Il Portogallo “si arrende” e chiede gli aiuti Ue-Fmi. È il terzo salvataggio in Europa
Dopo mesi di smentite e resistenze, il Portogallo si è arreso. Il governo lusitano ha ammesso ieri sera di avere bisogno di ricorrere agli aiuti internazionali per fronteggiare la crisi del debito, seguendo così l’esempio di Grecia ed Irlanda. “Ho provato a fare di tutto – ha dichiarato il primo ministro José Socrates nel corso di un messaggio tv da Lisbona – ma siamo arrivati a un punto che non prendere una decisione avrebbe comportato rischi maggiori che non avremmo potuto sopportare. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità”. E ha aggiunto:”E’ in nome dell’interesse nazionale che annuncio ai portoghesi che abbiamo bisogno di fare questo passo”.
La richiesta di aiuti è stata notificata dal premier dimissionario Socrates al presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso. In una breve nota ufficiale della Commissione europea, Barroso ha assicurato che “la richiesta sarà presa in considerazione in tempi brevissimi, nel rispetto delle regole”. La crisi di Lisbona sarà analizzata domani durante l’Ecofin in programma a Budapest.
Il premier non ha parlato di numeri, ma sull’entità del salvataggio si discute già da tempo tra gli analisti. Secondo il mercato, il Portogallo potrebbe avere bisogno di un pacchetto di aiuti tra 60-80 miliardi euro per tre anni. Ma un’intesa potrebbe arrivare a condizione che vengano messe sul piatto misure di austerità e riforme.
Dopo mesi di smentite e di sforzi per non ricorrere al pacchetto di aiuti Ue-Fmi, cosa ha fatto traboccare il vaso? Il punto di non ritorno è stata l’asta sui titoli di stato di ieri. Lisbona ha collocato sul mercato tutto l’ammontare dei titoli a sei mesi e ad un anno che si era prefissata, ma il prezzo che ha dovuto pagare è stato molto alto. I costi di finanziamento sono, infatti, schizzati vertiginosamente.
Che il Portogallo volesse evitare a tutti i costi il ricorso al salvataggio internazionale era apparso chiaro lo scorso 11 marzo, quando Lisbona aveva annunciato una nuova sforbiciata alla spesa pubblica. Il ministro delle Finanze, Fernando Teixeira dos Santos, aveva dichiarato che la nuova correzione “precauzionale” prevede tagli pari allo 0,8% del Pil nel 2011, dell’1,6% nel 2012 e dello 0,8% nel 2013. Gli interventi avrebbero dovuto riguardare la sanità e le società pubbliche. In particolare si prevedeva un aumento delle entrate pari allo 0,9% del Pil nel 2012 e allo 0,4% nel 2013. Ma qualcosa è andato storto. Meno di due settimane dopo il Parlamento portoghese ha bocciato il piano antideficit di sviluppo e crescita (Pec) concordato con Bruxelles. Una decisione che ha fatto collassare il Governo e provocato le dimissioni del premier socialista Josè Socrates. Le elezioni legislative anticipate si svolgeranno il prossimo 5 giugno.