Shanghai ancora in rosso, in Giappone cresce la produzione industriale
La bufera di neve che ha travolto New York ha spostato l’attenzione degli operatori sul fronte orientale. Il giorno di Natale, infatti, la Banca centrale di Pechino ha alzato i tassi d’interesse dello 0,25%. La mossa, già compiuta lo scorso ottobre, vuole soprattutto contrastare l’elevata inflazione, che a novembre ha toccato quota 5,1%, e raffreddare i prezzi del mercato immobiliare. Tutti finito? Secondo le principali case d’affari statunitensi durante il 2011 le autorità cinese effettueranno altri tre incrementi del costo del denaro.
Il rialzo dei tassi ha però avuto un impatto negativo sulle piazze finanziarie, soprattutto sulla Borsa di Shanghai. Ieri il listino cinese ha lasciato sul parterre quasi 2 punti percentuali, mentre oggi è arretrata dell’1,7%. In sintesi, gli investitori stanno cominciando a fiutare un rallentamento della crescita del gigante asiatico.
Dalla Cina al Giappone. Alla Borsa di Tokyo l’indice di riferimento Nikkei ha lasciato sul parterre lo 0,61% a 10.293 punti. Questa mattina sono arrivati una raffica di spunti macro dal Paese del Sol Levante. Il tasso di disoccupazione nipponico ha mostrato a novembre un invariato 5,1%, in linea con le attese degli analisti.
L’indice dei prezzi al consumo core, ossia depurato dalle componenti legati al cibo, ha invece registrato una flessione mensile pari allo 0,5%. Anche questo dato è risultato sostanzialmente in linea con il consensus del mercato che prevedeva un -0,6%. La produzione industriale è aumentata per la prima volta negli ultimi sei mesi. Secondo quanto diffuso dal Ministero dell’Economia e del Commercio di Tokyo, la produzione è salita a novembre dell’1% rispetto al mese scorso, effetto della crescente domanda nei settori del trasporto e dell’elettronica.