Suicidi e finanza: ruba $1,2 milioni di vini pregiati al suo capo. Si uccide ex Goldman Sachs
Nuovo suicidio nel mondo dell’alta finanza, questa volta non per scandali di natura finanziaria o per il troppo stress da lavoro, ma per il furto di vini pregiati.
A farla finita, buttandosi dal 33esimo piano della stanza d’albergo del Carlyle Hotel, nell’east side di Manhattan, è stato Nicolas De-Meyer, 41 anni, ex assistente del numero due di Goldman Sachs, il co-direttore generale David Solomon.
De-Meyer, accusato dal suo stesso capo di aver rubato vini pregiati per un valore superiore a $1,2 milioni nell’arco di due anni, si sarebbe dovuto presentare proprio ieri alla corte federale di New York per ammettere la propria colpevolezza.
In tribunale De-Meyer non è però mai arrivato: il suicidio è avvenuto alle 14.30 ora di New York della giornata di ieri, 9 ottobre 2018.
De-Meyer avrebbe rubato centinaia di bottiglie di vini pregiati da Solomon, che era stato insignito del premio Mr Gourmet dalla Society of Bacchus America. Almeno sette bottiglie provenivano dalla proprietà francese Domaine de la Romanee-Conti, tenuta produttrice di un Borgogna considerato “tra i vini migliori, più costosi e più rari al mondo”.
Solomon avrebbe acquistato questi vini per un valore di $133.650.
Il manager di Goldman Sachs e sua moglie hanno diramato un comunicato per esprimere il loro profondo cordoglio per la morte di De-Meyer, che “era stato considerato vicino alla famiglia per diversi anni.
“Io e Mary siamo profondamente rattristati nell’apprendere che Nicolas si è ucciso – ha detto Solomon in una nota diffusa tramite la stessa Goldman Sachs, riferendosi a sua moglie – Abbiamo tutti il cuore spezzato per la sua tragica fine“.
De-Meyer aveva lavorato come assistente di Solomon negli anni compresi tra il 2008 e la fine del 2016, fino al momento in cui il furto venne scoperto.
Tra le mansioni che il co-direttore generale del colosso bancario gli aveva affidato, c’era anche quella di ritirare le consegne dei vini pregiati, per trasportarli dall’appartamento di Manhattan di Solomon alla cantina dell’East Hampton. Un compito che l’assistente avrebbe svolto con diligenza fino a decidere di usare lo pseudonimo Mark Miller per vendere le bottiglie a un rivenditore di vini del Nord Carolina.
Dopo aver scoperto l’inganno nel novembre del 2016, Solomon accusò subito De Meyer, che confessò velocemente il reato, promettendo di restituire le somme indebitamente incassate.
Tuttavia, dopo un po’, l’ex assistente decise di fuggire dagli Usa e vagò per 14 mesi in giro per il mondo, rifugiandosi a Roma, Rio de Janeiro e Buenos Aires.
Tornato in America, è stato arrestato all’inizio dell’anno, dopo essere atterrato all’aeroporto di Los Angeles.
L’ex assistente ha poi trascorso i due mesi successivi in una prigione federale, prima di essere rilasciato grazie a una cauzione da $1 milione presentata da sua madre. Una cauzione che lo ha rimesso in libertà, e che ha firmato allo stesso tempo la sua condanna a morte.