La Spagna rischia come la Grecia? Per Varoufakis sì, per gli analisti (forse) no …
L’ex ministro ellenico Varoufakis agita lo spettro del contagio greco. “La Spagna rischia di diventare una nuova Grecia se l’Ue ripeterà gli stessi errori imposti alla Grecia”. Ma per gli analisti la Spagna può stare tranquilla: “Fondamentali più solidi e maggiore reattività nelle riforme”
Madrid come Atene. Lo spettro della crisi greca è stato agitato dall’ex ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis, in un’intervista rilasciata al quotidiano spagnolo El Pais pubblicata domenica 2 agosto. “La Spagna rischia di diventare una nuova Grecia in caso di imposizione delle stesse politiche di austerità – ha dichiarato l’ex ministro. Gli spagnoli devono guardare alla propria situazione economica e sociale e su quella basarsi per decidere di che cosa ha bisogno il Paese, indipendentemente da ciò che è successo in Grecia o altrove”. Questo, “marxista irregolare… astro nascente dell’economia economica”, come viene definito nell’articolo e – aggiungiamo noi – nemico pubblico dell’Eurogruppo e della sua linea più rigorista, ha dichiarato che la leadership della Germania, “ha imbrigliato l’Europa in una gabbia di acciaio” e si è scagliato contro, “la strategia della paura utilizzata con la Grecia per evitare il contagio politico con l’ascesa di partiti come Syriza in altri Paesi europei”. “Il rischio di diventare come la Grecia è sempre presente, e diventerà una realtà se saranno ripetuti gli stessi errori imposti alla Grecia”, ha aggiunto Varoufakis.
Analisti prevedono il Pil spagnolo al 3%
Ma esistono concrete possibilità di un contagio greco in area iberica? In altre parole, c’è un rischio insolvenza da parte della Spagna? Sembrerebbe di no, e cioè che le affermazioni di Varoufakis siano tese soprattutto a sostenere la sua linea, ma che il contesto greco non sia trasferibile ad altri Paesi dell’Ue. “La Spagna sta vivendo un momento macro decisamente favorevole, dopo una recessione più profonda che in altri Paesi periferici – conferma Riccardo Igne, direttore Investimenti Obbligazionari di Finint Investments sgr. Grazie al mix di fattori quali lo stimolo monetario, la ripresa della domanda interna e i primi effetti delle riforme che il Paese ha intrapreso, la crescita del Pil nel 2015 dovrebbe segnare valori vicini al 3%, sensibilmente sopra la media europea ferma in area 1,5%. “In un orizzonte di breve periodo – aggiunge Igne – lo stimolo monetario pare essere stato il fattore più rilevante, anche in considerazione dell’alto livello di indebitamento, pubblico e soprattutto privato, dell’economia domestica”.
Le riforme colmano le lacune di Madrid
Se guardiamo a un orizzonte temporale di breve-medio periodo e subordinatamente al mantenimento degli attuali strumenti di supporto di politica monetaria non esiste un rischio insolvenza da parte di Madrid. Inoltre, rispetto ad altri Paesi europei alle prese con problemi strutturali, la Spagna è stata più reattiva nell’uscire dalle secche della stagnazione economica. “La riforma del sistema bancario, del sistema pensionistico e del mercato del lavoro contribuiranno a incrementare la resilienza della crescita economica nei prossimi anni”, elenca Igne. Per converso, la Spagna rimane fragile in termini di dipendenza da un numero limitato di settori produttivi e in conseguenza dell’elevato livello di indebitamento complessivo del Paese, che lo rende maggiormente sensibile a shock sui mercati finanziari. “Il quadro politico può diventare un rischio concreto per il Paese se la sua governabilità dovesse dipendere da alleanze fra forze politiche antagoniste – avverte Igne. La Spagna potrebbe inoltre risentire negativamente del miglioramento della competitività degli altri Paesi europei, quali Italia e Francia, nei quali attualmente le riforme sono in uno stato più arretrato”.