Tassi Fed: Powell verso nuovo taglio a novembre, ma esito elezioni Usa incombe su decisioni 2025
Le elezioni odierne per il nuovo presidente degli Stati Uniti sono ovviamente il focus centrale per i mercati, ma non bisogna dimenticare che anche la decisione della Federal Reserve di giovedì 7 novembre sarà un evento cruciale. Sebbene un taglio dei tassi di 25 punti base sia ampiamente previsto, sarà importante seguire con attenzione la conferenza stampa del governatore della Fed, Jerome Powell, per ascoltare quali indicazioni darà sull’attuale contesto economico e su come il prossimo inquilino della Casa Bianca potrebbe influenzare le prospettive future. Azioni, commenti ed espressioni della banca centrale americana potrebbero dunque movimentare i mercati finanziari, sempre più fiduciosi in una vittoria di Donald Trump.
Verso un taglio di 25 pb, ma la senatrice Warren esorta un’azione più aggressiva
Indipendentemente dall’esito delle elezioni presidenziali, nella riunione di questo mese la Fed dovrebbe tagliare i tassi di 25 punti base secondo il mercato, dopo la sforbiciata di 50 punti dello scorso settembre. La banca centrale americana sembra infatti più tranquilla su entrambi i fronti del suo mandato, vale a dire inflazione e occupazione, rispetto ai periodi precedenti di quest’anno.
“I funzionari della Fed sono sembrati più rilassati su entrambi gli aspetti del loro duplice mandato rispetto ai primi mesi dell’anno. – sostiene Goldman Sachs in vista dell’appuntamento di giovedì – Ciò dovrebbe rendere incontestabile un taglio di 25 pb alla riunione di novembre. Non ci aspettiamo revisioni significative della dichiarazione del Fomc o molte indicazioni per quanto riguarda le prossime riunioni”.
Ma come se la politica non incombesse già in questo meeting, ecco che ieri la senatrice Elizabeth Warren ha invitato la Fed ad attuare giovedì un ulteriore taglio di 50 punti base (0,50%), citando la recente discesa dell’inflazione verso l’obiettivo del 2%. In una dichiarazione congiunta con il senatore John Hickenlooper, la Warren ha sottolineato che questa sforbiciata aiuterebbe ad abbassare i costi dei prestiti e degli alloggi, consentendo a un maggior numero di famiglie di acquistare casa. “I recenti dati economici mostrano che l’inflazione è scesa al 2,1%, il valore più basso dal febbraio del 2021. Non c’è bisogno di tassi d’interesse restrittivi alla luce di questi dati. Anche se l’economia rimane forte, la domanda di lavoratori potrebbe diminuire a causa della politica monetaria restrittiva della Fed”, ha dichiarato.
Qualcosa potrebbe cambiare già a dicembre
Che un taglio dei tassi più aggressivo arrivi nella riunione di dicembre? O invece il contrario, che non arrivi affatto un’ulteriore riduzione? Dato che la Fed ha dichiarato molto chiaramente di essere fortemente dipendente dai dati, è troppo presto per avere un parere definitivo e il mercato appare ancora diviso. Non bisogna poi dimenticare che Joe Biden sarà ancora presidente fino al 20 gennaio 2025, quindi è probabile che il flusso di notizie macro rimarrà il fattore principale che guiderà le scelte della Fed anche nella successiva riunione di dicembre. Lo ricordano anche gli analisti di ING, secondo cui è probabile che si proseguirà con una riduzione dei tassi di 25 punti base anche a dicembre, portando quindi l’allentamento a 100 pb per quest’anno. Anche Goldman Sachs esclude al momento una accelerazione dei tagli da parte della Fed per l’ultima riunione del 2024: “riteniamo che sia un po’ prematuro. – dichiarano – Ci aspettiamo che i tagli rimangano consecutivi almeno fino a dicembre”.
L’esito delle elezioni influenzerà la politica della Fed nel 2025
L’esito delle elezioni presidenziali potrebbe avere invece qualche implicazione sulla politica della Fed a partire dal 2025. I potenziali cambiamenti di politica fiscale rappresentano infatti una fonte di rischio per il percorso di allentamento della banca centrale americana. Da una parte la vittoria di Trump dovrebbe garantire un contesto fiscale più dolce, che dovrebbe stimolare il sentiment e la spesa nel breve termine, ma dall’altra i dazi promessi, i controlli sull’immigrazione e l’aumento dei costi di finanziamento potrebbero creare un ostacolo. Al contrario, con una vittoria della Harris, un probabile aumento delle tasse e modesti aumenti della spesa metterebbero più pressione sulla Fed per effettuare tagli dei tassi e sostenere la crescita.
“Con un deficit che probabilmente si avvicinerà al 7% del Pil quest’anno e il prossimo, la Fed potrebbe ritenere che i tassi di interesse debbano essere lasciati un po’ più alti per compensare il sostegno fiscale al fine di raggiungere l’obiettivo del 2% di inflazione. – prevedono da ING – Alla luce di questa situazione, suggeriamo che potremmo arrivare al 3,5% di Fed funds entro l’estate se Trump diventasse presidente, ma potremmo vedere la Fed andare un po’ più a fondo e tagliare al 3% nella seconda metà del 2025 con una presidenza Harris”.
Dalle dichiarazioni finora rilasciate da Powell,la Fed sarebbe riluttante a rispondere a possibili cambiamenti di politica che rimangono al momento solo speculativi e potrebbe preferire attendere una maggiore chiarezza prima di riconsiderare le proprie prospettive economiche e i propri piani di azione. Tuttavia, anche Goldman Sachs vede “una maggiore incertezza sia sulla velocità dei tagli nel 2025 sia sulla destinazione finale”. Volendo fare una previsione, la casa d’affari si aspetta altri quattro tagli consecutivi nella prima metà del 2025 per arrivare a un tasso tasso terminale del 3,25-3,5%.