un fondo che investe in una banca di New York o dello Stato della California, non fa distinzioni: sta mettendo i propri soldi in una banca statunitense. Al contrario quando si investe in Europa si ragiona ancora per singoli Paesi. Come Federazione bancaria europea lavoreremo con la nuova Commissione Ue per far sì che il settore bancario si presenti come un unico comparto europeo. Serve una convergenza del profilo di rischio delle banche, e la Vigilanza Unica in questo può dare grande impulso».

Cosa pensa di Libra, la nuova valuta di Facebook?  «Il primo: Libra è una criptovaluta che si basa su un paniere di valute, a cominciare da euro e dollaro. Ce ne sarà una riserva specifica per garantire Libra? in tal caso, dove sarà conservata? in caso negativo, invece, come si potrà accertare se il valore attribuito sarà appropriato? Secondo: come sarà gestito l’anti-riciclaggio? Come hanno già notato il Financial stability board e alcune banche centrali, le autorità dovranno vigilare su queste nuove realtà e le regole dovranno essere le stesse per tutti».

Come la mettete con i dati?  «I nuovi soggetti non bancari, le cosidette bigtech, potranno, secondo la direttiva Psd2, chiedere dati alle banche ma non potrà accadere il contrario. Io voglio un piano di gioco livellato, reciprocità ».

Servono nuovi consolidamenti bancari in Europa?  «Penso che avremmo bisogno di più banche paneuropee, o di istituti più grandi per aiutare le pmi. Per quanto riguarda Unicredit, non commentiamo le indiscrezioni».

In altre parole, niente fusione con SocGen o Commerzbank? «Sono sempre stato chiaro: il nostro piano è su basi organiche, il management è concentrato sulla sua esecuzione, le fusioni europee sono molto difficili e il nuovo piano sarà in continuità con il precedente, con l’obiettivo di portare valore agli azionisti».

Dopo Fineco, siete pronti all’uscita da Mediobanca? «È un investimento finanziario. Allo scioglimento del vecchio patto l’anno scorso avevamo proposto un patto più vincolante per proteggere la banca e le sue controllate, Generali in primis. I soci italiani non hanno voluto. C’est la vie. La banca è ben gestita, spero che il prezzo salga di conseguenza».