Notizie Notizie Italia SocGen: attenti a BTP, rischio controllo capitali con Moody’s. WSJ: governo M5S-Lega non commetta questo errore

SocGen: attenti a BTP, rischio controllo capitali con Moody’s. WSJ: governo M5S-Lega non commetta questo errore

1 Giugno 2018 10:56

La quiete dopo la tempesta finanziaria non convince SocGen, mentre il Wsj presenta l’errore più grave che il governo nascente M5S-Lega possa commettere: non solo tornare a parlare di uscita dall’euro, ma proporre una ristrutturazione del debito italiano.

“La maggior parte del debito italiano è nelle mani dei risparmiatori (e banche) italiani – scrive il Wall Street Journal nell’articolo “Italy Still Has Time to Avert a Disaster”, ovvero “l’Italia ha ancora tempo per scongiurare il disastro – Un qualsiasi tentativo di Roma volto a scaricare il costo del default soltanto sulle spalle dei creditori stranieri verrebbe considerato un atto ostile da parte degli altri governi dell’Eurozona”.

A quel punto, l’Italia sì che uscirebbe dall’euro, e non per sua scelta,  ma in quanto cacciata a calci dalla stessa Eurozona.

“Il paese sarebbe cacciato dall’euro, e quasi sicuramente, sarebbe costretto a lasciare anche l’Unione europea, rimanendo solo a gestire quel problema dell’immigrazione che ha influenzato tanto il voto” delle ultime elezioni politiche dello scorso 4 marzo.

Il rischio che un atto ostile del genere venga lanciato non è pari a zero. Basti pensare a come i mercati hanno reagito quando l’Huffington Post ha riportato una delle prime bozze del contratto di governo M5S-Lega, in cui i due partiti chiedevano alla Bce di azzerare il debito italiano per un valore di 250 miliardi di euro.

In una bozza successiva, i toni venivano smussati, con la richiesta all’Eurostat di non includere i BTP acquistati dalla Bce con il programma QE nel conteggio del debito. Infine, M5S e Lega si sono rimangiati tutto sulla Bce.

Detto questo, il Wall Street Journal è possibilista:

Il quotidiano mette innanzitutto in chiaro che la situazione in cui versa l’Italia, oggi, è ben diversa da quella che ha piegato l’intera Eurozona negli anni terribili della crisi dei debiti sovrani.

Le precedenti crisi dell’Eurozona erano soprattutto economiche e finanziarie, scatenate dalla scoperta di enormi perdite presenti nel sistema bancario o da crescite drammatiche dei debiti pubblici. Ora, in Italia, le banche sono ben capitalizzate, i crediti deteriorati stanno scendendo molto velocemente e le condizioni del credito stanno migliorando“.

E’ vero, ammette il quotidiano finanziario, che “la zavorra del debito è pesante, visto il debito-Pil pari al 132%. Tuttavia, il mercato ha manifestato pochi timori sulla sua sostenibilità. Dopo tutto, Roma sta mostrando un surplus primario del 2% al lordo dei costi di interesse; i prestiti contratti dal settore privato sono bassi e l’economia sta crescendo”.

Questo significa che “l’eventualità che la tempesta finanziaria sia contenuta o che invece si intensifichi dipende dalle mosse della politica italiana“.

Il Wsj anticipa che “ciò che trasformerebbe la crisi politica in una crisi finanziaria conclamata sarebbe la decisione degli investitori istituzionali di scaricare i bond governativi. Finora, ciò non è ancora avvenuto. Basta guardare ai risultati delle aste che hanno avuto per oggetto i Bot e i BTP fino a 10 anni per rendersi conto che, sebbene in corrispondenza di tassi decisamente più elevati, la domanda rimane a livelli ragionevoli”.

Il motivo degli acquisti?

“La realtà è che il mercato dei bond italiani è troppo grande e troppo presente negli indici benchmark”. E ciò significa che i fondi pensione o i grandi colossi assicurativi non vogliono certo rischiare di “rimanere troppo sottopesati per un periodo di tempo troppo lungo”.

Insomma, il vero rischio per il quotidiano di Wall Street è piuttosto un colpo di testa di Salvini o Di Maio, precisamente la pretesa di insistere sulla ristrutturazione del debito pubblico italiano.

SoCGen più pessimista del WSj: rischio controllo capitali

Tornando alla nota di SocGen Ciarian O’Hagan, responsabile della strategia dei tassi europei del colosso francese, guarda con molto scetticismo al governo nascente M5S-Lega che sarà guidato dal giurista Giuseppe Conte.

O’Hagan non esclude la possibilità che si torni ad assistere a forti smobilizzi sui bond italiani e, a suo avviso, esiste anche una forte probabilità che, entro l’arco delle prossime settimane, arrivi un downgrade sul rating del debito da parte di Moody’s: una mossa che, a quel punto, potrebbe innescare una fuga di capitali, far scattare il controllo sui capitali e di nuovo, come in un circolo vizioso, dare il via a nuovi downgrade.

“Il nuovo governo viene percepito ancora pericoloso per chi vuole posizionarsi long sui BTP”, si legge nella nota, e c’è ancora il rischio che i bond italiani vengano colpiti da “ulteriori sell”. Di conseguenza, il consiglio è netto:

“Raccomandiamo (agli investitori) di utilizzare la fase di ripresa per costruire nuove posizioni short sui bond italiani“, anche perchè, spiega l’analista del colosso bancario francese, “il nuovo governo riporta alla fine i mercati nella stessa situazione in cui si trovavano la scorsa settimana”.

E’ vero che i “partiti populisti hanno ribadito l’intenzione di far rimanere l’Italia nell’euro“, ma “non è chiaro quanto velocemente si inizierà a parlare dell’incompatibilità con l’euro”.

Entro “le prossime settimane esiste inoltre una forte chance che Moody’s colpisca  l’Italia con un downgrade, prima del previsto”.

O’Hagan precisa comunque che è troppo presto per capire se la fuga dei capitali prenderà il via questa estate.

SocGen non è l’unica a manifestare scetticismo sulla possibilità che nei mercati finanziari torni un po’ di calma dopo gli attacchi ripetuti degli ultimi giorni.

Il dubbio non è tanto sul ritorno della calma in senso stretto, visto che negli ultimi giorni e anche oggi lo smorzarsi delle tensioni politiche riporta lo spread e i tassi a valori ben inferiori ai massimi testati nelle ultime sessioni.

Il timore è che la ripresa non sia sostenibile e che, da un momento all’altro, i sell possano ripresentarsi in modo aggressivo. Si teme il ripetersi di quella situazione, che risale ad appena qualche giorno fa, in cui lo spread è volato del 30% circa, scattando fino al massimo intraday di 320 punti base, a fronte di tassi sui BTP decennali schizzati al 3,4% circa, prima di rallentare durante la stessa sessione.

Per non parlare del trend dei BTP a due anni, con i tassi che lo scorso 29 maggio sono stati massacrati dai sell al punto da balzare al 2,72%, prima di scendere di 100 punti base.

Ora lo spread viaggia attorno a 230 punti base: una buona notizia, ma non rassicurante, visto che il livello rimane ben al di sopra della soglia pericolo di rischio contagio, individuata da Goldman Sachs a 200 punti base.

Il valore dei tassi è tra l’altro superiore a quella che Bloomberg ha definito la soglia pericolo per il Draghi put . La parola, insomma, va a questo punto al governo M5S-Lega.