La prima tessera nel rebus del dopo-Profumo è stata messa la scorsa settimana. Federico Ghizzoni ha conquistato il trono di Unicredit. Ma ridisegnare la governance della banca di Piazza Cordusio è tutt’altro che cosa facile. Sono giorni di colloqui fitti in Piazza Cordusio per trovare quella quadratura del cerchio, che attraverso le alchimie personali del neo Ad e del presidente Dieter Rampl, traghetterà l’istituto verso una nuova strategia.
Secondo indiscrezioni di stampa entro fine settimana, al massimo entro l’inizio della prossima, dovrebbe essere nominato il nuovo direttore generale di Unicredit. Secondo quanto risulta a questa testata, difficilmente il nodo del dg potrà essere sciolto nei prossimi giorni. Questo mercoledì Ghizzoni e Rampl atterranno a Washigton per le riunioni del Fondo Monetario. E nei prossimi giorni il neo Ad dovrà recarsi anche in Banca d’Italia, che segue da vicino la partita delle nomine in Unicredit.
I tempi sembrano quindi essere troppi stretti per arrivare a una soluzione anche perché alcune fonti contattate da Finanza.com sostengono che non ci siano in realtà ancora nomi forti per l’incarico. Sui giornali continua a tenere banco se il ruolo di dg sarà assegnato ad un solo soggetto e nel caso la poltrona potrebbe spettare a Robetro Nicastro oppure a due – quest’ultima è la soluzione caldeggiata dal neo Ad Federico Ghizzoni e dal presidente Dieter Rampl – con il tandem candidato composto da Nicastro-Fiorentino.
Una ipotesi quest’ultima che gli analisti non sembrano molto apprezzare. Motivo? “La Banca d’Italia non ama il dualismo di gestione: due dg andrebbero contro la linea di Palazzo Koch – risponde un esperto di una banca internazionale – . Se dovesse passare questa soluzione politica, dovrebbe prevedere la nomina di due direttori generali che abbiano deleghe ben separate”.
Anche su Sergio Ermotti, ex uomo Merrill Lynch chiamato in Unicredit da Profumo, l’attenzione del mercato resta alta: sarebbe in una posizione di debolezza attualmente, al punto che potrebbe essere sostituito per la pressione dei soci tedeschi da Theo Weimer, attuale Country Chairman della Germania. Questo per frenare le spinte tedesche di riportare in patria l’HVB.
Uno scenario che lascia in realtà perplessi nella City. “Una governance Germany oriented mi lascerebbe perplesso perché significherebbe mettere in discussione il modello gestionale dell’istituto”, notano alcuni analisti. Mantenere la coesione del team al vertice è la priorità nell’agenda di Ghizzoni. Ma è una partita che potrebbe avere nuovi risvolti imprevedibili.