Titoli della difesa ancora sotto la lente, tra vertice Nato e Consiglio Ue. E Citi taglia tre titoli

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Il prossimo vertice Nato deve ancora iniziare ma si preannuncia come un punto fondamentale per il futuro della difesa europea. In programma all’Aia, nei Paesi Bassi, a partire da oggi 24 giugno e fino al 26 giugno, i leader della Nato si incontreranno per parlare di temi strategici come l’incremento della spesa militare all’autonomia industriale del continente.
Non solo, ma giovedì e venerdì, i leader europei si sposteranno a Bruxelles per il Consiglio Europeo, incentrato proprio sulle implicazioni strategiche emerse dal summit della difesa. “Il tutto in aggiunta all’incontro bilaterale UE-Canada, dove verrà siglata un’intesa per rafforzare la cooperazione nel procurement militare, nel quadro del programma “Re-Arm Europe””, spiega Gabriel Debach, market analyst di eToro.
Una settimana piena di impegni per i titoli della difesa, che questa settimana saranno sotto la lente di ingrandimento dopo mesi di crescita sui mercati.
Il caso della Spagna
Un vertice che però nasce già con i buoni auspici per il settore della difesa, vista l’intesa sul nuovo target di spesa militare al 5% del Pil entro il 2035. L’asticella dovrà essere composta da un 3,5% di spesa militare “classica” e dal restante 1,5 per investimenti nelle tecnologie a doppio uso, civile e militare, e potrà essere evasa centrando gli obiettivi di capacità assegnati dall’Alleanza ai 32 Paesi membri.
Superato quindi il muro della Spagna, da sempre contraria ad aumentare gli investimenti nel settore della difesa, con l’impasse che sembrava si fosse risolto con un’esenzione della Nato per quanto riguardava il Paese iberico, che avrebbe destinato invece il 2,1% invece del 3,5. Ma su questo punto c’è un giallo, se così lo vogliamo chiamare: se il segretario generale Mark Rutte ha specificato che l’accordo non prevede una “clausola di esenzioni” dagli impegni comunemente decisi, il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha pubblicato su X la lettera che gli ha inviato il segretario generale della Nato, confermando per la Spagna “la flessibilità per determinare il proprio percorso sovrano per raggiungere gli obiettivi di capacità”. Sanchez suggerisce si tratti di una deroga.
Ma i titoli della difesa non festeggiano
Tuttavia, l’entusiasmo per questi numeri non convince del tutto gli analisti, con la maggior parte dei titoli della difesa che hanno aperto oggi in rosso. A pesare sul sentiment è stato anche il giudizio negativo di Charles Armitage, analista di Citigroup, che ha declassato le aziende Renk, Saab e Hensoldt portando entrambe le raccomandazioni a vendere (rating sell) in vista del summit Nato.
Armitage avverte che, guardando al medio termine, “i prezzi attuali di titoli come Renk e Hensoldt incorporano aspettative di crescita che potrebbero rivelarsi troppo ottimistiche rispetto ai reali margini di investimento nella difesa tradizionale”. A suo avviso, è probabile che si apra presto un dibattito sulla sostenibilità di questi impegni di spesa da parte dei singoli Stati. La decisione di Citi sta avendo contraccolpi anche sui titoli del settore quotati a Milano: Avio, Fincantieri e Leonardo (quest’ultima oggi stacca il dividendo) perdono circa il -3%.
Il settore della difesa ha visto una forte crescita in Borsa a partire da febbraio 2022, sull’onda dell’invasione russa dell’Ucraina. Rheinmetall, in particolare, ha visto il proprio valore moltiplicarsi per venti rispetto ai livelli prebellici. Ma ora, il mercato sembra voler distinguere con maggiore attenzione tra entusiasmo politico e fondamentali economici.
L’Europa vuole essere più dipendente sulla difesa
Durante il vertice, uno dei temi destinati a guadagnare slancio è la definizione – seppur non formalizzata – di una Strategia industriale europea per la difesa (EDIS). Si sta consolidando infatti la convinzione che l’Europa debba rafforzare la propria autonomia strategica in ambito militare, soprattutto alla luce dell’attuale incertezza che caratterizza le relazioni transatlantiche.
“L’Europa riconosce sempre più l’urgenza di ridurre la propria dipendenza da fornitori esterni, in particolare dagli Stati Uniti, e di sostenere una base industriale della difesa più resiliente e autosufficiente – afferma Aneeka Gupta, director of macroeconomic research di WisdomTree – Per raggiungere tali obiettivi, alcuni paesi dell’Ue scelgono di procurarsi soluzioni per la difesa all’interno dell’Europa con l’obiettivo di sostenere la propria base industriale e ridurre le dipendenze esterne, in particolare dai sistemi statunitensi, alla luce delle preoccupazioni circa l’affidabilità transatlantica futura”.