S&P non si fida di Trump: più crescita ma anche più debito nel 2017
Lo scorso dicembre S&P Global Ratings ha alzato le previsioni di crescita del Prodotto interno lordo (Pil) degli Stati Uniti al +2,4% per il 2017, rispetto alla precedente stima del +1,6%. Nonostante questo ritocco l’agenzia di rating rimane scettica sul fronte dell’affidabilità creditizia della prima economia mondiale.
Dopo più di cinque anni dall’ultima volta in cui S&P ha tagliato il giudizio sull’economia a stelle e strisce da AAA a AA e secondo Moritz Kraemer, chief sovereign rating officer a S&P Global Ratings, il 2017 non sarà l’anno in cui la fatidica A verrà nuovamente aggiunta.
In un’intervista rilasciata alla CNBC americana il capo economista sul rating sovrano ha puntato il dito contro le politiche “espansive” che Donald Trump ha promesso di voler attuare. “Le politiche di Trump causeranno un aumento notevole del disavanzo pubblico americano”, ha chiarito Kraemr al tv statunitense, ricordando che il mix proposto dal neo presidente di taglio delle tasse ed aumento della spesa pubblica possa nuocere alla salute delle casse dello Stato.
Le politiche aggressive in campo fiscale e nel settore pubblico promesse dal Tycoon da un lato “andranno a spingere l’economia Usa al rialzo, ma dall’altro lato genereranno debito ed incrementeranno il deficit pubblico”, ha continuato l’esperto.
Non esistono dunque, secondo Kraemr, le prospettive per poter apportare un miglioramento allo standing creditizio degli Stati Uniti, perché per farlo “dovrebbero sussistere i presupposti di visibilità e continuità di politiche economiche” ha concluso l’analista.
Gennaio: il mese di Trump
In questo quadro sale l’attesa per il primo discorso del Tycoon dopo le elezioni, che verrà pronunciato oggi alle ore 20 italiane. Investitori ed operatori di mercato ascolteranno con attenzione ogni singola parola del magnate americano, per cercare di carpire informazioni e dettagli sulle mosse che intenderà fare una vol-ta entrato a Washington.
Il 20 gennaio poi, Donald Trump si insedierà ufficialmente alla Casa Bianca, sulla poltrona per otto anni occupata dal predecessore Barack Obama. Per il 45esimo presidente degli Usa scocca l’ora di dimostrare sul campo la validità delle politiche economiche promesse nel corso della campagna elettorale e nel periodo successivo all’elezione.