Notizie Notizie Italia Idrogeno prossima frontiera green, ecco i titoli pronti a beneficiarne. Enel alla finestra

Idrogeno prossima frontiera green, ecco i titoli pronti a beneficiarne. Enel alla finestra

3 Luglio 2020 10:22

L’idrogeno al centro di una strategia dedicata che la Commissione EU ha deciso di lanciare come parte del Green Deal a luglio. Tuttavia la conversione dell`energia rinnovabile in idrogeno non è ancora conveniente per produrre il ‘Green Hydrogen’ e come sottolineano gli analisti di Equita, sarà quindi importante verificare quanto la UE deciderà di spingere lo sviluppo del ‘Green Hydrogen’ anche per lo stoccaggio e trasporto di energia.

Tre fattori che spianano la strada all’idrogeno

L’idrogeno sarà un fattore importante nel processo di decarbonizzazione e potrebbe raggiungere il 18% della domanda finale di energia entro il 2050; passando da 56 mn t nel 2015 a 546 mn t nel 2050 con un mercato che potrebbe valere più di $2.500 mld e riducendo le emissioni annue di CO2 di 6 GT.

Gli analisti della sim milanese sottolineano come Il contesto per i titoli esposti all’idrogeno è recentemente migliorato, grazie a tre fattori:

1) L`idrogeno è una parte centrale dei piani di stimolo fiscale di quest’anno in Europa e in Asia;

2) L`energia rinnovabile richiesta per rendere l’idrogeno verde sta diventando sempre più abbondante;

3) molte industrie devono affrontare target più severi per la riduzione delle emissioni.

I titoli sensibili al tema ‘green Hydrogen’

Equita individua una serie di società  esposte al tema sono operative in vari segmenti della catena del valore: il primo è l’industria dei gas tecnici (Air Liquide / Linde); ci sono poi i trasporti commerciali (CNH e Landi Renzo); il comparto Engineering (Maire Tecnimont e Saipem); le Infrastrutture (Snam); e infine pile combustibili (JMAT e Umicore).

Fra i titoli preferiti per l`esposizione all’idrogeno Equita indica i giganti del gas industriale come Air Liquide e Linde o distributori di gas naturale sempre più focalizzati su questo business come Snam. La rete di Snam continuerebbe ad avere un ruolo centrale nel sistema energetico e potrebbe essere utilizzata per trasportare idrogeno ed avere un ruolo nella Transizione Energetica. Il CEO Alverà ha sottolineato che Snam potrebbe aumentare i capex di 1 miliardo nel 2019-23 se il governo semplificasse i processi autorizzativi. Gli analisti di Equita hanno alzato il giudizio su Snam a Buy e aggiornato le stime includendo un incremento degli investimenti nel trasporto del gas di 0,7 miliardi nel periodo 2022-24, nonché maggiori investimenti per la Transizione Energetica, da 0,4 a 0,6 mld entro il 2023.

L’atteso aumento degli investimenti per rilanciare l’economia, affermano gli analisti, aumenta la visibilità sulla crescita low-single digit della RAB nei prossimi anni e quindi sulla dividend policy (DPS cagr al 5% nel 2022). Snam il mse scorso ha firmato un accordo con Alstom per lo sviluppo di un treno a idrogeno in Italia. 

Enel pronta a lanciare l’offensiva con un piano dedicato

Oltre a Snam, interessata sul fronte idrogeno anche Enel che in base a indiscrezioni, lancerà il prossimo anno un nuovo business dedicato all’idrogeno nei mercati di Stati Uniti, Cile e Spagna. Nel dettaglio Enel potrebbe installare elettrolizzatori nei suoi parchi solari ed eolici per produrre idrogeno da utilizzare per lo stoccaggio di energia o da vendere a clienti industriali. Secondo il quotidiano QE, Enel sarebbe già in trattative con aziende interessate a firmare contratti di lungo termine per l’acquisto dell’idrogeno.

“Il futuro elettrico è inarrestabile: troppo alti vantaggi e risparmi”, afferma il ceo dell’Enel, Francesco Starace, in un’intervista concessa settimana scorsa a A&F di Repubblica chiarisce che l’idrogeno non è una fonte di energia “ma un modo per immagazzinarla. Poi, diciamo che se la può giocare con altri. Ma per essere competitivo e per poter partecipare alla transizione deve ripulirsi dalla pesante impronta del carbonio, visto che l’attuale produzione da gas e carbone ha emissioni pari a quelle di Gran Bretagna e lndonesia messe insieme”. “Se, invece, lo si produce per elettrolisi da impianti rinnovabili, ovviamente va bene, ma occorre che i costi scendano di un fattore 6 o anche 7 nell’arco dei prossimi cinque-dieci anni”, aggiunge Starace.