Notizie Notizie Italia Trading online: la mini-guida per evitare i 6 errori che mettono al tappeto il 90% dei trader

Trading online: la mini-guida per evitare i 6 errori che mettono al tappeto il 90% dei trader

16 Giugno 2020 18:44

Perché il 90% dei trader perde? Perché è un’attività difficilissima e solo pochi geni ne sono all’altezza? L’attività di trading chiaramente richiede una grande professionalità che si traduce in conoscenze adeguate per non incorrere in errori che si ripercuotono sulle performance. “Il trading è una attività che può essere dominata dalle persone normali”. Lo dice Guido Albi Marini, presidente di Joe Ross Fair Trading, società di trading online che ha la caratteristica di essere una brokerhouse etica che unisce alla possibilità di fare trading reale anche un’accademia di educazione finanziaria.

Nel suo vademecum Guido Albi Marini spiega perché il 90% dei trader fa sempre gli stessi 6 errori. “Non è che ognuno che perde fa un errore diverso e solo suo. Ognuna di quelle persone fa uno dei 6 errori. Alcuni riescono a farli tutti o quasi, ma anche chi ne fa uno solo non può avere successo nel trading”.

1. Le false aspettative – Arrivare impreparati sul campo di battaglia

È facile fare trading? No, è facilissimo invece mettere un trade. Questa differenza, sottolinea Guido Albi Marini, non sempre è chiara nella mente di chi si avvicina al trading. Il trading è un sottile equilibrio tra profitti e perdite che deve essere gestita con grande professionalità.

Purtroppo, la maggior parte dei trader novizi non si rendono conto che, essendo il trading una attività a “somma zero”, se c’ è uno che ha guadagnato, ci sarà qualcuno che avrà perso da qualche parte (magari indirettamente e non con lo stesso trade) e che non ci sono categorie principianti e categorie professionisti. Si è tutti nella stessa arena e la logica deve portare a pensare che in genere avrà la meglio chi lo fa da anni ed ha la giusta preparazione e non chi è appena arrivato sul campo. Le varie pubblicità invece vogliono l’attenzione unicamente sulle vincite e sulla loro facilità.

2. Concentrarsi molto sul segnale di entrata e poco su quello di uscita

La maggior parte delle persone spende tutte le proprie energie cercando il segnale migliore (molti addirittura cercano quello infallibile, che non esiste) per entrare in un trade, lasciando poi al “buon senso” il momento in cui uscire da quel trade. In realtà, spiega Guido Albi Marini, il trading è un sottile equilibrio tra target e stop loss e, come tale, entrambe le variabili hanno la stessa importanza. Meglio cercare un segnale non “perfetto” ma accompagnarlo da uno studio importante del momento in cui uscire invece che trovare un segnale “molto buono” e poi uscire a caso.

3. Credere che le perdite facciano solo parte dell’attività di trading del principiante e che quelli bravi ne subiscano davvero poche

Le operazioni in perdita sono una costante per il trader. La differenza tra un trader profittevole ed un principiante è la capacità del primo di gestirle, riconoscendo esattamente quando il succedersi di tali perdite significa che il mercato, per quella determinata strategia, ha smesso di funzionare. Una strategia infatti non è altro che la misurazione delle reazioni del mondo (e qui intendiamo tutti i partecipanti in quel mercato, dai market makers al trader dilettante) ad un certo movimento dei prezzi.

A volte questa reazione non avviene e il trader accusa una perdita. Se il trade era stato effettuato in base alle misurazioni del passato e la sua entrata ne era la corretta conseguenza, allora anche la perdita non è un problema. Ma ad un certo momento, inevitabilmente, la reazione del mondo a quel movimento, non solo non avviene con la frequenza analizzata osservando il passato, ma inizia ad essere diversa e non può più essere tradata con la tecnica usata fino a quel momento che deve essere sostituita. Questo momento di sostituzione è di fondamentale importanza, avvisa Guido Albi Marini, e solo un trader che ha studiato ed è preparato è in grado di accorgersene, in modo da poter sostituire la strategia precedente con una nuova e profittevole.

