Stati Uniti: Pil sotto attese, vendite diffuse sulle Borse europee. Stasera parola alla Fed
L’economia americana rallenta nei primi tre mesi del 2015, deludendo le attese degli analisti. Immediata la reazione sui mercati. Le principali Borse europee, Piazza Affari compresa, hanno accelerato al ribasso: in questo momento il Dax perde l’1,45%, mentre il Cac40 e il Ftse 100 cedono rispettivamente l’1,28% e lo 0,53 per cento. In rosso anche Piazza Affari, con il Ftse Mib che lascia sul terreno lo 0,89% a 23.321,88 punti. Sul mercato valutario il cambio euro/dollaro viaggia a 1,1057, portandosi sui massimi oltre due mesi.
Pil Usa sotto le attese nel I trimestre
Nella prima lettura il Prodotto interno lordo (Pil) della prima economia mondiale ha segnato solo un +0,2% annualizzato nel primo trimestre dal +2,2% registrato nell’ultimo scorcio del 2014. Gli analisti si attendevano un rallentamento più contenuto, con una crescita stimata intorno all’1,1%. Una discesa provocata, tra l’altro, dal rigido inverno che ha colpito gli Stati Uniti e dal rafforzamento del dollaro.
Nella nota diffusa oggi dal Dipartimento del commercio americano spicca la frenata della spesa per consumi personali che è aumentata dell’1,9% contro il +4,4% dell’ultimo trimestre 2014 e la decisa contrazione delle esportazioni che sono calate del 7,2% nei primi tre mesi del 2015 rispetto alla crescita del 4,5% registrata nel precedente trimestre. Le importazioni hanno segnato un progresso dell’1,8 per cento. La seconda lettura del Pil americano verrà comunicata a fine maggio, e più precisamente il 29 maggio.
Intanto, stasera si concluderà la due giorni di riunioni del Fomc, il braccio operativo della Federal Reserve, che si pronuncerà sulla politica monetaria della prima economia al mondo. Non è prevista nessuna conferenza stampa della governatrice, Janet Yellen, e non sono attese nuove previsioni sul Pil e sull’inflazione.
Le figure annunciate oggi finiranno sul tavolo dei governatori della Fed che questa sera rilasceranno il consueto comunicato di politica monetaria. Secondo gli esperti di Ig, “la probabilità che la Fed decida di rialzare i tassi solo in autunno diventa maggiore. Gli operatori terranno l’attenzione rivolta a ogni singola parola del comunicato che lasci trasparire questa eventualità. Se così non fosse, i mercati potrebbero innervosirsi poiché sconterebbero non tanto l’ipotesi di un rialzo a giugno, ma che il ritmo di rialzo sarà serrato man mano che la crescita dell’economia guadagnerà forza nel corso dei prossimi trimestri”.