Notizie Notizie Mondo Turchia, Le ripercussioni sul mercato della bonifica di Erdogan

Turchia, Le ripercussioni sul mercato della bonifica di Erdogan

21 Luglio 2016 05:56

 

La purga di Erdogan, veloce come il golpe del 15 luglio, ha coinvolto – ma il bilancio è certamente parziale – 3mila membri dell’esercito, altrettanti giudici, nonché 8mila poliziotti e non ha risparmiato la pubblica amministrazione con la sospensione di 15.200 dipendenti pubblici, e le istituzioni private con il ritiro della licenza a 21mila insegnanti di istituti privati e la chiusura di 24 emittenti radio e televisive per finire con l’abolizione da parte della Corte Costituzionale del reato di pedofilia. Probabilmente non è finita qui. Osservando la velocità degli eventi, è facile intuire che la lotta del governo contro l’ex alleato di Erdogan, il predicatore turco basato in Pennsylvania Gulen, si eleva a un altro livello alla luce del fatto che Erdogan considera il periodo a venire come, “un’opportunità per bonificare il sistema“. “Senza dubbio continueremo a vedere un significativo flusso di notizie nelle prossime settimane. Elezioni lampo, riforma della costituzione e del sistema presidenziale, saranno solo alcuni dei principali temi che seguiranno“, spiega Emre Akcakmak, Portfolio Manager di East Capital, che ha avuto l’opportunità di vivere in “presa diretta” il caos che ha paralizzato Istanbul, trovandosi – proprio la notte del golpe – nel secondo aeroporto della città, il “Sabiha Gokcen”.
 
Il crollo del sentiment

“Come gestori di uno dei fondi azionari dedicati al mercato turco, siamo preoccupati delle implicazioni di ciò che succede a livello politico nel Paese, non solo nel breve ma anche nel lungo periodo”, dice Akcakmak. Che aggiunge: “Siamo convinti che la politica continuerà a essere una delle principali fonti di volatilità, ma che l’economia resterà relativamente stabile con un tasso di crescita per quest’anno ancora tra il 3% e il 5 per cento“. Il problema è piuttosto il sentiment degli investitori, che resterà decisamente debole. “In sostanza, non crediamo che gli ultimi sviluppi rappresentino la fine per l’investment case in Turchia, né l’inizio di una migliore democrazia”, dice ancora il gestore.
La Borsa ha già incorporato il rischio politico
Akcakmak spiega anche che rivedrà il posizionamento sul mercato turco specialmente per quanto riguarda i titoli del settore turistico, che sono sostenuti principalmente dalla fiducia dei consumatori e dalle fluttuazioni valutarie. “Trattando già a sconto del 30% rispetto agli altri Mercati Emergenti  – livello più alto negli ultimi sette anni – e con un multiplo prezzo/utile pari a 9, la Borsa di Istanbul sta già incorporando gli elevati premi di rischio politico nonostante la solida crescita degli utili attesa per quest’anno, pari al 17% circa“, dice il gestore. Che conclude: “Dopo tutto l’economia turca ha mostrato in più di un’occasione maggiore resistenza rispetto a quanto si pensasse, e le società continuano ad aumentare i loro utili nonostante tutte le sfide affrontate negli ultimi anni“.