Notizie Notizie Mondo Tassi Treasuries superano il 2,6%, la soglia ‘pericolo’ che ha provocato lo scontro Gundlach-Gross

Tassi Treasuries superano il 2,6%, la soglia ‘pericolo’ che ha provocato lo scontro Gundlach-Gross

18 Gennaio 2018 16:14

L’attenzione dei trader oggi non è rivolta tanto all’azionario, quanto ai movimenti che stanno interessando il mercato dei Treasuries, in particolare quelli a 10 anni. Per la prima volta dal marzo del 2017, infatti, i rendimenti dei bond Usa hanno superato la soglia del 2,6%.

Il rialzo dei rendimenti è accompagnato dal calo dei Treasuries (per la relazione inversamente proporzionale) che è stato scatenato principalmente, secondo alcuni analisti, dai dati migliori delle attese arrivati dal fronte macroeconomico della Cina, relativi al Pil (+6,8%), alla produzione industriale (+6,2%), agli investimenti in asset fissi (+7,2%).

In realtà il dato relativo alle vendite al dettaglio ha deluso le attese (+9,4% rispetto al +10,2% previsto dal consensus). Il rialzo rimane però di tutto rispetto e conferma la solidità dei fondamentali economici del paese.

I tassi dei Treasuries decennali al 2,6% mettono in allerta i trader: la soglia è infatti nota per essere il pomo della discordia tra Jeff Gundlach, numero uno di Doubleline e Bill Gross, ex Pimco e gestore di portafoglio del fondo Janus Global Unconstrained Bond Fund.

Proprio l’anno scorso, di questi tempi, Gundlach aveva criticato aspramente Gross, che aveva individuato nel livello dei tassi al 2,6% la fine del mercato toro per il mercato obbligazionario Usa.

Gundlach aveva invece identificato una soglia più alta, pari al 3%. Detto questo, Gundlach pochi giorni fa ha sottolineato che il superamento della soglia al 2,6% non solo avrebbe accelerato il sell off sui Treasuries, ma avrebbe avuto anche ripercussioni negative sull’azionario.

Nel suo outlook sui mercati per il 2018, Gundlach si è detto tra l’altro ribassista sui bond sovrani Usa.

I titoli di Stato americani potrebbero star scontando oggi anche alcune indiscrezioni secondo cui Apple potrebbe contribuire al loro ribasso, in quanto costretta a smobilizzare parte delle posizioni detenute per pagare la tassa una tantum sul rimpatrio degli utili, come stabilito nella strategia annunciata.

Un altro motivo che provoca le vendite sui Treasuries è il maggiore ottimismo sull’abilità del Congresso americano di raggiungere un accordo per evitare lo shutdown in Usa, ovvero il blocco delle attività amministrative provocato dalla mancanza di fondi per la mancata approvazione della legge annuale di rifinanziamento.

La spinta rialzista sui tassi ha un effetto domino anche sui rendimenti decennali dei Bund tedeschi, che avanzano al massimo in cinque mesi e mezzo, allo 0,58%, riportando il guadagno più sostenuto in una settimana. Su anche i rendimenti dei bond UK a 10 anni, che avanzano all’1,336%.

In generale, il maggiore ottimismo porta gli investitori a posizionarsi sugli asset reputati più rischiosi a dispetto del reddito fisso.

Sul sentiment inciderebbe anche un sondaggio di Bank of America, da cui è emerso che diversi gestori di fondi ritengono che il mercato toro continuerà a dominare l’azionario fino al 2019 e anche oltre, grazie alla crescita sincronizzata globale.

Intanto lo spread BTP-Bund scende di oltre 2 punti percentuali sotto la soglia di 140 punti base, con i tassi sui BTP decennali in flessione all’1,97% circa.