Notizie Notizie Italia Stm, Stellantis e Campari: le grandi malate del Ftse Mib, ma uno dei tre titoli ha potenziale upside del 46%

Stm, Stellantis e Campari: le grandi malate del Ftse Mib, ma uno dei tre titoli ha potenziale upside del 46%

Pubblicato 22 Novembre 2024 Aggiornato 25 Novembre 2024 10:57

Quando manca poco più di un mese alla chiusura dell’anno è già tempo di fare i primi bilanci. Piazza Affari, anche se ha perso un po’ smalto nella seconda metà dell’anno, assottigliando a +10% il saldo positivo (meno della metà rispetto al +24% di Wall Street), si avvia comunque a chiudere un altro anno di solidi progressi. Non tutte le big del listino milanese si sono accodate al rally. Anzi le eccezioni sono molteplici, alcune molto sostanziose in termini di ribassi.

Le tre grandi malate del Ftse Mib

Andando a scorrere la classifica delle performance dei 40 titoli del Ftse Mib, i segni meno sono una dozzina. Non pochi. Tra questi spiccano tre nomi di società castigate dagli investitori e che faticano a risollevare la china. Parliamo di Stm (-49% Ytd), Campari (-45%) e Stellantis (-43,3%). Tre storie diverse, anche se due – Stm e Stellantis – sono entrambe invischiate nella crisi generale del comparto automotive.

L’ultima in ordine di tempo a finire sotto la scure delle vendite è stata Stm, a seguito dello slittamento dei target. Un annuncio che era nell’aria, ma ha contribuito a dare un’ulteriore spallata ribassista al titolo, affondato ai nuovi minimi dal 2020. Il colosso italo-francese dei chip questa settimana ha ammesso che avrà bisogno di tre anni in più per raggiungere il target di 20 miliardi di dollari di fatturato, precedentemente indicato per il 2027.

Stm, la ripresa non è dietro l’angolo

A fare da zavorra a Stm è la flessione della domanda di chip industriali e automobilistici e l’azienda capitanata da Jean Marc Chery prevede che questa debolezza persista anche nel 2025 che sarà quindi un anno di transizione prima del ritorno alla crescita. Il Capital Market Day tenutosi a Parigi è stata l’occasione anche per annunciare il ridisegno della presenza produttiva e un ridimensionamento della struttura di costo. “Riteniamo che l’azienda abbia scarsa visibilità sull’andamento dei ricavi, dato il ridotto portafoglio ordini e la continua incertezza sulla velocità di passaggio all’EV – tagliano corto gli analisti di Banca Akros – . Lo testimonia il fatto che la società ha rinviato al 2030 – dal 2027 – il suo obiettivo di fatturato di 20 miliardi di dollari, presentato nel 2022”. L’obiettivo intermedio di ricavi a 18 mld nel 2028 implica una crescita “low double digit” nel periodo 2025-28.

Dubbi sulla capacità di centrare il target al 2030 anche da Barclays. “Se Stm può farlo, vediamo un potenziale di rialzo, ma pensiamo che ci siano molte domande a cui rispondere prima di trovare conforto su quella traiettoria. Vediamo quindi catalizzatori positivi limitati a breve termine”.

Campari alla ricerca dell’identità perduta (e di un ceo)

Passando a Campari, analizzando il suo grafico la parabola discendente in Borsa è partita dal luglio 2023 e non si è mai interrotta. In meno di 17 mesi ha bruciato circa il 58% di valore con l’apice della crisi arrivato lo scorso mese con la diffusione dei conti del terzo trimestre, accolti da un crollo del 18% in una seduta.

Il gruppo degli Aperol ha segnato vendite e margini in discesa nel terzo trimestre. Per la parte restante dell’anno Campari indica una crescita delle vendite nette a livello organico «low single digit» (tra l’1 e il 3 per cento) e un miglioramento graduale a partire dal 2025. C’è poi il nodo amministratore delegato. Matteo Fantacchiotti si è dimesso a sorpresa a settembre, pochi giorni dopo delle dichiarazioni sulla debolezza del business in America che avevano costretto la società a una parziale rettifica, e ad oggi non c’è un sostituto. Il gruppo del beverage si è limitato a dire che entro la metà del prossimo anno intende completare il processo di individuazione del nuovo ad.
Con una ripresa del fatturato incerta e un nuovo ceo non ancora all’orizzonte, gli investitori fanno fatica a identificare un chiaro catalyst positivo

Stellantis a fari spenti dopo il grande crollo

Infine, un caso decisamente delicato di questo 2024 è sicuramente Stellantis. Il suo tonfo in Borsa (-56% rispetto ai massimi annui toccati a marzo e quotazioni ai minimi dal 2022) fa il pari con le performance negative di quasi tutti i player europei del settore, in particolare le case auto tedesche.
Il ceo Carlos Tavares, in procinto di lasciare il timone a fine mandato nel 2026, ha parlato di “momento darwiniano per l’industria automobilistica“. Stellantis così come altre case ha dovuto lanciare un warning sui conti 2024 e tra gli analisti è stata una corsa a tagliare stime e target sul titolo. “Le cose dovranno peggiorare prima che migliorare”, ha recentemente rimarcato Akros sintetizzando un sentiment che vede il momento difficile per il settore non certo alle spalle.

Quest’anno nel mondo si venderanno meno di 87 milioni di auto a causa della frenata in Europa e Stati Uniti rispettivamente -13% e -11% rispetto al 2018. Proprio Europa e Usa sono mercati chiave per Stellantis. Pesa poi la crescente pressione competitiva della Cina che si sta gradualmente estendendo al segmento premium. Le vendite di veicoli elettrici, con l’eccezione della Cina, non crescono come ipotizzato a causa anche della diminuzione del sostegno dei governi alla transizione”.

La parola agli analisti

Tra gli analisti i pareri su questi tre titoli sono solo in parte discordanti. In generale spicca una certa fiducia nella capacità di ripresa nei prossimi 12 mesi. Ma chi ha più spazio di risalita? Ecco quello che emerge. Va ricordato che il consensus Bloomberg ricomprende anche valutazioni degli analisti non aggiornate alle ultime settimane e quindi qualche target price potrebbe non includere novità arrivare nel breve (vedi il piano di Stm annunciato due giorni fa).

Le raccomandazioni d’acquisto prevalgono nel caso di Stm e Campari, mentre su Stellantis i buy (41,2%) sono lievemente inferiori ai neutral (50%). Sul titolo della casa nata dalla fusione tra Fca e Psa il prezzo medio indicato è di 14,95 euro, ossia con un potenziale upside del 22 per cento dai livelli attuali.

Su Stm c’è invece una netta prevalenza delle raccomandazioni acquisto (buy), pari al 65,4% del totale, mentre i giudizi neutral sono il 30,8% con un solo sell (vendere). La media degli analisti indica un prezzo obiettivo di 30,14 euro per Stm, ossia il 30% sopra i livelli attuali del titolo. Tra i più positivi su Stm spicca Kepler Cheuvreux che dopo il nuovo piano ha confermato buy con target a 36 euro. Equita invece dice hold con target price a 28 euro, così come Banca Akros (neutral, tp a 28 euro) e Barclays (equalweight, tp a 25 euro.

Anche su Campari la prevalenza è dei buy (56%), rispetto ai giudizi neutral (28%) e ai sell (16%). Il prezzo obiettivo medio indicato dagli analisti è di 8,16 euro, ossia il 46% sopra i livelli attuali, che corrispondono con i minimi dal lontano 2017.