Notizie Notizie Italia Tria preoccupato da spread ma non solo. Italia nei guai con modifiche CAC ai bond

Tria preoccupato da spread ma non solo. Italia nei guai con modifiche CAC ai bond

20 Novembre 2018 16:38

CAC: non si tratta dell’indice CAC 40 della borsa di Parigi, ma dell’acronimo ‘Collective Action Clause‘ ovvero, in italiano, di ‘clausola di azione collettiva’.

Tale clausola permette ai detentori di bond di raggiungere un accordo sulla ristrutturazione di un debito, anche quando alcuni obbligazionisti sono contrari a tale intervento, e fino a che ci sia il sostegno di una maggioranza.

Dei CAC non si è sentito parlare molto, ma il sito Finanzaonline.com ha recentemente affrontato la questione, facendo riferimento alle indiscrezioni sul piano Merkel-Macron, discusso in una riunione tra i due leader che si è tenuta nel palazzo di Meseberg, fuori Berlino.

Vale la pena leggere quanto scritto in questi due articoli, che hanno affrontato la questione in modo dettagliato.

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Clausola di azione collettiva (CAC): cosa deve sapere il risparmiatore DI

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EUROPA …CRACK O CAC CLAUSOLE DI AZIONE COLLETTIVA! di

Ora, proprio questa clausola si è confermata nuovo Pomo della discordia tra l’Italia da un lato e la maggioranza dei paesi dell’Eurozona dall’altro. In occasione della riunione dell’Eurogruppo che si è svolta ieri, i ministri delle finanze dell’Eurozona si sono detti infatti d’accordo ad apportare modifiche alla CAC, ovvero a consentire che nei bond dell’Eurozona siano presenti clausole “single-limb”.

Attraverso tali modifiche, una singola decisione a favore di una ristrutturazione del debito diventerebbe esecutiva per tutti i bond emessi dal governo di quella nazione.

Le modifiche sono state chieste dalla Bundesbank e sono state auspicate anche dalla Francia. L’idea, insomma, è stata promossa dall’asse franco-tedesco.

La normativa attuale comporta che vengano prese decisioni di ristrutturazione del debito separate a seconda dei tipi di bond sovrani che vengono emessi dallo Stato. Non solo. Sono previsti anche quorum definiti: nel caso di una consultazione che avvenga per iscritto, affinchè la ristrutturazione del debito venga approvata, devono essere favorevoli i 2/3 degli obbligazionisti detentori di ogni tipo di titolo, e almeno il 50% di coloro che detengono un titolo di stato di una determinata categoria.

Nel caso in cui i creditori vengano convocati invece in un’assemblea, il quorum richiesto è del 75% per tutti i titoli e di 2/3 per ciascun tipo di titolo.

E’ evidente che la presenza di questi quorum renda il processo di ristrutturazione del debito piuttosto complesso.

Con la modifica al regime esistente che disciplina le CAC questi quorum verrebbero aboliti. Non sorprende che una eventualità del genere abbia fatto scattare Tria, già molto impegnato a elemosinare il consenso per la legge di bilancio del governo M5S-Lega. Il titolare del Tesoro si è opposto a un tale cambiamento.

“Non c’è bisogno di cambiare un sistema introdotto, tra l’altro non del tutto sperimentato – ha detto il ministro – Quando le regole si accavallano non è un buon segnale per i mercati, e noi non vediamo la necessità di cambiare perchè cun tale cambiamento non si tradurrebbe in benefici superiori ai costi”.

E su questo nessuno ha alcun dubbio visto che, se le modifiche diventassero esecutive l’iter di un eventuale taglio del debito diventerebbe più snello e più veloce, aumentando di conseguenza i premi sul rischio dei titoli italiani. Come se, a causa del braccio di ferro tra Roma e Bruxelles, non fossero saliti già abbastanza.