Tornano le vendite sulle Borse europee. Madrid e Milano viaggiano controcorrente
Da Francoforte a Milano, da Parigi a Madrid è il segno meno a farla da padrona in apertura di scambi sulle principali Borse europee. Quando è trascorsa circa mezz’ora dall’avvio delle contrattazioni il Cac40 e il Ftse100 cedono circa lo 0,6%, mentre il Dax segna un -0,27%. Positivo l’Ibex35 che sale dello 0,8%.
In leggero rialzo il Ftse Mib, che registra un +0,05% a 13.8875,2 punti. Sul fondo del paniere c’è Fiat Industrial con una flessione di quasi tre punti percentuali, mentre Fiat lascia sul terreno lo 0,77%.
In rosso anche Finmeccanica (-1,48%) dopo i forti rialzi segnati alla vigilia. Intonazione positiva per il comparto finanziario che sostiene la ripresa di Piazza Afafri: le migliori sono Mediolanum e Unicredit che salgono di circa il 2%. +1,5% per Ubi Banca.
Performance altalenanti che mostrano un atteggiamento prudente da parte degli investitori. Prudenza di fronte alla decisione dell’Alta corte costituzionale tedesca di rinviare la decisione sul fondo salva Statie sul fiscal compact. Al termine dell’udienza non è stata presa alcuna decisione, e non è stata annunciata la nuova data in cui si riuniranno. Il presidente della Corte costituzionale teutonica, Andreas Vosskuhle, ha dichiarato che la decisione sui ricorsi è un “lavoro difficile”.
Nessuna sorpresa è invece giunta questa mattina dall’inflazione tedesca. Il dato definitivo di giugno registra un incremento su base annuo pari all’1,7%. Su base mensile si registra un calo frazionale, -0,1%. Le letture sono allineate alle stime preliminari. “Una lettura ampiamente sotto il 2% potrebbe innescare la speculazione di un prossimo taglio dei tassi da parte della Bce a fine luglio” commentano da Cmc Markets.
Oltreoceano sono diversi i fattori da monitorare. Innanzi tutto questa sera ci sarà la pubblicazione delle minute della Fed relative alla riunione del 19-20 giugno. “Si aspetta di leggere le minute dell’ultima riunione Fed per poter successivamente analizzare al microscopio qualsivoglia riferimento ad un possibile spiraglio di QE prima della fine dell’anno – aggiungono gli esperti – anche se da parte nostra lo consideriamo un’opzione piuttosto improbabile per diversi motivi, tra cui lo stato di salute dell’economia Usa che non è così malfermo da richiederlo, e il fatto di trovarsi a pochi mesi dalle elezioni presidenziali è un ulteriore elemento di scoraggiamento”. Un elemento di incertezza è dato da un avvio delle stagione delle trimestrali non così “incoraggiante”.