Notizie Notizie Italia UniCredit e Intesa verso stagione utili. Mediobanca analizza questione Russia e buyback, ma anche Bce

UniCredit e Intesa verso stagione utili. Mediobanca analizza questione Russia e buyback, ma anche Bce

21 Aprile 2022 14:30

La macchina delle trimestrali ha iniziato a muovere i primi passi oggi con i numeri del primo trimestre di Saipem (clicca qui per approfondire) e nelle prossime settimane arriveranno i numeri di altre big del Ftse Mib. C’è grande attesa per le trimestrali del mono bancario che verranno pubblicate all’inizio di maggio, con un calendario che vede UniCredit aprire le danze il prossimo 4 maggio. Il giorno successivo, 5 maggio, è prevista l’approvazione dei risultati al 31 marzo 2022 di Banco Bpm, mentre il 6 maggio sarà la volta di Intesa Sanpaolo.

Per la big guidata da Orcel il consensus stima un utile netto medio di 413 milioni di euro rispetto agli 887 milioni dello stesso periodo del 2021, l’ultimo trimestre firmato dall’ex ceo Jean Pierre Mustier. Nel primo trimestre di quest’anno i ricavi totali sono stimati a 4,421 miliardi dai 4,687 miliardi del primo trimestre del 2021. L’utile operativo lordo è visto a 2,007 miliardi. Questi alcuni numeri che emergono dalle stime e dalle previsioni elaborate dagli analisti per conto di 22 broker che coprono Unicredit

Preview primo trimestre: costruttivi su Banco Bpm, maggiore cautela su Intesa Sanpaolo e Unicredit

In un contesto quantomai incerto per il conflitto in corso e per le future mosse della Banca Centrale Europa (Bce), Mediobanca Securities si sofferma sui tre principali gruppi bancari italiani, con un occhio anche alla questione buyback.

Mediobanca Securities si dice ‘costruttiva’ su Banco Bpm (attorno al quale si riaccende l’appeal di una potenziale operazione straordinaria) e predica maggiore prudenza su Intesa Sanpaolo e UniCredit “in vista del possibile rinvio delle operazioni di buyback (attualmente confermate) e dal momento che gli impatti transitori della guerra potrebbero raggiungere rapidamente livelli elevati”. In particolare, il timore è che le conseguenze della guerra “potrebbero innescare un grave rallentamento macroeconomico con un costo del rischio più elevato in Europa”. Il tutto in un contesto in cui il mercato vede la Bce rivedere la sua politica sui tassi verso lo zero entro il 2022.

“Poiché i governi cercheranno di attutire l’impatto sull’economia pagando parte della bolletta energetica, esacerbando l’accumulo di debito e la frammentazione degli spread sovrani post pandemia, la Bce potrebbe essere chiamata a sostenere il nuovo debito, cercando di limitate gli effetti della normalizzazione della politica monetaria”, spiegano gli analisti di Piazzetta Cuccia nel report dal titolo ‘Q122E: away from Russia and buybacks‘.

Questione Russia….

Nell’analisi condotta da Mediobanca Securities, dopo il declassamento del rating delle obbligazioni sovrane russe appena al di sopra dei livelli di default, le banche dovrebbero attribuire ponderazioni del rischio più elevate alle esposizioni russe, con un impatto sul Cet1 di -60 punti base su UniCredit e -35 punti base su Intesa Sanpaolo. Inoltre, le banche dovrebbero riclassificare i prestiti di fase 1 in Russia alla fase 2 con un rapporto di copertura del 10%, che implica 0,5 miliardi di euro per la banca guida da Carlo Messina e accantonamenti di 1,5 miliardi di euro per l’istituto bancario di Gae Aulenti, includendo anche il default delle ferrovie russe. Complessivamente, l’effetto iniziale dalla Russia potrebbe essere di circa 110 punti base di Cet1 per UniCredit contro un impatto massimo di 200 punti base e 50 punti base all’Intesa Sanpaolo contro 150 punti base di impatto massimo.

Mediobanca Securities stima, inoltre, che “l’impatto iniziale della guerra potrebbe aggiungere 140 punti base del costo del rischio per UniCredit e 50 punti base per Intesa Sanpaolo, portando a 170 punti base e 100 punti base di costo sul rischio nel primo trimestre 2022”. Sebbene il costo del rischio sottostante rimanga basso (inferiore a 50), Mediobanca si attende un aumento su base annua, poiché i tassi di insolvenza ai minimi storici sono inferiori (1,32% nel terzo trimestre 2021) rispetto all’1,35% nel nei primi tre mesi del 2022 e gli Npl (sofferenze) sono in rialzo (+2% a febbraio-22). “Le inadempienze sui mutui sono state costantemente in crescita (all’1,49% nel febbraio 2022, ma ancora al di sotto dell’1,7% nel 2019) – si legge nel report – I tassi di insolvenza delle aziende rimangono ai massimi livelli basso, grazie ai prestiti garantiti dallo Stato”.