Si ricomincia. Dopo la tempesta torna il sereno sulle Borse. Nella notte Wall Street ha recuperato punti e al termine delle contrattazioni ha limitato le perdite, con il Dow Jones che ha registrato un calo dello 0,23% e il Nasdaq dello 0,12%. Questa mattina Tokyo ha registrato un progresso dello 0,66%. E così sono tornati gli acquisti anche sui mercati europei in un clima di pesante incertezza però.
A Milano il Ftse All Share sale del 2,3% e il Ftse Mib del 2,42%. Parigi registra un progresso del 2,55%, Londra dell’1,66% e Francoforte dell’1,57%. Sullo sfondo restano intatti i dubbi di un profondo disagio che fa trasparire la paura di una nuova crisi di liquidità. Sono passati solo due anni dal fallimento di Lehman Brothers e oggi gli investitori si ritrovano a fare i conti con uno scenario in cui il futuro dell’euro vacilla.
La mancanza di certezze e di regole chiare in grado di riscrivere il funzionamento dei mercati è il nuovo tarlo di chi opera in Borsa. Come se non bastasse il piano di austerity varato da alcuni stati dell’eurozona mette l’accento sul dubbio che possa essere bloccata la timida ripresa in corso. Ieri nell’Eurocaos sono andati in fumo 113 miliardi di euro. E per alcuni money manager la tendenza ribassista potrebbe continuare.
Secondo gli analisti del Credit Suisse trovare il filo della matassa in Europa non sarà un’impresa facile, ma in questa fase è necessario fare chiare distinzioni. A loro avviso la ristrutturazione del debito degli stati del Vecchio Continente è poco probabile nell’immediato perché la priorità è un’altra. “I tentativi di ristrutturazione del debito dei Paesi periferici, Grecia inclusa, sono poco probabili nel breve termine dal momento che è necessario mettere in atto misure brutali di austerity, non solo pianificarle, e di contenere i rischi sul settore finanziario”, osservano.
Grecia, Italia e gli altri Paesi hanno deciso di parlare con una voce sola attraverso un’azione congiunta, che si sta sviluppando attraverso l’implementazione di misure di austerity dopo che Unione europea e Fondo Monetario internazionale hanno lanciato una ciambella di salvataggio da un trilione di dollari per aiutare proprio quei Paesi più indebitati come Grecia, Spagna e Portogallo, con l’intenzione di rafforzare la moneta unica e contenere i problemi fiscali.
Mentre la Germania continua ad andare per la sua strada, tracciando la prima bocca di un documento che contiene il divieto delle vendite allo scoperto, accusate da più parti di aver contributo negli ultimi anni ai ribassi dei mercati. Ad ogni modo, nonostante l’evidenza, gli analisti del Credit Suisse ritengono che i debiti di Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda siano quelli più a rischio, mentre i quelli di Stati Uniti, Cina, Germania, Svizzera, Australia, Italia, Giappone e Canada presentino minori rischi. “Ovviamente è chiaro che c’è una immaturità strutturale nell’eurozona ad affrontare il problema. Questa è la ragione principale della crisi del debito dei Paesi periferici”, denunciano gli esperti svizzeri.
Gerard Minack di Morgan Stanley osserva come “i mercati mondiali stiano affrontando adesso due problemi: lo stress finanziario in Europa e le preoccupazioni che riguardano la crescita globale. Le tensioni in Corea sono solo la ciliegina su una torta già guasta”. Secondo questo esperto “le crisi sono da sempre il chiodo fisso dei mercati da cui partire per valutare gli sforzi dei politici makers di controllare gli eventi piuttosto che andare a fondo. Dal momento che i cliché passano – osserva Miniack – l’unica cosa che adesso conta è che si inviti a un maggior senso di responsabilità dai vari governi dei Paesi dell’eurozona”.
Per il Credit Suisse i recenti sforzi messi in campo delle authority europee per contenere la crisi sono stati portati avanti con un’obiettivo preciso: quello di “guadagnare tempo per negoziare nuovi e sostenibili termini di una riforma di carattere sia politico sia fiscale che prevenga una crisi di fondi e liquidità per le banche europee”. Ieri lo si è visto ampiamente: sulle Borse è andata in onda una seduta ad alta gradazione di volatilità.
In alcune trading room nel pomeriggio era arrivata a circolare la voce di una possibile azione congiunta tra Bce, Fed e Bank of England per allargare la base monetaria. L’esacerbarsi di questa situazione potrebbe spingere proprio a una nuova crisi di liquidità, dicono in molti. E i sintomi sui mercati del reddito fisso non lasciano scampo ad interpretazione alternative. Sempre ieri l’allargamento degli spread soprattutto per i decennali italiani e spagnoli e i rialzi che hanno interessato i cds sui debiti sovrani hanno disegnato in modo chiaro i contorni dell’attuale crisi.
Oggi almeno per il momento le armi sembrano essere state deposte. Il Bund future scambiato all’Eurex ha avviato la seduta in calo. Il derivato sul decennale tedesco, che ha aperto a quota 129,13, passa ora di mano a 129,04, in ribasso di 27 centesimi rispetto al riferimento di ieri. Lo spread BTp/Bund oscilla sui 141 punti base (139 ieri).