S&P +23% nel 2019 dopo venti chiusure record. Levkovich (Citi) presenta le paure per il 2020
Il responsabile strategist dell’azionario Usa di Citi, Tobias Levkovich parla di quelle che, a suo avviso, saranno le principali preoccupazioni, nel 2020, per la comunità degli investitori. Per il 2019, nessuno si può lamentare visto che, a qualche settimana dalla fine dell’anno, lo S&P 500 si conferma in crescita del 23%: un guadagno che, su base annua, è il più alto dal 2013.
Non che ci si debba sorprendere, se si considera che l’indice ha segnato venti record di chiusura nel 2019, l’ultimo dei quali testato nella sessione di mercoledì, a 3.094,04 punti. Le preoccupazioni di Levkovich, in questo contesto, sono le seguenti:
- La prima preoccupazione riguarda l’esito di un sondaggio della Federal Reserve sulle banche americane, che tende a capire se gli istituti stiano allentando o rendendo più stringenti le condizioni del credito. Già il sondaggio di gennaio aveva messo in evidenza un irrigidimento delle condizioni creditizie. “I risultati dello stesso sondaggio sono stati pubblicati il 4 novembre scorso e hanno mostrato un nuovo irrigidimento, il che significa che entro i mesi di agosto e di settembre del prossimo anno assisteremo di nuovo a una debolezza dell’attività industriale, a danno degli utili (delle aziende)”. Levkovich ha ricordato, infatti, che il dato di gennaio è stato seguito mesi dopo, esattamente a settembre, da una contrazione del settore manifatturiero. Di norma, ha spiegato l’esperto, trascorrono nove mesi dalla diffusione di un rapporto che mette in evidenza la maggiore rigidità del credito e il manifestarsi di segnali di debolezza nell’economia.
- La seconda preoccupazione di Levkovich è che i margini di profitto – parametri che misurano la redditività di un’azienda – scendano.
- La terza preoccupazione ha a che fare con la forma della curva dei rendimenti, che tende a informare gli investitori sulla direzione futura dei tassi di interesse. Il capo strategist della divisione azionario Usa di Citi crede che la forma della curva, così come si presenta ora, preveda la volatilità del mercato azionario nei due anni successivi e fa notare, a tal proposito, che le indicazioni sono per una “volatilità incrementale” dalla fine del 2020 al 2021. Fattore “che, di norma, significa che il mercato scenderà”.
- Un altro fattore di cui preoccuparsi è rappresentato, ovviamente, dalle elezioni presidenziali Usa che, sottolinea Levkovich, potrebbero provocare un po’ di incertezza nella comunità degli investitori, sebbene lo stesso senso di incertezza dipenderà dai sondaggi e dai candidati.
Riguardo a dove l’azionario andrà quest’anno, l’esperto di Citi, che ha elaborato le previsioni più accurate per Wall Street per il 2019, non esclude delusioni in vista (anche se l’attività di buyback azionari dovrebbe fare la sua parte). Dopo aver rivisto al rialzo il target sullo S&P 500 a 3.050 punti, lo scorso settembre, Levkovich ha detto di credere ancora nella presenza di “alcuni margini di rialzo” per l’indice. Tuttavia, “un po’ meno rispetto a quanto pensassi prima, visto che siamo saliti del 7% in un appena un mese“.