Si preannuncia una nuova settimana intensa per i leader europei. E’ stata convocata per questo pomeriggio una conference call d’emergenza dei 17 ministri dell’Eurozona. Secondo quanto riportato da Bloomberg dovrebbe tenersi alle 15.30. Lo scopo è quello di discutere e superare alcuni disaccordi sulle misure di emergenza per la crisi evidenziati durante il vertice dello scorso 9 dicembre, quando i 27 capi di Stato e di governo si sono riuniti nel summit europeo a Bruxelles. In particolare, tra i temi all’ordine del giorno quello dei prestiti bilaterali al Fondo monetario internazionale sollecitati dal vertice Ue per fronteggiare la crisi del debito sovrani. L’ok era previsto entro dieci giorni, in scadenza oggi.
Sempre questo pomeriggio, intorno alle 16.30, è in programma un discorso di Mario Draghi, numero uno della banca centrale europea (Bce), all’Europarlamento. Intanto in una lunga intervista al Financial Times, la prima dal suo insediamento lo scorso primo novembre, il neo presidente dell’Eurotower ha rotto un tabù parlando apertamente della crisi della moneta unica. Il suo predecessore Jean-Claude Trichet si era infatti sempre limitato a parlare di uno scenario “assurdo”.
“La crescita del mondo sta frenando, mentre l’incertezza sta aumentando”, ha dichiarato Mario Draghi nel corso dell’intervista al quotidiano inglese, misurando ogni singola parola ed evitando di utilizzare termini, come “crisi” ed “emergenza”. L’ex governatore di Bankitalia ha ribadito una volta di più che è fondamentale ripristinare la disciplina fiscale e accelerare sul fronte dell’attuazione dl fondo salva stati.
Draghi ha inoltre esortato i politici europei ad agire per “ristabilire la fiducia sul fronte delle finanze pubbliche dell’Eurozona, assicurando una disciplina fiscale e rendendo il fondo salva-stati completamente operativo”. Il numero uno dell’istituto di Francoforte ha ricordato che la Bce non può violare i trattati e avviare una manovra di “quantitative easing” sul modello anglosassone.
Draghi ha anche parlato di possibile uscita di uno stato dall’euro. “Uscire dalla zona euro e svalutare la moneta, crerebbe un’elevata inflazione e il Paese non sfuggirebbe alle riforme strutturali che dovrebbero essere comunque implementate, ma in una situazione più debole”. Il presidente Draghi ha sostenuto che il programma di acquisto di bond della Bce “non è infinito”, aggiungendo che “la politica monetaria non può fare tutto” circa la possibilità che la Bce possa fissare un tetto massimo ai rendimenti.
E ha aggiunto: “La cosa principale è ristabilire la fiducia delle persone, dei cittadini come degli investitori nel nostro continente. Ma senza distruggere la credibilità della Banca centrale europea”, ha esortato Draghi.