Nei corsi della Joe Ross Fair Trading gli studenti imparano, in maniera oggettiva, a individuare il momento in cui una strategia studiata ed applicata fino a quel momento non è più utilizzabile: https://www.tradingeducators.education/corsi-di-formazione.

4. Fare trades il cui rischio è troppo alto per il proprio livello di tolleranza al rischio o di dimensione del conto

Sulla carta e in simulazione è tutto facile. Se si subiscono una serie di perdite di seguito, basta spostare il mouse in avanti ed in meno di un secondo si è alla settimana successiva che, essendo cambiato il trend del mercato, ci mostra una serie di profitti di notevole valore. Tutto a posto fin qui, scrive Guido Albi Marini.

Nella realtà, invece, la serie di perdite si svolge, per esempio, durante l’arco di una intera settimana, e sono perdite di denaro reale. Il trader, la cui unica esperienza di confronto è la simulazione il cui ricordo è sempre positivo, non riesce a comprendere, nel suo subconscio, perché in simulazione tutto andava bene mentre nella realtà niente funziona. In realtà tutto sta funzionando esattamente come quando era in simulazione; solo la sua percezione è differente. Questo meccanismo è tanto più violento quanto maggiore è stato il rischio a cui il trader si era esposto per ogni operazione. Effettuando trades il cui rischio è talmente piccolo da essere “ridicolo”, si evita completamente questa situazione di stress, riuscendo a seguire il normale flusso di perdite e di profitti che, in presenza di un piano di trading efficace e con la capacità di comprendere quando è il caso di cambiare strategia (vedi punto 2), porterà le dovute soddisfazioni in una situazione mentale di completa tranquillità.

5. Voler recuperare dopo una perdita

Strettamente collegato al punto 2 e al 3 è la situazione in cui il trader si “inventa” un trade quando è incorso in una perdita o prima di terminare la giornata in perdita. Tendenzialmente, spiega Guido Albi Marini, nessun trader di poca esperienza vuole terminare la giornata in perdita e pertanto, non appena si trova in “rosso”, inizia a fabbricarsi dei trades che non hanno altra motivazione se non “me lo sento”, “sono sicuro che vada di là” ecc. ecc.

Il risultato è che se il trade va bene, il trader inizia a abbandonare il suo piano di trading per tradare a “sensazione”, il che ovviamente non lo porterà lontano. Se invece il trade va male, a quel punto il trader raddoppia il suo rischio perché deve e vuole recuperare la doppia perdita; potete immaginare che cosa succede se anche questo trade si dimostra perdente: il loop verso il basso è a quel punto inevitabile e spesso il trader si brucia il conto.

6. Fare un tipo di trading che non è adatto al proprio carattere e alla dimensione del proprio conto

A causa del fiorire di pubblicità ingannevoli in merito ai risultati di ogni singolo tipo di trading e al fatto che ogni fornitore di formazione oppure ogni broker vuole “portare acqua al suo mulino”, il trader è sottoposto ad una informazione costantemente viziata che non gli permette di scegliere il tipo di trading adatto a lui.

Secondo Guido Albi Marini, un impulsivo non può fare day trading e sarebbe meglio studiasse e tradasse opzioni o spread. Una personalità molto calma può benissimo fare, se ha del tempo da dedicare al trading con costanza ogni giorno, del day trading. Se il conto di trading non è a due cifre, il trader può dedicarsi a fare trading su forex.

“Non è che qui possa fare una panoramica delle innumerevoli variabili, ma di certo sapere cosa è più adatto a sé stessi è uno dei primi passi per non trovarsi immersi in un ambiente non adatto alla propria personalità dove ogni azione va contro le proprie inclinazioni” conclude Guido Albi Marini.