Stop Generali-Guggenheim, Banca Generali osservata speciale dopo crollo in Borsa
Stop deal Generali-Guggenheim: a farne le spese è soprattutto Banca Generali: il titolo della società del risparmio gestito è crollato ieri a Piazza Affari -6,6%, prima di essere sospeso per eccesso di ribasso e chiudere in pesante calo.
Le quotazioni hanno scontato le indiscrezioni riportate da Bloomberg, secondo cui la controllante Assicurazioni Generali avrebbe abbandonato per ora l’idea di rilevare la divisione di asset management dell’americana Guggenheim.
Secondo fonti vicine all’accordo, per finanziare l’acquisizione, il Leone di Trieste avrebbe considerato la vendita della controllata Banca Generali: gli investitori avevano scommesso di conseguenza su un’operazione di M&A con Banca Generali protagonista, facendo salire l’appeal speculativo del titolo.
I rumor sullo stop di un deal tra Assicurazioni Generali e Guggenheim hanno affossato subito i titoli di Banca Generali, che si sono confermati ieri i peggiori dell’indice Ftse Mib.
Forti gli scambi, con i volumi di trading, secondo quanto riportato da Bloomberg, pari a 1,2 volte la media giornaliera degli ultimi tre mesi.
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Il perché dello stop Generali-Guggenheim
Equita riassume le indiscrezioni riportate da Bloomberg sull’intenzione di Generali di mettere da parte – almeno momentaneamente – il dossier Guggenheim.
“Tra gli elementi che avrebbero portato a questa decisione ci sarebbero:
- Considerazioni in merito all’incertezza sull’evoluzione del contesto economico.
- Aspetti valutativi anche per peggioramento condizioni di mercato (secondo le indiscrezioni Guggenheim sarebbe stata valutata fino a 4 miliardi di dollari circa > 1.5% AUM).
- La complessità di finanziamento dell’operazione che, vista la potenziale dimensione della target, avrebbe potuto prevedere la vendita della quota in Banca Generali.
Equita sottolinea comunque anche che “Generali continuerebbe a valutare altre potenziali acquisizioni negli US (secondo rumors emersi nelle scorse settimane l’asset manager BrightSphere potrebbe essere una potenziale target), in Asia o Europa. Dall’altro lato non è escluso che Generali possa anche riavviare i dialoghi su Guggenheim in un secondo momento”.
Stop Generali-Guggemheim: effetti sul titolo Banca Generali
Lo stop al dossier Guggenheim ha ovviamente implicazioni su Banca Generali:
“Operazioni di dimensioni più contenute rispetto a Guggenheim richiederebbero meno impegno sul fronte del capitale, rendendole quindi scollegate da una eventuale cessione di Banca Generali. Questo porta quindi a una diminuzione dell’appeal speculativo su Banca Generali che aveva sostenuto le valutazioni del titolo (+30% dallo scorso 28 settembre in scia all’indiscrezione di un potenziale interessamento di Generali per Guggenheim)”.
Dell’opzione Brightsphere, e dunque di uno scenario M&A alternativo a quello di Guggenheim, si era parlato all’inizio di ottobre, con il Sole 24 Ore che aveva riportato altri rumor sugli eventuali piani del Leone di Trieste.
Veniva messa in evidenza la dimensione decisamente inferiore del gestore patrimoniale, anch’esso made in Usa, Brightsphere rispetto agli asset di Guggenheim.
Dai dati della fine del primo semestre emergevano infatti asset in gestione di Brightsphere di $91 miliardi, su utili per 29 mln $: si metteva in evidenza come un possibile accordo con il gruppo avrebbe rappresentato per il gruppo di Trieste un’alternativa decisamente più economica rispetto a quella del dossier Guggenheim, che gestisce ben 228 miliardi di dollari.
I titoli di Banca Generali erano volati anche all’inizio di ottobre, anche in relazione al ripresentarsi dell’ipotesi di una sua acquisizione da parte di Mediobanca. Un altro articolo di Bloomberg ricordava che Piazzetta Cuccia aveva cercato di acquistare Banca Generali due volte: una prima volta per un valore di 36 euro per azione prima della pandemia Covid-19 e successivamente, qualche mese più tardi, proponendo 30 euro per azione.