S&P meno ottimista sull’Italia: c’è rischio frenata nelle riforme, su conti pubblici decisiva la prossima legge di bilancio
Standard & Poor’s ha rivisto al ribasso l’outlook sull’Italia che passa da “positivo” a “stabile”, mentre il rating è stato confermato a BBB. Decisione dettata principalmente dagli ultimi sviluppi politici con le dimissioni del governo Draghi e lo scioglimento anticipato delle Camere con elezioni indette per il prossimo 25 settembre. Incertezza politica che potrebbe spostare “l’attenzione da riforme chiave e pesare ulteriormente sulla fiducia e sulla crescita in un momento di elevata incertezza”, dice S&P.
In generale l’outlook stabile riflette i rischi per l’economia e le finanze pubbliche italiane derivanti da un rallentamento o un’inversione nell’attuazione di riforme critiche, comprese quelle legate agli esborsi programmati del dispositivo dell’UE per la ripresa e la resilienza (PNRR). La revisione delle prospettive riflette anche la combinazione di elevata inflazione e rischi per l’approvvigionamento energetico dell’Italia, che rendono difficile prevedere l’andamento futuro delle finanze pubbliche e dell’economia. Questi sono in parte compensati dal ricco settore privato diversificato dell’Italia, dalla sua appartenenza all’Unione economica e monetaria e dalla solidità del bilancio esterno dell’economia.
Il rating scende o sale se…
S&P si dice pronta ad alzare il rating nel caso il prossimo governo procedesse con l’attuazione delle riforme e continuasse il percorso di graduale risanamento di bilancio per far fronte all’elevato indebitamento. Di contro i rating potrebbero subire pressioni se l’economia italiana dovesse cadere in una recessione prolungata, portando a un peggioramento dei risultati fiscali. “Uno shock inflazionistico prolungato, insieme a una crescita debole, metterebbe a rischio anche le finanze pubbliche italiane e, di conseguenza, i rating”, aggiunge l’agenzia di rating.
La fotografia sui conti pubblici
Sul fronte conti pubblici, S&P indica per il 2022 un deficit di bilancio dell’Italia al 6,3% del PIL rispetto all’obiettivo del governo del 5,6%, per via delle misure fiscali volte a mitigare l’aumento dei costi energetici per famiglie e imprese che sull’intero anno dovrebbero costare circa 28 miliardi di euro (1,5% del PIL).
Per il 2023, è previsto un miglioramento del disavanzo pubblico al 5% del PIL, sebbene le prospettive rimangano incerte. Ciò che conta di più sono i dettagli della prossima legge di bilancio 2023, che dovrebbe essere predisposta dal nuovo govenro entro la fine dell’anno.
Lato crescita economica, in conseguenza del conflitto Russia-Ucraina l’agenzia di rating ha rivisto al ribasso la proiezione di crescita del PIL per il 2022 al 2,8% dal 3,1%.