Telecom prova a staccarsi dai minimi, sponda da conti. Mercato a caccia di novità su Open Fiber

Telecom Italia mette il turbo a Piazza Affari e prova ad allontanarsi dai minimi in area 0,45 euro. Una spinta rialzista arriva dai conti dei primi mesi del 2019 che nonostante la flessione sono risultati meno deboli delle attese. “I risultati – spiega Tim – fanno emergere i primi effetti dell’accelerazione impressa dal nuovo management nella riduzione dei costi e nella revisione e miglioramento dei processi interni con impatto sulla generazione di cassa”.
Per il capitolo operazioni straordinarie, è stato confermato il mandato all’a.d. Luigi Gubitosi di concludere la cessione di Persidera e dall’intesa con Vodafone sono invece sinergie per 100-150 milioni di euro. La seduta resta intonata al rialzo per il big italiano delle tlc non molla la testa al Ftse Mib con un guadagno di oltre il 3% a 0,47138 euro.
Telecom Italia e l’a.d. Luigi Gubitosi superano la prova dei conti
Per Telecom Italia il 2019 è iniziato con i ricavi che hanno mostrato una flessione del 4,6% a 4,47 miliardi (-2,9% a livello organico) e un margine operativo lordo (Ebitda) a 1,8 miliardi (-2,1% a livello organico), ma in deciso miglioramento rispetto al -9,9% registrato nell’ultimo trimestre 2018 e non del -5% come emergeva dalle stime di consensus pubblicate sul sito di Tim. L’utile netto attribuibile ai soci della controllante si è attestato a 165 milioni. La società precisa in una nota che il dato comparabile – calcolato escludendo l’effetto derivante dall’adozione degli IFRS 16 – è di 193 milioni, sostanzialmente in linea con l’anno precedente (199 milioni).
Per quanto riguarda l’Italia nel primo trimestre 2019, nel fisso si è registrato un incremento dei ricavi medi per utente (Arpu), che sono aumentati del 9,4% su abse annua, e del numero di clienti fibra, retail e wholesale (circa 6 milioni), con una crescita del 58% su base annua e del 10% rispetto al quarto trimestre 2018. Nel mobile la strategia portata avanti dal gruppo è quella “di focalizzarsi sulla qualità piuttosto che sui prezzi” e “il mercato è diventato più razionale soprattutto sui prezzi, comportando anche un’attenuazione significativa del fenomeno dei passaggi da un operatore all’altro (Mobile Number Portability)”.
Quanto all’indebitamento finanziario netto rettificato si è attestato a 28,583 miliardi al 31 marzo 2019, “e recepisce in particolare – spiega Telecom nel comunicato – l’incremento di 3,553 miliardi derivante dall’applicazione del nuovo principio contabile IFRS 16 (Leasing) dal primo gennaio 2019: non si rilevano più i canoni di locazione fra i costi per acquisti di beni e servizi ma deve essere rilevata nella situazione patrimoniale – finanziaria una passività di natura finanziaria rappresentata dal valore attuale dei canoni futuri”. Il dato contabile iscritto in bilancio è pari a 29,293 miliardi. Con i criteri contabili precedenti l’indebitamento netto rettificato sarebbe stato pari a 25,08 miliardi, in riduzione di 190 milioni rispetto a fine 2018.
Telecom è tornata a generare cassa, con un free-cash flow operativo positivo per 0,5 miliardi (negativo per 17 milioni al 31 marzo 2018). Per l’intero esercizio confermata la guidance di piano che prevede una leggera riduzione di ricavi e Ebitda, con una crescita attesa a partire dal 2020.
I dossier sul tavolo
Aspettando la conference call, che inizierà alle 14, durante la quale verranno illustrati i numeri del trimestre, sarà anche l’occasione per affrontare i diversi dossier sul tavolo. Andando al di là delle informazioni contenute nel comunicato stampa diffuso ieri sera che, sul fronte delle operazioni straordinarie, si soffermava solo su Vodafone e Persidera. Sul primo tema il management ha presentato al consiglio di amministrazione lo stato di avanzamento della partnership con Vodafone per la condivisione della rete mobile (con il coinvolgimento delle torri di Inwit) che si stima possa generare in prospettiva 100-150 milioni di sinergie su base annua. Sulla seconda questione, il board ha confermato il mandato al ceo Gubitosi di finalizzare la trattativa in esclusiva avviata in seguito alla ricezione dell’offerta vincolante per la cessione di Persidera (sul piatto l’offerta di F2i da 240 milioni di euro, su cui deve pronunciarsi il socio di minoranza Gedi)
Non è stato citato, almeno nella nota ufficiale, il discorso con Open Fiber di cui si è ampiamente parlato sulla stampa nazionale. “Una partita che si prospetta più complicata”, scrive “Il Sole 24 Ore” in edicola oggi sottolineando che “l’operazione deve districarsi tra il fuoco incrociato dei concorrenti e i problemi antitrust e regolamentari, che prima o poi andranno affrontati se si vuole andare avanti su questa strada. Lo scenario più accreditato al momento è la fusione per incorporazione di Open Fiber in Telecom con uno scambio azionario che non necessariamente presupporrebbe l’uscita di Enel dall’azionariato”. Secondo quanto spiega il quotidiano finanziario “un’operazione carta contro carta tra Tim e Open Fiber, al giusto prezzo, permetterebbe di dare maggior stabilità all’azionariato dell’incumbent con un rafforzamento della quota di Cdp che, oltre ad avere il 50% di Open Fiber, ha già anche quasi il 10% di Telecom. E permetterebbe a Enel di avere in portafoglio un asset liquido”.
E intanto ci sarebbero prove di dialogo tra Vivendi e Cassa Depositi e Prestiti. Secondo fonti ben informate, scrive “La Repubblica“, nelle ultime ore ci sarebbe stato un incontro tra Vincent Bolloré e il ceo Arnault de Puyfontaine con il presidente di Cdp Massimo Tononi e l’ad Fabrizio Palermo, per condividere alcuni temi strategici sul futuro di Telecom Italia. Fonti finanziarie riferiscono che il primo azionista francese (23,9% del capitale Tim) e la Cdp (9,9%) avrebbero a lungo discusso dei temi della governance e anche delle possibili evoluzioni su Open Fiber, di cui la Cassa controlla il 50% insieme a Enel. Interpellate al riguardo Cdp e Vivendi entrambe hanno risposto con un ‘no comment’.