Ti Media: il titolo crolla a Piazza Affari dopo l’uscita di scena di Mediaset
La gara per la conquista di La7 ha scatenato la bagarre tra i principali gruppi televisivi mettendo sull’ottovalente il titolo Telecom Italia Media a Piazza Affari. Dopo un’altra brillante performance di ieri che ha portato l’azione a chiudere di quasi il 22%, oggi il titolo sembra pagare l’uscita di scena di Mediaset, segnando un calo dell’8,61% a 0,209 euro.
Mediaset fuori dai giochi
Ieri sera, in comunicato dai toni accesi, la società di Cologno Monzese si è sfilata dalla lista degli acquirenti per La7 spiegando che “Al fine di evitare ulteriori strumentalizzazioni e voci interessate prive di qualsiasi fondamento”, la società “si vede costretta a intervenire sul caso Ti Media comunicando di aver ricevuto il 15 giugno un formale invito da Mediobanca a manifestare eventuale interesse per ottenere l’information memorandum relativo alla cessione. Interesse che è stato confermato da Mediaset il 22 giugno”. Ma poi “già a luglio l’esame dei dati in nostro possesso ha ribadito l’orientamento che ha sempre sconsigliato alla nostra società qualsiasi impegno relativo agli asset in vendita del gruppo Telecom. Orientamento che non si è mai modificato e che confermiamo a tutt’oggi”. E la sferzata finale: “Chiarita pubblicamente la nostra estraneità all’operazione fin da prima della pausa estiva, auspichiamo – conclude la nota – che il processo di cessione prosegua con successo – e con nuove brillanti performance borsistiche – senza più utilizzare il nome della nostra società per creare visibilità e interesse intorno alla dismissione di un’attività in cerca di acquirenti che vanta risultati di bilancio da sempre negativi”.
Un’ulteriore “precisazione” è poi giunta in serata dall’amministratore delegato di Mediaset, Piersilvio Berlusconi, che in un’intervista all’Ansa non si spiega il perché un colosso come Telecom, con tutte le perdite e gli investimenti già sostenuti negli anni dovrebbe disfarsi di un gioiellino, come lo chiamano in molti.
Bernabè: La7 non verrà ceduta a qualsiasi prezzo
Sulla faccenda è intervenuto con chiarezza anche il presidente di Telecom, Franco Bernabè: La7 non verrà ceduta a qualsiasi prezzo e verranno presi in considerazione i diversi progetti industriali contenuti nelle offerte. Offerte che dovranno essere consegnate entro il 24 settembre, mentre giovedì 27 si riunirà per esaminarle il Cda dell’ex monopolista. Date che la società italiana delle tlc ha tenuto a sottolineare e a confermare, anche su richiesta della Consob, in una nota stampa pubblicata nel tardo pomeriggio di ieri, spiegando che “solo sulla scorta dell’analisi delle offerte ricevute saranno definiti i passi successivi e la relativa tempistica”.
Anche l’Espresso ha detto la sua, smentendo qualsiasi tipo di trattativa con Sky Italia su ipotetiche alleanze nella televisione digitale. “Il rapporto commerciale con Sky Italia – precisa la nota – riguarda principalmente l’affitto di capacità trasmissiva per il canale in chiaro Cielo e non ha alcun legame con l’attività di editore televisivo del gruppo Espresso nel digitale terrestre”. Al tempo stesso, però, il gruppo della famiglia De Benedetti considera indispensabile un assetto del settore televisivo nazionale “che non penalizzi la propria attività rispetto alle emittenti del cosiddetto duopolio al fine di scongiurare il rischio di ritorno a una situazione di scelta blindata per gli utenti simile a quella del telecomando degli anni ’90”. Una apertura ad un interessamento per la La7 oppure un semplice monito al non ritorno del duopolio?
La lista dei possibili acquirenti
Tra i possibili compratori rimarrebbe ora in gara, tra gli altri, il grande rivale del Biscione, ovvero Sky di Rupert Murdoch. Il gruppo del magnate australiano sarebbe infatti interessato sia alle frequenze televisive sia a La7 e Mtv. L’interesse intorno a La7 vede coinvolti anche altri colossi dell’informazione come Discovery Channel e i tedeschi di Rtl. Senza dimenticare l’operatore telefonico H3g, il fondo Clessidra, che secondo alcune voci punterebbe a Ti Media nel suo complesso con l’aiuto di un socio industriale e il gruppo Cairo.