Stress test Fed, piani di capitale: unità Usa Deutsche Bank bocciata, altolà a Goldman Sachs e Morgan Stanley
Bocciatura per l’unità americana di Deutsche Bank, promozione ma con riserva per due titani del mondo della finanza, come Goldman Sachs e Morgan Stanley. Questo, e molto altro ancora, è emerso nella seconda fase degli stress test, la Comprehensive Capital Analysis and Review, messa a punto dalla Fed, e giunta alla sua ottava edizione.
I risultati della prima parte degli stress test della Fed, resi noti lo scorso 21 giugno, hanno indicato che tutte le 35 principali banche esaminate hanno superato l’importante prova del nove, in cui è stata simulata una situazione di tonfo dell’azionario del 65% e di balzo del Vix a 60.
La seconda fase, la CCAR per l’appunto, è quella in cui a essere monitorati sono i piani di capitale degli istituti, attinenti alla politica dei dividendi o a eventuali lanci di operazioni di buyback.
Guardando ai singoli casi, Deutsche Bank ha visto la sua sussidiaria americana bocciata a causa di “lacune diffuse e gravi” nel suo piano. Come si legge nel comunicato della Fed, “il board si è opposto al piano di capitali presentato da DB USA Corporation, a causa di timori qualitativi. Tali preoccupazioni si riferiscono alla debolezza sostanziale ravvisata nelle competenze e nei controlli dei dati che sostengono il processo di pianificazione del capitale; e alla debolezza negli approcci e negli assunti da cui si parte per prevedere i livelli di fatturato e perdite in caso di stress“.
Il risultato degli stress test non impedisce in realtà al colosso tedesco di erogare dividendi agli azionisti in Germania. La sussidiaria Usa non potrà tuttavia staccare alcun dividendo alla casa madre tedesca, a meno che la misura non venga approvata dalla Fed.
Certo, l’analisi ha messo in evidenza che DB USA riuscirebbe a sopravvivere in caso di recessione, ma le “debolezze individuate sollevano preoccupazioni sulla capacità di DB USA di determinare in modo efficace i suoi bisogni di capitale“.
In un comunicato stampa, Deutsche Bank, alle prese con le forti perdite che continuano ad affossare il suo valore di mercato, ha affermato che la sua divisione americana ha fatto “investimenti significativi”, per migliorare la pianificazione del capitale, i controlli e l’infrastruttura.
Goldman e Morgan Stanley, alt piani buyback e dividendi
Il Board della Fed non ha obiettato ai piani di capitale di Goldman Sachs e Morgan Stanley, il che significa che entrambe le banche manterranno ai livelli degli ultimi anni le loro politiche di distribuzione di capitale, senza potere alzare i dividendi.
I capital ratio di entrambe le banche, infatti, in base ai piani proposti e a causa di una riduzione di capitale straordinaria provocata dai cambiamenti alla legge fiscale (leggi riforma Trump) sono scesi sotto i livelli richiesti, nel caso di uno scenario ipotetico.
Detto questo, tale riduzione straordinaria non riflette secondo la Fed la performance delle banche in una condizione di stress e gli istituti possono aspettarsi di conseguire utili al netto delle tasse, andando in avanti.
Si può dire dunque che Goldman Sachs e Morgan Stanley sono state promosse, ma con riserva, visto che non potranno aumentare i pay-out che versano ai loro azionisti. In questo contesto, è aumentato lo scetticismo degli analisti sulla capacità dei due colossi newyorchesi di incrementare i dividendi.
Il motivo per cui la Fed ha detto alt a Morgan Stanley e Goldman Sachs risiede nel fatto che le due banche avevano inizialmente presentato piani eccessivamente aggressivi, che avrebbero fatto scendere i livelli di capitale, secondo la Banca centrale Usa, al di sotto delle soglie considerate accettabili.
Goldman Sachs ha reso noto intanto che non garantirà agli azionisti ritorni superiori a $6,3 miliardi sotto forma di capitale, a partire dal terzo trimestre di quest’anno. La banca capitanata da Lloyd Blankfein aveva annunciato un piano di aumento dei dividendi di 5 centesimi, a 85 centesimi per azione: ma la novità non diventerà operativa prima del secondo trimestre del 2019.
Morgan Stanley, dal canto suo, ha annunciato che distribuirà un ammontare in linea con quello dello scorso anno, pari a $6,8 miliardi, incluso il piano per aumentare i propri dividendi di 5 centesimi, a 30 centesimi, a partire dal terzo trimestre di quest’anno.
A questi livelli, i pay-out sono inferiori alle attese, stando a quanto ha fatto notare Charlie Peabody, analista di Portales Partners, a Cnbc: il dividendo annuale di Morgan Stanley sarà infatti pari a $1,20 per azione, rispetto agli $1,24 attesi, così come il dividendo di $3,20 di Goldman Sachs è inferiore ai $3,36 previsti dal consensus.
La Fed ha chiesto anche a State Street di prendere provvedimenti, al fine di migliorare la gestione e l’analisi delle sue esposizioni in condizioni di stress.
JP Morgan Chase, American Express, KeyCorp e M&T Bank Corporation sono state promosse, ma anche portate a ripensare ai loro piani di distribuzione di dividendi ai loro azionisti.
Raffica di annunci dopo la comunicazione dei risultati: JP Morgan ha reso noto che aumenterà i dividendi del 43%, e che lancerà un piano di buyback azionario di quasi $21 miliardi.
Citigroup alzerà i dividendi del 41%, e lancerà un buyback fino a $17,6 miliardi.
Wells Fargo aumenterà in modo modesto i dividendi, a fronte di una operazione di buyback di $24,5 miliardi fino alla metà del 2019.