Notizie Rating Turchia: il risultato delle elezioni non deve spaventare, rimangono dinamiche positive (analisti)

Turchia: il risultato delle elezioni non deve spaventare, rimangono dinamiche positive (analisti)

9 Giugno 2015 09:52
Le elezioni di domenica scorsa in Turchia, che hanno visto il partito conservatore AKP del presidente Tayyip Erdogan non raggiunge la maggioranza assoluta dopo 13 anni di incontrastato dominio, hanno scombussolato i mercati: la lira turca è crollata ai nuovi minimi storici, mentre la Borsa di Istanbul ha lasciato sul parterre oltre 5 punti percentuali. Oltre a una possibile fase di instabilità politica (nel caso peggiore in cui non si riuscisse a formare una maggioranza), a far paura ai mercati è proprio un governo di coalizione, che potrebbe rivelarsi dannoso per lo sviluppo del Paese, viste le esperienze passate. Ma è davvero così? Risponde l’esperto Eli Koen, head of turkish equities di Union Bancaire Privée (UBP).
Tra il 1991 e il 2002, quando la Turchia era guidata da un governo di coalizionea, il Paese ha assistito a una crescita economica molto volatile, con un un tasso di crescita annuale composto del Pil (CAGR) del 3,2%, mentre nei periodi caratterizzati da governi monocolore la crescita economica è stata maggiore con un CAGR del 4,7%. Una coalizione, quindi, è vista negativamente dai mercati in termini di prospettive economiche. Tuttavia, “l’economia turca – spiega l’esperto di UBP – ha mostrato una crescita discreta sebbene volatile anche nelle fasi di coalizione. Inoltre, è troppo complicato stimare la quantità di fattori esterni che hanno avuto un impatto sulla crescita complessiva del Pil durante questi periodi, dato che la Turchia ha attuato importanti riforme strutturali negli ultimi anni per integrare ulteriormente la sua economia con il sistema globale. E’ da notare, poi, che il totale del commercio internazionale della Turchia,  come percentuale del Pil è stato in media del 18% nel corso 1991-2002, ma del 50% tra il 2003-2014. Le prospettive dell’economia mondiale, quindi, potrebbero avere un impatto maggiore sulla performance complessiva del Paese”. 
Non solo. “Di recente, sono state espresse preoccupazioni circa la mancanza di pesi e contrappesi nel Paese, in quanto il partito di Erdogan aveva il controllo di quasi tutte le istituzioni. Un governo di coalizione, quindi, renderebbe possibile la coesistenza di diversi punti di vista e ciò costituirebbe un altro passo in avanti per la Turchia, nel raggiungere uno stile politico democratico di tipo occidentale”, illustra Koen, secondo cui una Turchia più democratica potrebbe essere positiva nel lungo periodo anche per la crescita economica. 
“A nostro avviso – conclude l’esperto di UBP – in Turchia, le dinamiche positive di lungo termine non dovrebbero cambiare considerevolmente, solo per via del tipo di governo. Con una popolazione giovane e cifre pro capite basse per molte voci, il mercato interno turco offre elevate opportunità di crescita. Inoltre la posizione geografica del Paese, collocato a metà strada tra l’Europa e l’Asia, presenta un forte potenziale per l’export di incrementare la crescita economica complessiva. Inoltre, essendo uno dei principali Paesi importatori di petrolio, le dinamiche della bilancia commerciale dovrebbero trarre vantaggio, nel breve periodo, dal calo dei prezzi del settore energetico”.