UBI boccia l’OPS di Intesa: non è conveniente per 6 motivi. Messina medita sul rilancio

L’ops lanciata da Intesa Sanpaolo non è conveniente. E’ il responso del cda odierno di UBI Banca, che conferma le attese della vigilia e apre le strade a due possibili scenari: Intesa Sanpaolo può andare avanti lo stesso senza modificare le condizioni dell’OPS al via lunedì oppure potrebbe decidere di alzare l’offerta.Nel dettaglio il management di UBI Banca ha elencato ben sei motivi dietro al giudizio negativo sull’offerta ostile di Intesa.
Un no motivato in sei punti
In primo luogo, non prevedendo un corrispettivo per cassa, pone a carico degli azionisti di Ubi Banca i rischi connessi al raggiungimento degli obiettivi strategici dell’operazione definiti da Intesa. Il Corrispettivo – rappresentato da un rapporto di cambio tra Azioni UBI e Azioni Intesa – non remunera adeguatamente tali rischi e, inoltre, comporta un’allocazione del valore e delle sinergie molto più favorevole agli attuali azionisti di Intesa Sanpaolo.
Secondo punto, il Corrispettivo esprime una valorizzazione di UBI Banca che non riflette il suo reale valore e penalizza gli Azionisti di UBI Banca rispetto agli azionisti di Intesa.
Terzo punto, l’azione UBI presenta elevate potenzialità di crescita di valore, tenendo anche conto delle prospettive di crescita su base stand-alone di UBI Banca rappresentate dai target del Piano Industriale Aggiornato, della sua solidità patrimoniale e della sua posizione di player di rilievo in grado di rivestire un ruolo chiave nel processo di consolidamento nel contesto bancario del Paese.
Quarto, la possibilità per Intesa di conseguire gli Obiettivi Strategici dell’operazione è incerta, in quanto condizionata da plurimi e concorrenti fattori, evidenziati dalla stessa Intesa nel Documento di Registrazione, tra cui le incertezze circa il perfezionamento della Fusione e dell’operazione di cessione del Ramo Bancario a BPER e dei Rami Assicurativi a UnipolSai ai termini e alle condizioni previsti da Intesa.
Quinto, gli Azionisti di UBI Banca che non dovessero aderire all’OPS sarebbero comunque tutelati dai presidi previsti dalla normativa.
Sesto e ultimo punto, l’Offerta si inserisce in un più ampio disegno strategico, volto a rafforzare la posizione di Intesa in Italia attraverso l’eliminazione di un concorrente, senza in realtà modificare il posizionamento europeo di Intesa. L’OPS è controproducente anche per gli stakeholder di UBI Banca in quanto consentirebbe a Intesa di creare una posizione di leadership dominante in Italia, anomala tra i grandi Paesi europei e potenzialmente dannosa per il tessuto economico e sociale dei territori in cui opera UBI Banca.
UBI rimarca che Intesa definisce di “alta” rilevanza e ad “alta” probabilità di accadimento il rischio che gli Obiettivi Strategici dell’Operazione e i Dati Previsionali, ovverosia i target reddituali e i flussi di dividendi annunciati e “promessi” agli Azionisti di UBI Banca, “non siano raggiunti”.
Titolo UBI in volata, Intesa potrebbe rivedere al rialzo l’offerta
Oggi il titolo UBI si muove in controtendenza salendo di oltre il 2% a 3,07 euro. Movimento dettato dal rumor circa l’apertura di Intesa Sanpaolo a prendere in considerazione l’idea di migliorare la propria offerta di acquisizione per UBI Banca. A riferirlo è il quotidiano La Stampa. In passato l’amministratore delegato di Intesa, Carlo Messina, aveva più volte ribadito che non intendeva rivedere al rialzo l’offerta. Adesso, stando a quanto riferisce il quotidiano torinese, un’offerta migliorata non è più considerata “un tabù”.
L’Offerta Pubblica di Scambio (Ops) di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca prevede un periodo di adesione fissato dal 6 al 28 luglio (estremi inclusi). Per ogni azione Ubi portata in adesione all’Ops sono offerte 1,7 azioni Intesa rivenienti dall’aumento di capitale. Quindi, per ogni 10 azioni Ubi portate in adesione saranno corrisposte 17 azioni Intesa Sanpaolo.