Sell su dollaro su tensioni Usa-Cina e a Capitol Hill, paura COVID: oro batte tutti i record, brindano ETF
Paura coronavirus – più di 16 milioni di contagi in tutto il mondo -, tensioni Usa-Cina, incertezza sull’esito delle elezioni presidenziali Usa e, ancora prima, incertezza sul nuovo pacchetto di stimoli all’economia americana, su cui il Congresso degli Stati Uniti è chiamato a esprimersi. Ce n’è abbastanza per avallare la convinzione degli investitori secondo cui, di questi tempi, è meglio puntare sul bene rifugio per eccellenza, ovvero sull’oro.
E così l’oro ruba la scena, beneficiando anche dell’effetto traino del continuo calo del dollaro, che permette all’euro di salire fino a $1,17, al valore più alto degli ultimi 22 mesi. Lo US dollar viaggia ai minimi dal settembre del 2018, snobbato anche dai fondi speculativi che – stando ai dati del CFTC – preferiscono scommettere sulla moneta unica, anche per effetto dell’accordo sul Recovery Fund, concordato tra i leader europei lo scorso 21 luglio.
Le posizioni long sull’euro sono aumentate infatti – la scorsa settimana – di 14.000 posizioni, a 125.000 unità, rispetto alle 111.000 della settimana precedente. L’incremento porta il totale delle scommesse rialziste sull’euro a volare al record dall’aprile del 2018 e più vicino al massimo delle posizioni long degli ultimi 10 anni, a quota 151.000.
Risultato: il mix di tutti questi fattori porta l’oro a volare fino a $1.943,9275, oltre il record precedente testato nel settembre del 2011. (riferimento al contratto spot).
Acquisti anche sui contratti futures sull’oro, in rialzo dell’1,54% a $1.926,70.
Secondo Vivek Dhar, analista di Commonwealth Bank of Australia, oltre alla debolezza del dollaro è il calo dei tassi decennali reale dei Treasuries Usa a condizionare il trend del metallo prezioso, confermandosi “il driver più importante”. I tassi si aggirano attorno allo 0,5856%.
“La relazione inversamente proporzionale tra i tassi reali Usa a lungo termine e i futures sull’oro ha tenuto piuttosto bene nel lungo termine. Questo perchè, quando i tassi reali Usa salgono, l’oro diventa meno appetibile rispetto agli strumenti finanziari Usa che danno interessi, visto che si tratta di un asset che non dà rendimenti (ed è vero anche, ovviamente, il contrario, ovvero quando i tassi reali scendono, le quotazioni dell’oro salgono, come sta avvenendo ora”.
Per Dhar, che è analista della divisione mineraria e commodities energetiche di Commonwealth Bank of Australia, “il calo dei tassi reali (che si sta verificando in queste ultime sessioni) è scatenato principalmente dall’aumento delle aspettative sull’inflazione a 10 anni“. (che stanno aumentando, sulla scia degli interventi record lanciati dalla Federal Reserve di Jerome Powell.
Dunque, aspettative di inflazione più alte = oro più appetibile.
Sempre a proposito di inflazione Usa, di recente l’analista Jim Grant – che ha rivelato di essere bullish su oro e sui titoli del settore minerario – si è così espresso:
“La Fed vuole che noi crediamo che non ci sarà inflazione, ma per me l’incognità è enorme. In America stiamo assistendo alla crescita di moneta più veloce mai avvenuta in tempi di pace. In più, viviamo in un mondo di tassi di interesse ai minimi record degli ultimi 4000 anni”.
Ma ci sono ovviamente altri fattori che stanno scatenando la febbre dell’oro, come le tensioni tra democratici e Repubblicani Usa in merito a un nuovo pacchetto di stimoli Usa per rivitalizzare l’economia.
E’ vero che ieri il segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin ha annunciato che i repubblicani hanno finalizzato una proposta di nuovi stimoli economici da $1 trilione circa, affermando di sperare in un supporto bipartisan al Congresso. Tuttavia, come fa notare la responsabile economista di Jerreries, Aneta Markowska, esiste “ancora un grande gap tra i Repubblicani e i Democratici, specialmente riguardo ai sussidi di disoccupazione e sugli aiuti statali e locali. Colmare il gap richiederà probabilmente più di una settimana, il che significa che è improbabile che un accordo venga raggiunto prima del 31 luglio”.
E che dire delle rinfocolate tensioni tra Usa e Cina?, con lo scontro passato dalla guerra dei dazi a, come ha fatto notare qualcuno, alla guerra dei consolati? Duro l’attacco del segretario di stato Usa Mike Pompeo, che ha detto nei giorni scorsi che Pechino rappresenta una minaccia alla libertà e all’economia, e che la Cina ha fallito nel frenare la diffusione del virus.
A queste si sono aggiunte dichiarazioni più pesanti: Pompeo ha invitato il “mondo libero a trionfare su questa nuova tirannia”, riferendosi alla Cina. E ancora, parlando dalla libreria presidenziale di Richard Nixon di Yorba Linda, California: “Oggi la Cina sta diventando sempre più autoritaria, e più aggressiva nelle sue ostilità contro la libertà. Se il mondo libero (free world) non cambierà la Cina comunista, la Cina comunista cambierà noi”. Per non parlare del fatto che Pompeo ha ricordato anche la ‘profezia’ di Nixon su una Cina- Frankenstein.
Quali che siano i motivi del balzo dell’oro, gli ETF concentrati sul metallo prezioso ne stanno sicuramente beneficiando.Ma anche quelli sull’argento.
Tra i grandi il Global X Silver Miners ETF SIL ha incassato nel mese di luglio più del 25%, e si appresta a concludere il suo quarto mese migliore nella sua storia decennale. Occhio al tweet dell’analista Holger Zschaepitz, da cui emerge che le partecipazioni detenute negli ETF dell’oro sono balzate al record di sempre, a 3321 tonnellate. E continua per l’appunto anche la febbre sull’argento, che inizia la settimana balzando del 6% e superando la soglia dei $24 la tonnellata, al valore più alto degli ultimi 6 anni e mezzo.