Strappo di Trump su clima accentua sell-off su petrolio, rischio impennata produzione Usa
Petrolio a picco, con cali fino al 3%, a seguito della decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di abbandonare il patto sul clima; mossa che potrebbe innescare una maggiore produzione di greggio negli Stati Uniti, peggiorando l’eccesso globale di offerta.
Il ritiro degli Stati Uniti dal l’accordo globale sul clima siglato nel 2015, condanna da parte degli alleati di Washington, ha subito scatenato sui mercati il timore che la produzione di petrolio degli Stati Uniti si espanderà ancora più rapidamente e alcuni analisti temono che anche altri firmatari dell’accordo sul cambiamento climatico potrebbero valutare di tirarsi indietro.
Secondo Igor Sechin, numero uno di Rosneft (maggiore produttore di petrolio della Russia), i produttori di petrolio degli Stati Uniti potrebbero aumentare fino a 1,5 milioni di barili l’output mondiale di petrolio l’anno prossimo.
Produzione Usa si avvicina a quella di Arabia e Russia
Nell’ultima settimana il totale delle trivellazioni negli Stati Uniti, secondo le statistiche elaborate da Baker Hughes, ha segnato il 19° incremento consecutivo a 722 unità: si tratta del livello maggiore dall’aprile del 2015 e della serie positiva più lunga mai registrata. A partire da metà 2016, l’output statunitense è cresciuto del 10% a oltre 9,3 milioni di barili avvicinandosi ai dati relativi i primi due produttori al mondo, la Russia e l’Arabia Saudita.
Brent accelera sotto i 50 $, tonfo del -9% dal meeting Opec a oggi
Il Brent viaggia ampiamente sotto i 50 dollari al barile (49,39 dollari), in calo del 2,45%. Flessione simile per il Wti (-2,5% a 47,18 dollari) che si avvia a concludere la seconda settimana consecutiva con saldo negativo. Nelle ultime cinque sedute il calo è di oltre il 5%.
I prezzi del petrolio segnano un calo di circa 9 per cento rispetto ai livelli del 25 maggio prima della decisione dell’OPEC di estendere i tagli. L’Opec e alcuni dei maggiori produttori non OPEC si erano accordati per estendere fino a marzo 2018 l’accordo per tagliare 1,8 milioni di barili al giorno i livelli di produzione. Mossa che non ha scaldato il mercato che sperava in tagli più profondi.