Notizie Notizie Mondo Tesla alza i prezzi di due modelli negli Usa, ma non cambia la strategia di tagli

Tesla alza i prezzi di due modelli negli Usa, ma non cambia la strategia di tagli

21 Aprile 2023 16:13

Dopo una serie di tagli che hanno frenato la redditività e la performance borsistica di Tesla, il produttore di veicoli elettrici ha annunciato oggi un lieve rialzo dei prezzi per le versioni Model S e X negli Stati Uniti. Intanto crescono le preoccupazioni dei concorrenti nel settore delle auto elettriche e degli azionisti della società di Elon Musk, che ieri ha chiuso con un crollo del 9,7%, dopo i conti e l’apertura a nuovi tagli dei prezzi, anche a discapito dei margini.

Tesla alza il prezzo dei veicoli Model S e X negli Usa

Tesla ha aumentato di 2.500 dollari, ovvero del 2-3%, i prezzi di tutti i suoi modelli di fascia alta negli Usa: Model S e Model X. Nel dettaglio, secondo quanto riportato dal sito web della casa automobilistica, la Model X costa ora 97.490 dollari, il 2,6% in più rispetto a prima, mentre il prezzo della Model S è stato incrementato di circa il 2,9%, a 87.490 dollari.

Le Model S Plaid e Model X Plaid (le versioni ad alte prestazioni dei due modelli in questione) costano invece 107.490 dollari, rispetto ai 104.990 precedenti.

Ciononostante, i prezzi di tutti e quattro i modelli rimangono tra il 16% e il 23% più convenienti rispetto all’inizio dell’anno. Il titolo ha aperto la seduta odierna sostanzialmente invariato, dopo il crollo di ieri.

Rialzi marginali rispetto ai tagli

La mossa di Tesla arriva dopo una serie di tagli, ben sei da inizio anno negli Usa, finalizzati ad incrementare i volumi di vendita, anche a discapito della redditività. Gli stessi prezzi delle versioni Model S e Model X erano stati tagliati di 5.000 dollari all’inizio del mese, dopo aver riferito che le consegne di tali veicoli sono diminuite del 38% nel periodo gennaio-marzo.

Due giorni fa, il colosso delle auto elettriche ha abbassato i prezzi del crossover Model Y e della berlina Model 3 per la seconda volta nel corso di aprile. L’obiettivo dichiarato è quello di aumentare i volumi di vendita dei veicoli destinati al mercato di massa, anche a costo di sopportare un calo della marginalità.

L’incidenza dei veicoli di fascia alta è infatti molto meno significativa per i profitti rispetto alle versioni Model 3 e Model Y. Nel primo trimestre, la società ha venduto solamente 10.695 veicoli Model S e X, pari a circa il 2,5% del totale consegne, contro le 412.180 unità di Model 3 e Model Y.

I tagli frenano la marginalità nell’ultimo trimestre

I tagli aggressivi dei prezzi si sono riflessi in maniera inequivocabile sui risultati trimestrali diffusi questa settimana da Tesla. La società ha registrato il margine lordo trimestrale più basso degli ultimi due anni, al di sotto delle aspettative di mercato, proprio a causa delle riduzioni dei prezzi in alcuni mercati, tra cui Stati Uniti e Cina, per stimolare la domanda e consolidare quote di mercato rispetto alla crescente concorrenza.

In particolare, il margine lordo è sceso al 19% nei tre mesi, al di sotto della soglia dell’obiettivo di quest’anno fissato almeno al 20%, mentre il margine operativo è calato all’11,4%, pur restano nettamente al di sopra di quelli dei concorrenti: nel 2022, General Motors ha registrato un margine operativo del 6,6% e Ford Motor si è fermata al 4%.

Elon Musk ha affermato verrà data priorità alla crescita delle vendite rispetto ai profitti, in un contesto macroeconomico debole che rischia di frenare le vendite di automobili. “Riteniamo che spingere nella direzione di volumi più elevati e una flotta più ampia sia la scelta giusta rispetto ad avere volumi inferiori e margini più alti”, ha dichiarato il Ceo agli analisti.

Musk
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Ford lancia l’allarme per i produttori di auto elettriche

Proprio nelle ultime ore, il Ceo di Ford Motor, Jim Farley, ha espresso la sua preoccupazione riguardo alla possibilità che Tesla possa dare il via a una guerra dei prezzi nel settore dei veicoli elettrici.

I tagli di Tesla, infatti, stanno causando ripercussioni in tutto il settore automobilistico, in particolare per le società che cercano di stare al passo con il produttore di veicoli elettrici. Le riduzioni di prezzo pongono sfide significative per i concorrenti che non hanno ancora sviluppato catene di approvvigionamento e produzione avanzate come quelle dell’azienda di Elon Musk.

Farley ritiene comunque che la strategia di Tesla sia del tutto razionale e non debba sorprendere. La posizione di Tesla nell’elettrico, a ben vedere, ricorda un po’ quella della stessa Ford ai primi del ‘900, quando l’invenzione della catena di montaggio spinse fuori mercato altre case automobilistiche, abbassando i costi a livelli insostenibili per altre aziende.

Musk ha comunque chiarito mercoledì che Tesla non sta cercando di estromettere i concorrenti dal mercato, ma di rendere le sue auto più accessibili tra l’aumento dei tassi di interesse e l’inflazione ostinata. “Ogni volta che la Fed alza i tassi di interesse, è come se alzasse i prezzi delle auto”, ha aggiunto, ricordando che, nelle fasi di incertezza, i consumatori sono soliti “posticipare i grandi nuovi acquisti, come quelli di una nuova auto”.

La lettera di un gruppo di azionisti contro Musk

Intanto, Musk deve fare i conti anche con i malumori di un gruppo di investitori, che accusano la società di cattiva gestione e hanno inviato una lettera aperta alla presidente Robyn Denholm e al direttore Ira Ehrenpreis.

Secondo i 17 azionisti, che detengono oltre 1,5 miliardi di dollari di azioni Tesla, Musk sarebbe distratto dai suoi altri molteplici impegni e questo creerebbe problemi di governance. Preoccupazioni che si riflettono nella quotazione del titolo, che ha perso metà della sua capitalizzazione di mercato nell’ultimo anno, da quando Musk ha rivelato per la prima volta la sua partecipazione in Twitter.

La lettera prosegue con un elenco di altri problemi, tra cui: il contenzioso dell’azienda con lo stato della California per il trattamento dei dipendenti neri nella fabbrica di Fremont; l’uso dell’arbitrato obbligatorio e il licenziamento dei dipendenti coinvolti in un’organizzazione sindacale a Buffalo; l’apertura di uno showroom a Urumqui, capitale della regione autonoma uigura dello Xinjiang in Cina, regione in cui sarebbero state commesse violazioni dei diritti umani.