Trump grazia gli iPhone, Apple evita il lockdown tecnologico (per ora). La view sul titolo

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Boccata d’ossigeno per Apple. E’ stato un weekend lungo e faticoso sul fronte dazi per il colosso di Cupertino che nell’ultima settimana aveva sudato freddo alla luce dell’escalation delle tensioni commerciali tra Washington e Pechino. L’ipotesi di dazi al 145% verso i prodotti in arrivo dalla Cina rischiava infatti di mandare in tilt tutto il sistema di Apple che poggia le basi sulla produzione di buona parte dei propri prodotti, a partire dagli iPhone, proprio in Cina.
Più dell’80% dei prodotti Apple sono assemblati in Cina, secondo i dati di Evercore ISI. Gli esperti stimavano che i migliori modelli di iPhone avrebbero potuto aumentare di prezzo a 2.300 dollari a causa dei dazi.
Una tregua incerta, le precisazioni di Lutnick e Trump
Venerdì sera l’amministrazione Trump ha esentato smartphone, computer e altri dispositivi elettronici dalle cosiddette tariffe reciproche, dando corpo a un’importante tregua per i produttori globali di tecnologia, tra cui Apple e Nvidia. Le esclusioni, pubblicate dalla US Customs and Border Protection, restringono la portata delle tariffe escludendo i prodotti dalla lista dei prodotti esposti ai dazi cinesi e dalla sua tariffa globale del 10% su quasi tutti gli altri paesi. Le esenzioni coprono quasi 390 miliardi di dollari di importazioni statunitensi
Successivamente è stato spiegato che si tratta di un qualcosa di temporaneo. Il segretario al Commercio Howard Lutnick ha spiegato ieri che l’elettronica importata dalla Cina dovrà presto affrontare la propria tariffa unica. “Sono esenti dalle tariffe reciproche, ma sono incluse nelle tariffe sui semiconduttori, che arriveranno probabilmente tra un mese o due. Quindi questi arriveranno presto”, ha detto Lutnick a “This Week” di ABC News domenica. “Abbiamo bisogno di semiconduttori, abbiamo bisogno di chip e abbiamo bisogno di schermi piatti: abbiamo bisogno di avere queste cose prodotte in America. Non possiamo fare affidamento sul sud-est asiatico per tutte le cose che operano per noi”, ha aggiunto Lutnick.
Dopo Lutnick è intervenuto lo stesso presidente Trump sulla questione, affermando che non esiste alcuna “esenzione” e che sono in arrivo nuovi dazi. “Nessuno sta uscendo dai guai”, ha detto Trump a Truth Social Sunday. “Venerdì non è stata annunciata alcuna ‘eccezione’ tariffaria. Questi prodotti sono soggetti alle attuali tariffe del 20% sul fentanyl e si stanno semplicemente spostando in un diverso ‘secchio’ tariffario”. “Stiamo dando un’occhiata ai semiconduttori e all’intera catena di approvvigionamento dell’elettronica nelle prossime indagini sulle tariffe per la sicurezza nazionale”.
Apple rimbalza, ma niente euforia
Le azioni Apple segnano oltre +6% a Francoforte dopo che gli Stati Uniti hanno concesso l’esenzione dai dazi su smartphone, computer e altri prodotti elettronici importati principalmente dalla Cina. In rialzo anche gli altri titoli tecnologici statunitensi (+3% Nvidia e +6% Dell a Francoforte), europei e cinesi. A Piazza Affari esulta anche Stm con un +3,5% in avvio.
Rimbalzo di Apple che, se effettivamente di questa entità, permetterebbe al titolo di recuperare solo la metà di quanto perso dal 2 aprile in avanti, con quindi gli investitori che vedono ancora un elevato rischio di impatti dalla guerra commerciale. Da inizio anno Apple ha perso quasi un quarto del proprio valore.
Apple: i tre possibili scenari per il titolo
Cupertino adesso avrà 1-2 mesi per riorganizzare la supply chain, con l’India in pole position. Prima dell’esenzione, il produttore di iPhone, stando a quanto riferisce Bloomberg, stava pianificando di adeguare la sua catena di approvvigionamento per produrre più iPhone diretti negli Stati Uniti in India. Una soluzione a breve termine per evitare l’incredibile tariffa cinese e scongiurare pesanti aumenti dei prezzi.
Gli impianti di iPhone in India sono sulla buona strada per produrre più di 30 milioni di iPhone all’anno, in grado di soddisfare una buona fetta della domanda americana. Apple vende circa 220-230 milioni di iPhone all’anno, con circa un terzo di questi destinati agli Stati Uniti.
“L’India emerge come l’area più probabile per un’espansione della produzione di iPhone, una mossa strategica per mitigare l’impatto di eventuali dazi”, spiega Dan Ives di Wedbush, che vede la temporanea tregua tariffaria come un prezioso “respiro”, evitando l’immediata necessità di trasferire ingenti aumenti di prezzo sui consumatori statunitensi.
Ives, che mantiene una view positiva su Apple (outperform con tp a 250 dollari) lo scenario base preveda un calo di circa il 10% per il 2025 e il 2026 per gli utili di Apple, in base alla distruzione della domanda e all’aumento dei costi, che potrebbe salire a -15-20% nello scenario peggiore, ipotizzando l’assenza di negoziati con la Cina e il mantenimento dei dazi per mesi, e del 2-5% nello scenario migliore, se i negoziati con la Cina accelerano e la calma prevale entro l’estate.