Tim: Consob e Governo stringono le maglie attorno a Vivendi. Ecco perché Bollorè non vuole piegarsi a Roma
L’affaire Telecom Italia continua a far parlare di sé. Il Governo e le autorità di vigilanza italiane non lasciano il mordente ed insistono nel procedimento verso la società francese Vivendi per approfondire il suo ruolo all’interno della compagnia tlc italiana.
Secondo fonti di stampa nazionale di oggi, la Consob avrebbe chiesto ai membri del collegio sindacale di Telecom Italia dettagli sul ruolo esercitato da Vivendi nel gruppo. Nel frattempo, i cinque membri del Cda di Telecom Italia eletti da fondi avrebbero chiesto di inserire nell’ordine del giorno della prossima riunione (in agenda i primi di settembre) una discussione sulla governance della società. Sempre a settembre poi, l’azienda dovrà nominare un nuovo Ad, carica ricoperta ad oggi ad interim dal Presidente Arnaud de Puyfontaine.
Perché Vivendi non vuole il controllo “di fatto” di Telecom Italia?
Se Vivendi dichiarasse di controllare de facto Telecom Italia, sarebbe costretto a consolidare l’enorme debito del gruppo nei suoi conti e darebbe a Roma la possibilità di esercitare la “golden power”, per salvaguardare le imprese di interesse nazionale.
Telecom Italia infatti ha sulle spalle un debito consolidato che supera i 27 miliardi di euro (secondo gli ultimi dati di bilancio al 30 giugno scorso). Secondo quanto ha scritto il quotidiano La Repubblica nell’edizione di martedì scorso “per questo motivo, Vivendi lascerà l’enorme debito di Telecom Italia ben fermo a Roma e non lo acquisirà consolidato dentro il suo bilancio”.
Oltre a dribblare la zavorra del debito, Bollorè vuole evitare che il Governo italiano possa appellarsi alla legge sulla “golden power”. Con l’istruttoria voluta dal governo per verificare se Vivendi abbia di fatto assunto il controllo di Telecom Italia, infatti, potrebbero essere riscontrati i presupposti per far scattare la legge del “golden power”, volta a proteggere gli asset ritenuti di importanza strategica per il Paese.