Notizie Notizie Mondo Trump, l’Uomo dei dazi. Personalità ‘Tariff Man’ sta vincendo su ‘Dow Jones Man’

Trump, l’Uomo dei dazi. Personalità ‘Tariff Man’ sta vincendo su ‘Dow Jones Man’

16 Maggio 2019 10:01

Tariff Man, ovvero l’Uomo dei Dazi. Così lo stesso Donald Trump si era definito in un tweet di dicembre, complimentandosi per la sua decisione di imporre miliardi di dollari di tariffe, che avrebbero trasformato l’America, di nuovo – a suo avviso – in un paese ricco.

Il tweet risale a dicembre, mese in cui lo S&P 500 è crollato del 9,2%, riportando il tonfo peggiore dalla crisi finanziaria esplosa nel 2008, quella seguita al crac di Lehman Brothers, per intenderci.

“In the battle of Trump personalities, ‘Tariff Man’ is winning, and Wall Street isn’t ready for it’. Tradotto: “Nella battaglia tra le personalità di Trump, quella del ‘Tariff Man’ sta vincendo, e Wall Street non è pronta per questo”.

E’ il titolo di un articolo pubblicato sul sito della Cnbc, che cerca di capire, nelle stesse ore in cui Trump ha deciso di sferrare un altro attacco al gigante cinese Huawei – inserendo praticamente il suo nome nella lista nera Usa – come potrebbe reagire Wall Street a questa improvvisa escalation della guerra commerciale Usa-Cina, scattata due settimane fa con alcuni tweet infuocati di Trump, rivolti a Pechino. Guerra commerciale poi culminata, la scorsa settimana, nella decisione annunciata di alzare i dazi doganali, dal 10% al 25%, su $200 miliardi di prodotti cinesi.

Pronta la reazione di Pechino, che ha annunciato per il 1° giugno nuovi aumenti di tariffe su prodotti americani per un valore di $60 miliardi.

La nuova scossa firmata Trump si è fatta sentire anche a Wall Street, con il Dow Jones che, qualche giorno fa, ha sofferto un tonfo superiore a -600 punti e il Nasdaq che ha segnato la performance peggiore del 2019. Ii sell off che non hanno risparmiato, in generale, l’azionario globale.

D’altronde, come si legge nell’articolo, “i trader ormai pendono dalle labbra del presidente e sperano nello smorzarsi della sua retorica e magari anche della guerra commerciale in corso”.

C’è da dire, però, che la sensazione è che, più che deporle, Trump stia affilando le armi.

Dall’inizio dell’anno, il presidente ha twittato sette volte la settimana sulla Cina, sul commercio e sulle tariffe: la stessa frequenza media dei tweet dedicati al lavoro, all’azionario, all’economia.

Nella settimana del 5 maggio, tuttavia, le parole Cina e commercio – rileva l’articolo, citando un’analisi sulla pagina Twitter di Trump – sono state menzionate 46 volte circa, a fronte delle 17 volte in cui nei tweet sono apparsi riferimenti all’economia.

L’impressione, è che il ‘Tariff Man’ stia vincendo la battaglia in corso tra le varie personalità del presidentge e che il “Dow Man”, l’uomo del Dow Jones, rimarrà per almeno un po’ dietro le quinte.

Evidente la frustrazione degli analisti di Wall Street, che fanno sempre più fatica a riuscire a prevedere il trend dei mercati. “E’ una cosa impossibile – si lamenta Ed Mills, analista di Raymond James – il rapporto premio/rischio è ormai quasi del tutto a discrezione del presidente Trump. Non si riesce mai a capire davvero quali siano le sue intenzioni”.

Il punto è che Trump deve rendere conto a due fasce ben diverse del suo elettorato, guardando a quell’Election Day del 2020 che alla fine non è poi così lontano.

“Da un lato, (Trump) ovviamente guarda al Dow Jones, visto che ha conoscenze che probabilmente lo contattano per dirgli : ‘Donald, così ci ammazziamo“. Ma sta emergendo anche un lato molto politico – commenta Thomas Block, strategist di politica presso Fundstrat, a Cnbc.  Appunto, quello riflesso nel Tariff Man.

Ed è questo lato politico che ha deciso di sferrare contro la Cina l’ultimo attacco, alzando i dazi dal 10% al 25% su $200 miliardi di prodotti cinesi, dopo i tweet shock di inizi maggio. E non è finita qui, visto che l’amministrazione americana ha già puntato altri $300 miliardi di beni cinesi, su cui potrebbe imporre tariffe fino al 25%, già a partire dal mese di giugno.

Tutta questa incertezza porta lo strategist Block a consigliare ai propri clienti di “rimanere alla finestra”. Secondo l’esperto, è possibile comunque che un “qualche tipo di accordo” tra Pechino e Washington venga raggiunto in occadsione del G20 di giugno.