Il Tesoro benedice l’opzione bad bank nazionale, ma senza utilizzo di risorse pubbliche
Benedizione del Tesoro all’utilizzo delle bad bank nazionale a patto che non si richieda l’utilizzo di risorse pubbliche. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze in una nota su “stretta creditizia e bad bank” diffusa questo pomeriggio sottolinea come guardi con favore a tutte le iniziative che gli operatori del credito e della finanza stanno mettendo in campo per alleggerire il proprio patrimonio dai prestiti deteriorati, liberando così capitale da impiegare a sostegno delle imprese e dei consumi. “In Italia – prosegue il Tesoro – questo settore può beneficiare delle innovazioni rese possibili da pratiche già diffuse in altri paesi e per le quali esiste una consistente esperienza presso diversi operatori internazionali”.
Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha auspicato un’evoluzione del settore nella direzione di una razionalizzazione della gestione dei crediti, attraverso maggiore efficienza delle procedure e trasparenza negli attivi. Il Governatore di Bankitalia nel corso del suo intervento all’Assiom Forex ha aperto alla creazione di una bad bank nazionale, cioè un veicolo in cui far confluire tutti i crediti bancari di difficile riscossione.
Non necessario utilizzo risorse pubbliche nazionali o comunitarie
Da via XX Settembre si sottolinea poi come il Governo contribuisca con la propria azione a rimuovere le cause della stretta creditizia anche attraverso fondi di garanzia e veicoli di sostegno degli investimenti, quali la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e il Fondo Italiano d’Investimento (FII), e valuta positivamente iniziative anche di natura consortile di operatori di settore ma ritiene che a tale scopo non sia necessario l’impiego di risorse pubbliche nazionali o comunitarie.
Da via XX Settembre si sottolinea poi come il Governo contribuisca con la propria azione a rimuovere le cause della stretta creditizia anche attraverso fondi di garanzia e veicoli di sostegno degli investimenti, quali la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e il Fondo Italiano d’Investimento (FII), e valuta positivamente iniziative anche di natura consortile di operatori di settore ma ritiene che a tale scopo non sia necessario l’impiego di risorse pubbliche nazionali o comunitarie.
Le indiscrezioni circolate settimana scorsa indicavano Intesa Sanpaolo e Unicredit già all’opera per la creazione di una bad bank in comune dove far confluire i crediti difficili, coinvolgendo il fondo Usa di private equity Kkr.