Ue: disoccupazione in calo a maggio. Timore pressioni salariali
Nel mese di maggio il tasso di disoccupazione nei Paesi dell’Unione europea a 13 componenti è sceso al 7% rispetto al 7,1% registrato ad aprile e contro il 7,9% dello stesso mese del 2006. In calo anche il tasso di disoccupazione dell’Europa a 27, sempre al 7% contro il 7,1% di aprile e l’8% del maggio 2006. I Paesi più virtuosi sono stati l’Olanda, con un tasso di disoccupazione attestatosi al 3,2%, la Danimarca (3,3%) e l’Irlanda (4,1%) mentre la Repubblica Slovacca e la Polonia sono stati i due Paesi con il tasso di disoccupazione maggiore, rispettivamente al 10,8 e al 10,5%, ma con la Polonia che ha fatto registrare un netto miglioramento. Fra i big del Vecchio continente spicca ancora la Gran Bretagna, con un tasso di disoccupazione al 5,4% in maggio, mentre l’Italia si attesta al 6,2%, la Germania al 6,6%, la Francia all’8,7% e la Spagna all’8,2%. Nel caso del Regno Unito e dell’Italia bisogna tenere conto che si tratta di dati aggiornati al primo trimestre.
E’ solo l’ultima conferma in ordine di tempo sulla solidità della crescita dell’economia nel Vecchio continente e non cambierà più di tanto gli orientamenti dei banchieri centrali di Francoforte, decisamente orientati a proseguire nel rialzo dei tassi di interesse europei: primo rialzo previsto per settembre, al 4,25% e probabile approdo a quota 4,50% per fine anno. Eppure il dato sul tasso di disoccupazione diffuso oggi da Eurostat ha una valenza particolare.
In primo luogo perché il dato pubblicato oggi è stato particolarmente positivo, il più basso dal 1993, anno nel quale l’Istituto di statistica europeo ha iniziato a rendere disponibile la rilevazione. In secondo luogo perché riguarda il mercato del lavoro, una delle variabili tenute maggiormente sotto controllo dalla Bce, timorosa che possa innescarsi una pericolosa spirale di crescita dei salari e dei prezzi che potrebbe trovare terreno fertile nell’attuale situazione di pieno utilizzo della capacità produttiva.
Proprio questo timore è stato ripreso dalla Commissione europea nel rapporto trimestrale sull’economia. Secondo Bruxelles “lo scenario sull’inflazione rimane positivo alla luce di un moderato incremento dei salari, di una ripresa della crescita della produttività e di una bassa inflazione importata grazie alla forza dell’euro” tuttavia “i rischi di una salita dei prezzi si potrebbero manifestare con l’evoluzione del ciclo economico e l’aumento della pressione sui salari” che potrebbe derivare nel caso in cui le tornate di incontri sindacali per i contratti di lavoro si dovessero concludere, nei vari Paesi dell’Unione, con aumenti non collegati a incrementi della produttività del lavoro.