Notizie Notizie Mondo La Spagna dribbla il rischio contagio. Asta ok. Ma la resa dei conti di Lisbona fa paura

La Spagna dribbla il rischio contagio. Asta ok. Ma la resa dei conti di Lisbona fa paura

7 Aprile 2011 10:23

Madrid come Lisbona. Lisbona come Atene e Dublino. La resa dei conti del Portogallo getta ombre sulla tenuta dell’economia spagnola. Ma nel primo test con il mercato è la Spagna a portare a casa il risultato, spazzando via i falchi tiratori della speculazione. Si è giocata sul velluto l’asta madrilena della mattina: il Tesoro spagnolo ha collocato titoli di Stato a tre anni per 4,1297 miliardi di euro, contro un massimo ammontare previsto di 4,5 miliardi, riuscendo a strappare rendimenti più bassi. Il tasso medio è sceso al 3,568% dal 3,592% della precedente asta analoga di marzo. La domanda è rallentata, ma ha superato l’offerta di 1,79 volte dalle 3,04 volte dell’asta di marzo. E il mercato ringrazia. Le Borse europee avanzano con più convinzione, mentre sul monetario i rendimenti portoghesi sono scesi fin di 35 punti base ieri, scontando la richiesta ufficiale degli aiuti in arrivo con l’Ecofin. “L’asta di questa mattina è andata liscia, nonostante il Portogallo abbia chiesto gli aiuti ieri notte. Questo conferma che la Spagna continua ad essere percepiata dagli investitori come carta sicura nel gruppo dei Paesi della Periferia d’Europa”, commenta Chiara Cremonesi di Unicredit. In realtà tra gli operatori il timore è che la frenata dei rendimenti sia solo di breve durata, come nel caso della concessione degli aiuti a Grecia e Irlanda.

“Il bailout del Portogallo è in quanche modo già nei prezzi, anche se forse è arrivato un po’ prima di quanto si prevedesse”, segnala un trader. “Probabilmente un po’ di incertezza è stata eliminata, ma in generale si è sempre visto che questa reazione positiva poi va a svanire. Oggi mi sa che alla fine sarà tutto corredo alla Bce”. La Banca centrale europea dovrebbe alzare nel pomeriggio i tassi di 25 punti base, il primo intervento restrittivo di politica monetaria dalla metà del 2008, con gli operatori che cercheranno di cogliere dalle parole di Trichet in conferenza stampa quanti altri rialzi potrebbero essere decisi nel corso dell’anno. Ad ogni modo c’è chi teme che i rendimenti sul debito portoghese troveranno un modesto sollievo dalla notizia, perché i termini del pacchetto di aiuti vengono discussi in un momento di accentuata debolezza politica del paese, con un governo dimissionario e l’inizio della campagna per le elezioni generali del prossimo 5 giugno. In effetti dopo mesi di resistenza, tre giri di vite antideficit che hanno messo in ginocchio il paese senza calmare i mercati, il governo portoghese ora dimissionario del premier socialista, Josè Socrates, si è deciso a chiedere l’aiuto dell’Europa nel momento probabilmente più critico sul fronte interno, a campagna elettorale per le politiche anticipate appena convocate del 5 giugno praticamente aperta.

“Il governo ha deciso di rivolgere alla Commissione europea una richiesta di assistenza finanziaria”, ha ammesso Socrates dopo un colloquio col capo dello stato Anibal Cavaco Silva. Il premier dimissionario, che guiderà i socialisti alle politiche di giugno – i sondaggi per ora lo danno battuto dal capo del principale partito d’opposizione, il Psd, Pedro Passos Coelho – non ha precisato in che forma Lisbona chiede l’aiuto esterno, e a chi (Ue o Ue-Fmi?). Negli ultimi giorni dalle banche portoghesi è giunta la proposta che il Portogallo cerchi di ottenere un prestito ponte di circa 15 miliardi dall’Europa, che gli consenta di reggere fino alla formazione del nuovo governo a fine giugno, che Cavaco Silva vorrebbe di ampia coalizione fra Psd, Ps e l’altro partito di centrodestra, il Cds. Secondo gli analisti dovrebbero ammontare fra i 60 e i 90 miliardi di euro gli aiuti che il Portogallo chiedere a Bruxelles per uscire dalla crisi finanziaria di questi mesi. Una scelta obbligata, dopo l’enorme balzo dei rendimenti dei titoli di Stato di Lisbona dei giorni scorsi che aveva in pratica reso impossibile sostenere il rifinanziamento dei 9 miliardi di debito in scadenza entro giugno, ma anche una decisione ampiamente prevista dal mercato, come sottolinea l’andamento positivo della borsa di Lisbona (+1,1% l’indice PSI 20) , dove i titoli bancari hanno aperto con guadagni di oltre il 5 per cento, con il Banco Espirito Santo che ha toccato un aumento del 9,3%).

“La grossa questione è capire ora se il mercato comincerà ad indirizzare la propria attenzione verso la Spagna”, segnala Michael Hewson di Cmc Markets. A sgombrare il campo ci pensa Goldman Sachs: il Portogallo sarà probabilmente l’ultimo Paese dell’eurozona a chiedere un salvataggio internazionale. “Non ci aspettiamo che nessun altro paese chieda assistenza finanziaria”, scrive l’analista di GS Francesco Garzarelli nel report specificando che l’ammontare degli interventi richiesti dovrebbe ammontare fra i 70 e gli 80 miliardi di euro, di cui metà dal meccanismo di stabilità europeo e il resto dal Fondo Monetario Internazionale. L’esperto della banca americana ricorda di avere “da tempo giudicato probabile” una richiesta di aiuti finanziari da parte di Lisbona, che è al tempo stesso “utile per il paese nel momento in cui affronta necessarie riforme strutturali”. “Pertanto questo non è uno sviluppo negativo per l’Eurozona, se non altro per il fatto che elimina una fonte di incertezza”. In ogni caso, messi insieme i titoli di Grecia, Irlanda e Portogallo rappresentano solo il 7 per cento del totale dei bond emessi dai paesi dell’Eurozona. “Non prevediamo nessun indebolimento del debito sovrano emesso da Irlanda e Portogallo, ma crediamo che sia probabile una volontaria estensione della scadenza dei titoli della Grecia”, segnalano a Goldman Sachs.

Il ministro delle Finanze della Spagna, Elena Salgado, ha assolutamente escluso un effetto contagio della crisi del Portogallo. Lo ha detto in una intervista all’emittente Cadena Ser, spiegando che i mercati sono consapevoli delle differenze fra i due Paesi e che l’economia della Spagna ha basi più solide ed è più competitiva di quella del Portogallo. E la Spagna sembra aver evitato almeno per il momento l’effetto domino della crisi portoghese, con gli spread di Madrid che non sono sotto pressione, ma, secondo alcuni economisti il pericolo non è definitivamente scongiurato. “Bisogna vedere se il tassello di domino del Portogallo è abbastanza alto per arrivare a colpire quello della Spagna”, avverte un esperto alla Borsa di Madrid spiegando che nonostante la Spagna possegga circa un terzo del debito che il Portogallo contratto con banche estere, circa il 70% dell’esposizione è considerata sicura. La Spagna ha in tasca 6,5 miliardi di debito sovrano e 70 miliardi di debito privato portoghese, è presto per posizionare sull’off la spia rossa. E come osserva Josè Martinez di Citi i fattori di rischio sono ancora tutti lì. Meglio tenerlo a mente, magari aspettando la prossima asta.