Sirene M&A sul lusso made in Italy, ipotesi aggregazione Ferrari-Armani. Exor per ora dice no, ma sarà l’ultima parola?
Un progetto potenziale di aggregazione tra due marchi del lusso made in Italy: Ferrari e Armani. Ne parla oggi un articolo de Il Sole 24 Ore, scrivendo che l’ipotesi di un accordo è stato presentato da alcune banche d’affari a Exor, primo azionista di Ferrari, holding controllata dalla famiglia Agnelli, e anche a John Elkann, presidente di Ferrari.
“Exor – si legge nel quotidiano di Confindustria – avrebbe declinato l’offerta in veste di primo azionista di Ferrari. La holding e lo stilista, contattati, hanno escluso che possa prendere forma una operazione di questo tipo”.
Anche da Armani, dunque, sarebbe arrivata la risposta no.
L’ipotesi, che rimane comunque attraente negli ambienti finanziari, implicherebbe il conferimento della Giorgio Armani alla Ferrari e una operazione di aumento di capitale riservato da parte del gruppo di Maranello per consentire l’ingresso di Armani nell’azionariato.
“La quota, sempre secondo questo dossier, potrebbe essere compresa tra il 15 e il 20% di Ferrari, un pacchetto azionario che farebbe di Armani il secondo socio di riferimento della Rossa”, scrive il Sole 24 Ore, a fronte del desiderio di Exor che ha come “priorità” quella di “mantenere la stabilità dell’azionariato Ferrari”.
A fronte della quota nel Cavallino Rampante che Giorgio Armani deterrebbe – e che farebbe di lui il secondo azionista -, ci sarebbe l’attuale partecipazione detenuta da Exor in qualità di primo azionista pari al 23,5%.
Viene fatto notare tuttavia come, in termini di governance, “il voto multiplo in Olanda, dove ha sede la società, garantisce ai soci di lungo periodo diritti di voto superiori rispetto alle partecipazioni”. E questo significa che “per Exor i diritti di voto sono relativi al 33,4% e per Piero Ferrari al 15,4%. In tutto, dunque, fa il 48,8% del capitale votante, vincolato in un patto di consultazione per porre stabilmente il controllo nelle mani dei due partner. In pratica, dunque, secondo questo schema Giorgio Armani sarebbe nei fatti ‘liquidato’ con azioni Ferrari e a tendere diventerebbe un interlocutore di peso nel nuovo gruppo proprio per il meccanismo del voto multiplo”, scrive ancora il Sole.
L’ipotesi circola sui mercati nelle stesse ore in cui Ferrrari rende noto il nome del nuovo amministratore delegato Benedetto Vigna, il fisico che aprirà nuove strade nella tecnologia.
Ferrari-Armani, sodalizio fattibile o no? Parlano gli analisti
Ma come interpretano gli analisti il progetto di aggregazione delle due perle del lusso italiano, al di là della chiusura di Exor?
Nel suo report odierno, la divisione di ricerca di Intesa SanPaolo così commenta i rumor:
“Riguardo all’accordo porenziale tra Ferrari e Armani, mettiamo in evidenza che entrambi i gruppi hanno negato le indiscrezioni stampa. Sebbene Ferrari abbia bisogno di migliorare la propria strategia sul marchio e nonostante l’interesse di Exor nel mercato del lusso, riteniamo che il progetto di aggregazione tra Armani e Ferrari, così come è stato descritto, non sia fattibile“.
Da segnalare che gli analisti di Intesa SanPaolo hanno un target price pari a 184 euro sul titolo Ferrari, a fronte di un rating “hold” e di un prezzo di mercato che al momento è pari a 179,55 euro.
Veniamo invece al giudizio di Banca Akros, che riporta le indiscrezioni, rimarcando che le proposte delle istituzioni finanziarie presentate alle famiglie Agnelli e Armani sarebbero state respinte, sebbene gli interlocutori abbiano precisato che le relazioni “rimangono solide e amichevoli”.
Banca Akros sottolinea che la partecipazione che Giorgio Armani acquisirebbe attraverso un ipotetico aumento di capitale riservato da parte di Ferrari, a suo favore, pari al 15-20% nella Rossa, “avrebbe un valore di 5,2-7 miliardi di euro alle valutazioni attuali del titolo RACE (Ferrari)”. Gli analisti sottolineano che lo stilista Giorgio Armani, 87 anni, ha di recente affermato che la sua società potrebbe considerare l’ipotesi di una “liason” con un’altra importante società italiana, “non necessariamente una attiva nel mercato del lusso”.
Di conseguenza: “sappiamo che la relazione tra le famiglie Elkann-Agnelli e Armani sono solide; non escluderemmo dunque conseguenze per Armani Spa, che finiscano per coinvolgere anche la holding Exor“.
In generale, Banca Akros reputa comunque l’impatto dell’ipotesi riportata “neutrale”.
Gli analisti hanno un rating “reduce” sul titolo Ferrari, con un target price a 165 euro, con un potenziale dunque di ribasso del titolo pari a -8,1%.
Gli analisti di Equita si concentrano sulla nomina di Vigna a nuovo AD di Ferrari, scrivendo che, “dopo circa sei mesi Ferrari ha nominato Benedetto Vigna nuovo CEO” e mettendo in evidenza che “Vigna ha 26 anni di esperienza nel settore dei semiconduttori e attualmente è responsabile del Gruppo Analogici, MEMS e Sensori di STM (la divisione più grande e profittevole del gruppo: nel 2020 38% delle sales e 61% dell’EBIT), oltre ad essere membro del comitato esecutivo”.
La nota di Equita continua:
“Riteniamo che la notizia sia positiva eliminando un fattore di incertezza che durava da parecchi mesi. Sebbene non abbia esperienza diretta nel mondo del lusso o dell’auto, il suo track record di successo e il suo background (con focus sui chip per segmenti industriale e automotive) contribuiranno a rafforzare la leadership tecnologica e la capacità di innovazione del gruppo. Per capire la sua impronta a livello strategico, anche in relazione alla brand expansion, bisognerà aspettare il business plan la cui presentazione è prevista nel 2022 (riteniamo primo semestre)”.