S&P’s: lo “shutdown” non ridurrà il merito di credito degli Stati Uniti. Ogni settimana di blocco Pil scende dello 0,3%
Al di là dello “shutdown”, entro il 17 ottobre democratici e repubblicani dovranno trovare un accordo per l’innalzamento del tetto del debito. Il Dipartimento del Tesoro ha già fatto sapere che nel caso in cui un’intesa non dovesse essere raggiunta la prima economia sarà colpita “dal congelamento del credito, dal crollo del valore del dollaro e dal balzo dei tassi a stelle e strisce”. Una serie di eventi negativi, “che potrebbero tradursi in una crisi finanziaria e in una recessione simile a quella già vista nel 2008, ma potrebbe anche andare peggio”.
Cavanaugh nel corso dell’intervista ha rilevato che le minori spese dovute al blocco delle attività federali spostano in avanti la “deadline” entro cui alzare il tetto del debito. Nonostante il funzionario dell’agenzia di rating si sia detta fiduciosa sul raggiungimento di un accordo in tempo utile, nel caso in cui il tetto non dovesse essere innalzato, “l’impatto sull’economia potrebbe essere di gran lunga maggiore rispetto allo shutdown”.
Due anni fa le trattative per l’innalzamento del debito spinsero S&P’s a ridurre la massima valutazione (“AAA”) sugli Stati Uniti per portarla all’attuale “AA+”. “Nei mesi scorsi abbiamo portato l’outlook statunitense a stabile in scia dei miglioramenti evidenziati dal disavanzo, pari alla metà del livello registrato nel 2011. Ci attendiamo che il deficit continui a scendere”. Un outlook stabile implica che la probabilità che il merito di credito cambi nel giro di due anni è inferiore a un terzo.