Notizie Notizie Italia Tutti pazzi per l’Efsf, va a ruba il primo bond del Fondo di salvataggio europeo

Tutti pazzi per l’Efsf, va a ruba il primo bond del Fondo di salvataggio europeo

25 Gennaio 2011 12:21

Tutti pazzi per l’Efsf. Il collocamento del primo bond del Fondo di salvataggio europeo, l’European Financial Stability facility, da 5 miliardi di euro avrebbe ricevuto ordini per circa 50 miliardi di euro. E’ l’agenzia Bloomberg che cita fonti vicine all’operazione a segnalarlo. Negli ambienti dell’Efs si sottolinea come l’operazione – che riguarda obbligazioni quinquennali – sia ampiamente riuscita. Le risorse raccolte con questa prima emissione serviranno ad erogare la prima tranche di aiuti all’Irlanda, l’unico Paese che finora ha fatto ricorso al Fondo. Il piano di aiuti alla Grecia è precedente alla nascita dell’Efsf. Il piano di aiuti a Dublino – a cui contribuiscono anche l’Fmi e alcuni Paesi fuori dell’Eurozona come il Regno Unito – ammonta complessivamente a 85 miliardi di euro, col Fondo salva-Stati che ne dovrà tirare fuori 16,5 nel 2011 – attraverso tre emissioni di titoli, di cui due nei primi sei mesi dell’anno – e 10 miliardi nel 2012.


Secondo quanto anticipato anche dal sito del Wall Street Journal gli eurobond targati Efsf avrebbero registrato una domanda decisamente elevata. La versione on line del giornale americano segnalava questa mattina che i 5 miliardi di euro di obbligazioni al 2016 avrebbero registrato richieste pari a 8 volte la quantità offerta. I bond dell’European Financial Stability Facility, il Fondo europeo anti-crisi, sono garantiti dai Paesi dell’Eurozona. Nelle sale operative segnalano che la notizia era nell’aria. Il motivo di tanto interesse? “C’è stata una richiesta molto forte per questa carta che ha un rating molto alto perché in questo momento di incertezza viene vista come un porto sicuro dagli investitori che cercano di limitare in portafoglio la volatilità”, risponde Silvio Peruzzo economista di Royal Bank of Scotland, secondo cui la riuscita dell’operazione offre due elementi su cui riflettere.


“Punto primo è evidente che c’è domanda per questo strumento che è innovativo, che non era ancora stato testato dai mercati. Secondo c’è speranza che se la dotazione del fondo fosse maggiore, molto probabilmente l’attenzione degli investitori sarebbe tale da assorbire anche nuove emissioni correlate ad altri Paesi”, è l’idea dello esperto della banca inglese. Ieri il commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn, in una intervista rilasciata al quotidiano tedesco Die Welt è tornato a ribadire il concetto. “Prima si aumentano dimensione e portata del fondo anti-crisi per l’Eurozona, meglio sarà. Ci dobbiamo mettere d’accordo il più rapidamente possibile sulle misure comuni”, ha detto. “La distensione sui mercati nelle ultime settimane. Ci dà un po’ d’aria, ma non ci sono ragioni di lasciare andare le cose, dobbiamo agire ora con determinazione”.


Anche se la crisi del debito sovrano in Europa non si è fatta sentire in queste prime settimane del 2011 e se la stessa Commissione Ue è preoccupata e spinge per una nuova strategia complessiva, qualcosa vorrà pur dire. Nuove e più pesanti tensioni sembrano inevitabili nei primi mesi di quest’anno, è quanto prevedono a Bruxelles in un documento interno reso noto dall’edizione online del settimanale tedesco Der Spiegel. Tutti gli sforzi intrapresi finora, si legge nel rapporto, non sono riusciti a disperdere i timori degli investitori sui mercati internazionali. Questo malgrado il buon successo dei collocamenti di titoli a lungo varati a inizio d’anno dalla Spagna e dal Portogallo. Servono risposte.


L’ipotesi finora circolata fino ad oggi è quella che prevede il raddoppio delle risorse del Fondo per sostenere i Paesi dell’Eurozona in difficoltà, portando la sua dotazione da 440 a 880 miliardi di euro. Ma Berlino frena e – secondo le ultime indiscrezioni – allo studio ci sarebbe ora un aumento delle garanzie statali tale da portare la capacità effettiva di finanziamento del Fondo a 440 miliardi concretamente erogabili. Non un euro di più. Ciò dovrebbe bastare anche nell’ipotesi di un pronto intervento nei confronti di Portogallo e Spagna. Dall’altra parte che la crisi dei debiti sovrani sia tutt’altra che passata, lo provano gli ultimi dati arrivati da Francoforte ieri nel primo pomeriggio. La Banca centrale europea ha reso noto che la scorsa settimana ha acquistato una quantità di titoli di Stato decisamente inferiore rispetto alla scorsa settimana a conferma di un forte stemperamento delle tensioni legate alla crisi del debito dei Paesi periferici dell’eurozona. L’istituto ha dichiarato di aver completato acquisti per 146 milioni di euro rispetto ai 2,31 miliardi di euro nella settimana precedente. Si è tornati a quantitativi vicini ai minimi di ottobre scorso, poco sopra i 113 mln della settimana inaugurale di gennaio. Ma gli economisti non si fanno tentare da una prima lettura.


“Si tratta di numeri che mostrano come la Bce continui nell’acquisto di bond per sostenere la periferia. La scorsa settimana i mercati sono stati confortati dal successo delle asta di Portogallo, Spagna e anche dell’Italia”, commenta Oscar Bernal di Ing. “Ma è probabile che questo momento di sollievo sia solo temporaneo, altri importanti test arriveranno nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. L’incertezza sulla crisi del debito sovrano è lontana dall’essere superata e le preoccupazioni sulla sostenibilità del debito pubblico nel lungo termine dei paesi periferici restano vive più che mai. Tuttavia – segnala l’esperto olandese – pensiamo che l’acquisto di bond continuerà per tutto l’anno. Ma, da quando la Bce ha adottato un atteggiamento più da falco, la domanda sul fondo salva stati se rimpiazzerà la banca centrale europea o meno nella veste di acquirente di bond dell’ultima ora resta aperta”.